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Vi piacciono i giochi e gli enigmi matematici?
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Vi piacciono i giochi e gli enigmi matematici?
La matematica l'ho lasciata a scuola e non ne sento la mancanza
10%
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La utilizzo e mi piace nel mio lavoro, non per giocarci
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Si, ma il mio limite è "unisci i puntini"
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Quando me ne capita uno tra le mani, non mi tiro indietro
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Li faccio di frequente e sono il miglior modo per mantenere attiva la mente
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 18%  [ 7 ]
Giurerei che questo sondaggio nasconde un messaggio cifrato
23%
 23%  [ 9 ]
Voti Totali : 38

Autore Messaggio
GFP
Dio minore
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MessaggioInviato: 05 Apr 2006 09:40    Oggetto: Giochi matematici Rispondi citando

Una semplice domanda:
Perchè la matematica può appassionare, odiare, ma non lasciare indifferenti?
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MessaggioInviato: 05 Apr 2006 10:55    Oggetto: Rispondi citando

Io credo che possa lasciare indifferenti, come molte delle cose che comportano un certo impegno o che costringano a mettersi in gioco.
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MessaggioInviato: 06 Apr 2006 17:37    Oggetto: Re: Giochi matematici Rispondi citando

GFP ha scritto:
Una semplice domanda:
Perchè la matematica può appassionare, odiare, ma non lasciare indifferenti?


Faccio ammenda: la domada non è affatto semplice e merita una risposta così complessa che dovrei scrivere un intero trattato (scelta sconsigliata) Wink
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ulisse
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MessaggioInviato: 06 Apr 2006 22:20    Oggetto: Re: Giochi matematici Rispondi citando

GFP ha scritto:
Una semplice domanda:
Perchè la matematica può appassionare, odiare, ma non lasciare indifferenti?


Attrazione, repulsione, neutralità.

In fisica due cariche si attraggono se sono di segno opposto e si respingono se hanno lo stesso segno. Per essere neutrali devono stare a distanza infinita l'una dall'altra.

Col genere umano mi pare capiti qualcosa di simile.
Due esseri si attraggono quando si piacciono ovvero quando uno porta con sè qualcosa che interessa l'altro.
Due esseri si respingono quando una porta con sè qualcosa che disgusta l'altro.
Due persone non si respingono nè si attraggono solo quando uno non sa dell'esistenza dell'altro.

Se con un altro volo pindarico passiamo dalle persone alla matematica ecco la risposta:
poiché la matematica è ovunque risulta impossibile non interagire con essa dunque non possiamo manifestare indifferenza dunque non ci resta che amarla o odiarla... Hypno Drunk
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MessaggioInviato: 07 Apr 2006 10:10    Oggetto: Re: Giochi matematici Rispondi citando

ulisse ha scritto:
GFP ha scritto:
Una semplice domanda:
Perchè la matematica può appassionare, odiare, ma non lasciare indifferenti?


Attrazione, repulsione, neutralità.

In fisica due cariche si attraggono se sono di segno opposto e si respingono se hanno lo stesso segno. Per essere neutrali devono stare a distanza infinita l'una dall'altra.

Col genere umano mi pare capiti qualcosa di simile.
Due esseri si attraggono quando si piacciono ovvero quando uno porta con sè qualcosa che interessa l'altro.
Due esseri si respingono quando una porta con sè qualcosa che disgusta l'altro.
Due persone non si respingono nè si attraggono solo quando uno non sa dell'esistenza dell'altro.

Se con un altro volo pindarico passiamo dalle persone alla matematica ecco la risposta:
poiché la matematica è ovunque risulta impossibile non interagire con essa dunque non possiamo manifestare indifferenza dunque non ci resta che amarla o odiarla... Hypno Drunk


Very Happy Debbo non concordare affettuosamente con lo stimatissimo Ulisse su alcuni punti che qui desidero siano da lui o da chiunque altro, confutati:

Sulla metafora che si appoggia alla fisica delle particelle, niente da dire: una precisa (senza offesa) argomentazione in perfetto stile aristotelico (e mi si potrà obbiettare che, parlare di "senza offesa" è già di per sé un'offesa Wink ).

Sul paragone dell'attrazione fisica (o spirituale) fra due persone, avrei qualcosa da aggiungere.
Esiste anche la possibilità che attrazione e repulsione coesistano nello stesso individuo così come, in nuce, possono esistere in alcuni stati alterati della materia, dove alcuni suoi componenti elementari cambiano la loro configurazione (non certamente cambiando orbitale e livello energetico - come può accadere ad un elettrone che, comunque, può sempre perdere la sua carica decadendo in un fotone - ma, come può accadere ad un comune protone, decandendo in un neutrone per poi tornare alla condizione precedente in modo del tutto spontaneo... ma qui si finirebbe per discutere d'altro, anche se, la matematica, come l'ottimo Ulisse ha ben chiarito, è ovunque nell'universo).
Dunque, tutto questo ragionamento sui Massimi Sistemi, mi farebbe supporre la seguente mostuosità.

Se una particella può decadere in altre particelle di carica diversa, può altresì mutare, in un individuo, l'attrazione per la matematica percepita?
Sì, perché qui si parla di matematica percepita e non di matematica intrinseca all'individuo, che ne regoli, con le sue leggi, l'esistenza in questo livello di realtà.
E poi, che cosa si intende precisamente per "repulsione"? Un imbarazzato rifiuto all'accostamento oppure un violento e totale disgusto per sé stessi, incapaci di ammettere d'essere attratti da qualcosa che consideriamo irrangiungibile e, per questo, da respingere con sdegno come nella favola della volpe e l'uva?

La domanda di GFP alla quale avevo ingiustamente risposto con una battuta, merita una riposta paradossale.

Non è la matematica ad essere odiata, amata o ignorata nell'indifferenza, ma siamo noi ad essere costretti in un angolo proprio dalle regole matematiche che ci consentono di esistere e di pensare.L'uomo, prodotto dell'evoluzione (anche a livello quantistico) di questa parte di universo, è soggetto alle stesse leggi e regole che si possono applicare nel confinamento del Quark o nelle semplici oscillazioni che producono onde acustiche nel sole.
La difficoltà è tutta nella separazione che noi umani, abituati a regolarci sulle leggi della meccanica di Newton, siamo soliti introdurre quando andiamo a leggere quanto accade negli strati più profondi della materia che ci compone.
Il nostro cervello, si è evoluto e si è forgiato in maniera mirabile per poter interagire con forze e dinamiche di tipo elementare; a noi umani serve solo poter percepire una limitata serie di eventi ed a questi ci adeguiamo anche nel nostro quotidiano ragionare in astratto. C'è però una cosa che io considero significativa ed è quella curiosità che ha da sempre spinto l'uomo a cercare ragioni che siano al di fuori del mondo percepito.

La scienza moderna si fonda nella quasi totalità sulle scienze matematiche: dall'astrofisica alla medicina, alla ricerca di nuovi materiali per l'industria, all'informatica. Anche le scienze cosiddette "umanistiche" non possono prescindere completamente dalla matematica. I dati statistici necessari per delineare panorami specifici si basano, appunto, sulla matematica.
Non dobbiamo però dimenticare l'enorme apporto che gli antici arabi hanno lasciato in eredità all'occidente, e l'immenso bacino di cervelli che l'India ci stà offrendo. Non credo che sia tutta una questione di genetica per cui i giovani usciti dalle università indiane siano più portati in assoluto per questa branca del pensiero umano. Credo piuttosto nell'enorme influenza della cultura e dei modelli di realtà che le filosofie e le religioni di quei luoghi prediligono. Credo che i grandi matematici indiani, così come i giovani virgulti assunti dai colossi informatici mondiali non siano così perché costretti dalla loro indigenza o ad una curiosa concentrazione di appassionati, bensì che questa prevalenza sia dovuta, appunto, ad una "educazione" al pensiero astratto che si respira fin dalla prima infanzia.
I nostri figli, noi stessi per primi, ci siamo impigriti davanti ad un mondo comodo e semplificato: privilegiamo il commercio, le arti, soprattutto quelle altrui, e ci affoghiamo abbuffandoci di stereotipi senza indagarne il valore.
Avvicinarsi alla matematica sarebbe altresì più facile se tutti gli insegnanti amassero veramente questa materia, se le famiglie pullulassero di iniziative, giochi matematici compresi, se la società tutta fosse orientata in questo senso.
Ma è così da sempre: le società fondate sul commercio si eccellono nel commercio, le società fondate sulla pesca, eccellono nella pesca, le società fondate sulla mollezza, eccellono in telenovelas.

Certo, se qualcuno vuole smarcasi e prendere un'altra strada può sempre farlo. Mettendo però in conto il fatto che un po' si deve faticare e la fatica non è un mezzo ma un residuo. Come l'impronta che lasciamo durante il nostro camminare su di un terreno morbido.

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MessaggioInviato: 03 Mag 2006 07:31    Oggetto: Rispondi

Mi piacciono, ma tradisco ancora troppe lacune del mio passato scolastico... Umpf
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