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Telecom Italia, licenziamenti e carità
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Zeus News
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MessaggioInviato: 19 Giu 2009 11:26    Oggetto: Telecom Italia, licenziamenti e carità Rispondi citando

Commenti all'articolo Telecom Italia, licenziamenti e carità
Sconcertante la logica che persegue il più importante gestore telefonico: da una parte licenzia i lavoratori con problemi fisici, dall'altra finanzia progetti di lavoro per svantaggiati.
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{Pasquino}
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MessaggioInviato: 20 Giu 2009 16:50    Oggetto: conservatorismo compassionevole un cappero! Rispondi citando

Probabilmente non si tratta nemmeno di conservatorismo compassionevole, ma semplicemente di finanziamenti, di qualche ministero o dell'unione europea, destinati all'inserimento nel mondo del lavoro di soggetti svantaggiati. Appena avranno pappato il finanziamento basterà licenziare i dipendenti che sono stati assunti giusto giusto per prendere gli aiuti milionari.

Viva l'Italia!
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ili07
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Messaggi: 3913

MessaggioInviato: 21 Giu 2009 13:08    Oggetto: Re: conservatorismo compassionevole un cappero! Rispondi citando

{Pasquino} ha scritto:
Probabilmente non si tratta nemmeno di conservatorismo compassionevole, ma semplicemente di finanziamenti, di qualche ministero o dell'unione europea, destinati all'inserimento nel mondo del lavoro di soggetti svantaggiati. Appena avranno pappato il finanziamento basterà licenziare i dipendenti che sono stati assunti giusto giusto per prendere gli aiuti milionari.

Viva l'Italia!


concordo con la tua tesi...non so se il titolo di "infami" vada di diritto a loro oppure spetti a chi gestisce queste cose che nemmeno riesce a fare in modo che non si trasformino in giochetti criminali sulla pelle delle fasce deboli...


L'ultima modifica di ili07 il 21 Giu 2009 13:38, modificato 1 volta
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fulmine
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MessaggioInviato: 21 Giu 2009 13:36    Oggetto: Rispondi citando

Io lo definirei comportamento antisindacale e contro i diritti degli esseri umani, se la legge prevede la legge 104 che poi sono 2 giorni al mese mi pare, è tutta una scusa, le aziende italiane stanno spremendo all'osso le casse Inps, ma ancora peggio che lo stato permetta questo liberalismo. Io mi ci trovo in mezzo, l'azienda in cui lavoro ha sfruttato la cassa integrazione, l'ultima in questo mese e ora ci sta facendo fare 40 ore settimanali contro le 38 per esigenze di lavoro e ad alcuni gli chiede gli straordinari. Io dico, dove sono i controlli, siamo veramente tutelati o sono solo i grandi ad esserlo? Hanno comportamenti antisindacali, non rispettano i contratti firmati, fanno accordi firmati e poi non li applicano, ma dico io, siamo in italia o in cina? Poi si fanno le vertenze giudiziarie e anche li la tirano alla lunga, tanto i grandi organici non hanno problemi a pagare avvocati e sindacalisti. Siamo consapevoli di tutto questo e lo stato, il governo ci marcia sopra, le industrie sono tutelate dal governo noi per niente. Noi arriveremo alla gogna senza accorgercene perchè ci stanno portando a gradi in questa condizione e quando ci saremo nessuno pianga perchè non ha fatto qualcosa prima. Evil or Very Mad
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{felo}
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MessaggioInviato: 23 Giu 2009 13:47    Oggetto: Rispondi citando

tempismo con dupplice ritorno, uno in termini di immagine e due in termini di sconti fiscali, quindi nessuna solidarietà come si deduce dal comportamento verso i propri dipendenti.
Altra dimostrazione di solidarietà?
Il licenziamento dei lavoratori di Tils de L'Aquila (scuola Reiss Romoli)vedi sito reissromolichiude.splinder.com
Purtroppo é tipicamente italiano essere solidale con tutti basta che il
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mariantonio.inter
Semidio
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MessaggioInviato: 23 Giu 2009 14:49    Oggetto: Rispondi citando

secondo me, il problema nasce tutto sul fatto che il mercato del lavoro è troppo ingessato. E' una questione enorme e, per me, senza via d'uscita senza un ripensamento delle relazioni imprese/sindacati.
Sempre secondo me, tralasciando di commentare l'articolo, che se corrisponde interamente al vero (è buona norma sentire tutte e due le campane), è estremamente ovvio che si tratta di una situazione estrememente spiacevole per i lavoratori e merita l'interessamento degli organi istituzionali per sistemarla senza farne pagare ai lavoratori il prezzo.
Detto uesto, bisogna anche ragionare su quello che succederà oltre il naso.
La verità è che il mercato del lavoro in Italia come in altre nazioni "avanzate", non è più competitivo.
per esempio, se non ricordo male, mentre in italia si costruisce un'auto Fiat, in Polonia ne costruiscono 5 (cinque). Vorrà pur dire qualcosa.
In questa mancanza cronica di competitività (non solo dell'Italia ma di tutto l'ccidente) si inserisce anche la legge 104.
I giorni sono 3 al mese non due che si possono usufruire.
Se si calcola che la popolazione (gnitori) invecchia sempre + e quindi aumenta il bisogno di assistenza a ueste persone, va da sè che il lavortore lavorerà sempre meno alzando il costo della manodopera che renderà, di conseguenza meno competitivo, il prodotto.
Prima o poi si arriverà al punto di rottura: non possiamo vivere "da ricchi" (ferie, sanità gratuita, magari dimunuzione dell'orario di lavoro, ecc.) se ricchi lo siamo sempre meno e , fra non molto, non lo saremo più. Inoltre bisogna tenere presente che in Italia, manca il senso del bene di stato: maggioranza (qualunque sia) e opposizione (qualunque sia) tirano verso estremi opposti. La conflittualità porta alla mancanza di accordi basilari per mettere una pezza definitiva a questo annoso e enorme problema.
L'unica soluzione possibile , secondo me, è quella del buon senso: prendere coscenza che i lavoratori vanno tutelati ma su base economic e non su base ideologica: se l'economia migliora, migliora lo status del lavoratore, mentre se peggiora, peggiora anche quella del lavoratore.
D'altronde se c'è solo un pollo da dividere, se aumentano i commensali, bisogna ridurre la quantità distribuita. Dare tutto a tutti non è + possibile. Ha provato il comunismo fare ciò ma il risultato, sembrerebbe, è stato l'impoverimento totale dlla popolazione che si è sostenuta, per esempio cuba e paesi est, con prostituzione e commerci proibiti.
Quindi a salvare l'Itali e l'occidente in generale da un continuo, progressivo ma inarrestabile declino verso la povertà, potrà solo essere la presa di coscienza, da parte dei lavoratori e dei sindacati e da parte degli industriali, che le parti in giuoco dovranno lasciare sul tappeto una parte di privilegi, almeno sino a quando non rotornerà, se ritornerà, il tempo delle vacche grasse.
buona giornata.
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toto200
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MessaggioInviato: 24 Giu 2009 13:58    Oggetto: Rispondi citando

mariantonio.inter ha scritto:
secondo me, il problema nasce tutto sul fatto che il mercato del lavoro è troppo ingessato

Quoto.

Secondo me Maroni dovrebbe mettere mano alla sua legge 30, che ha dato tutti i buoni frutti che ciascuno di noi conosce, e rendere il lavoro veramente flessibile. Ma veramente flessibile. Partendo ovviamente dalla flessibilità dei lavoratori, ovviamente.
Uno per tutti questo stramaledetto articolo 18 sempre tra le palle.
Avevo sentito parlare un po' di tempo fa anche della possibilità di licenziare in cambio di soldi: ma quali soldi, insomma ... se non c'è lavoro non c'è lavoro: aria e camminare.
Quando c'è bisogno di sacrifici qualcuno li deve ben fare no?

mariantonio.inter ha scritto:
La verità è che il mercato del lavoro in Italia come in altre nazioni "avanzate", non è più competitivo.
per esempio, se non ricordo male, mentre in italia si costruisce un'auto Fiat, in Polonia ne costruiscono 5 (cinque). Vorrà pur dire qualcosa.

Quoto in toto.

La riforma della legge 30 potrebbe andare anche a toccare i benefici acquisiti: quanno ce vò ce vò.
Credo il mercato del lavoro ne avrebbe immensi benefici (nel mio pensiero precedente il mercato del lavoro era sinonimo di lavoratore, in questo è sinonimo di confindustria) se si potesse uniformare gli stipendi dei lavoratori italiani a quelli dei lavoratori polacchi. In fondo siamo in Europa no?
anzi, siamo nell'economia globalizzata, quindi li uniformerei a quelli dei cinesi: se in Cina riescono a produrre a costi inferiori ai nostri occorre adeguarsi. Altrimenti la nostra economia ne risente.
Esiste un modo diverso per uscire dalla crisi? chi ha proposte si faccia avanti.

mariantonio.inter ha scritto:
Prima o poi si arriverà al punto di rottura: non possiamo vivere "da ricchi" (ferie, sanità gratuita, magari dimunuzione dell'orario di lavoro, ecc.) se ricchi lo siamo sempre meno

Straquoto.

Il mercato del lavoro richiede sacrifici (qui si parla di rinunce e non di vantaggi, quindi mercato del lavoro è di nuovo sinonimo di lavoratore) facciamo questi sacrifici. Maroniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, metti di nuovo mano alla legge 30, ma vai giù deciso:
    * uniformiamo gli stipendi dei lavoratori italiani a quelli dei lavoratori cinesi;
    * via le ferie pagate, e magari via anche le ferie e basta (che in vacanza si spendono solo soldi);
    * stai a casa perchè hai l'asbestosi da lavorazione dell'amianto? ti è rimasto un braccio sotto la pressa? lavori alla Thissen e ti sei bruciato perchè non ci sono gli estintori? vai a fare la chemio per combattere il cancro alla vescica causato dagli acidi della conceria? mica produci, quindi non prendi lo stipendio;
    * sanità gratuita? ma siamo matti? solo a pagamento come negli USA (Obama, che va in senso contrario, è un comunista). Vai in ospedale a farti una lastra? la paghi al prezzo di mercato (i contributi al SSN però te li scalano comunque sempre dallo stipendio);
    * possibilità (o obbligo?) di fare due turni consecutivi: lo stipendio rimane immutato, ovviamente
    * ma soprattutto se non c'è lavoro non c'è lavoro: possibilità di licenziamento come e quando si vuole.
Risolleviamola quest'economia, e staremo tutti (tutti chi?) meglio.

mariantonio.inter ha scritto:
maggioranza (qualunque sia) e opposizione (qualunque sia) tirano verso estremi opposti. La conflittualità porta alla mancanza di accordi basilari per mettere una pezza definitiva a questo annoso e enorme problema

Iperquoto.

Qualcuno ha sentito ultimamente la parola "lavoratore" pronunciata da qualunque esponente politico, sia della maggioranza che dell'opposizione, nei tiggì?

mariantonio.inter ha scritto:
L'unica soluzione possibile , secondo me, è quella del buon senso: prendere coscenza che i lavoratori vanno tutelati ma su base economic e non su base ideologica: se l'economia migliora, migliora lo status del lavoratore, mentre se peggiora, peggiora anche quella del lavoratore.

Quotissimo.

Mica possiamo pagare gente che non fa niente. Se non c'è lavoro aria e camminare. Businness first!
Il fatto che la mancanza di lavoro derivi da cause che col lavoratore non c'entrano niente, sulle quali esso non ha influito, ed in merito alle quali non ha leve è un dettaglio comunista.

mariantonio.inter ha scritto:
D'altronde se c'è solo un pollo da dividere, se aumentano i commensali, bisogna ridurre la quantità distribuita. Dare tutto a tutti non è + possibile.

Oro colato.

Risolto il trascurabile dettaglio della definizione di chi c'è seduto a tavola (quando occorre fare sacrifici ci sono seduti i lavoratori, quando c'è da dividere i vantaggi c'è confindustria) il discorso non fa una grinza. Oro colato, appunto.

mariantonio.inter ha scritto:
Quindi a salvare l'Itali e l'occidente in generale da un continuo, progressivo ma inarrestabile declino verso la povertà, potrà solo essere la presa di coscienza, da parte dei lavoratori e dei sindacati e da parte degli industriali, che le parti in giuoco dovranno lasciare sul tappeto una parte di privilegi, almeno sino a quando non rotornerà, se ritornerà, il tempo delle vacche grasse

Da scolpire sul marmo. Come i 10 comandamenti di Mosè.

Solo che fino a questo momento ho letto solo di ferie da eliminare, di costo del lavoro (leggi stipendi) da ridurre, di sanità da far pagare (una volta come contributi ed un'altra al momento della prestazione), di orari di lavoro da aumentare: come privilegi da lasciare sul tappeto da parte di lavoratori ed industriali mi sembra che qualcosa strida ...

Vorrei terminare questo post tratteggiando alcuni elementi che, volutamente o meno, sono stati trascurati. Il problema, mi pare che sia, mancano i soldi. Bene.
Primo tra tutti è indifferente al tema economico di cui stiamo trattando (cioè che mancano soldi), di cui il mercato del lavoro è una componente:
    * l'evasione fiscale (cui i lavoratori dipendenti non partecipano?);
    * i 4 miliardi di euro che l'Italia caccia dalle sue tasche per pagare la propria macchina politica?
    * i 4,5 miliardi di euro che l'Italia caccia dalle sue tasche per pagare la propria chiesa cattolica?

Sanità: l'unico modo per ovviare al suo buco è farla pagare due volte? quando sappiamo tutti in che modo viene messo lì chi comanda? quando sappiamo tutti in che modo vengono scelti i fornitori? quando conosciamo tutti la differenza di prezzo tra un catetere nelle diverse regioni italiane? quando il buco è prodotto da tre regioni (che nella sanità riversano una quantità di soldi inverosimile) e - paradossale - da quelle regioni (dove la sanità è finanziatissima) la gente va a farsi curare altrove?

Previdenza: l'unico modo per ovviare al buco dell'INPS è quello di dare le pensioni solo a partire da 70 anni ed a chi ha più di 40 anni di contributi, quando la parte previdenziale dell'INPS è in attivo, ed il buco dell'INPS è causato solo dalla parte assistenziale?

Scuola, Pubblica Amministrazione, ... lascio perdere.

Solo un ultimo tema: a me piace sempre chiedere il perchè delle cose. Qual è lo scopo per cui si compie un'azione. A che risultato voglio arrivare. Chi ci deve guadagnare!

Quando sento dire "l'economia va male, i lavoratori facciano sacrifici" a me viene da chiedere "chi ci deve guadagnare? dove voglio arrivare?"

Ebbene, la domanda che fa capolino è "perchè lavorare? per fare stare bene chi? chi ci deve guadagnare?". Nel tuo discorso si capisce bene chi fa i sacrifici e chi ci guadagna da quei sacrifici.
Ma a me questo discorso, che una parte fa i sacrifici e l'altra gode i frutti di quei sacrifici, non piace.
Il lavoro, quindi i sacrifici di chi lavora, deve servire a fare stare bene la società intera, in un'ottica un po' più allargata l'Europa, in un'altra ancora più allargata potrebbe essere l'Europa ed i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, volendo strafare si potrebbe pensare ad una popolazione mondiale che sta meglio. Con i sacrifici di tutta la popolazione mondiale.

Se invece vogliamo restringere il campo all'Italia va bene. Ma allora facciamo in modo che la mano al portafoglio la mettano tutti gli italiani:
    * politici - cominciamo coll'intaccare i loro stipendi e le loro pensioni, ad eliminare gli stipendi multipli e così via;
    * chiesa cattolica - cominciamo a fare pagare l'ICI alle loro aziende, a distribuire loro l'8x1000 solo di chi li sceglie, ad eliminare il monopolio delle loro confessioni nella scuola pubblica e così via;
    * industriali - cominciamo a far loro pagare le tasse, ad impedire che investano in bot anzichè in infrastrutture e che fondino finanziarie anzichè fabbriche, a non far loro detrarre gli yact dalle tasse e così via.
A questo punto, ma solo a questo punto, capiremo se e quanto occorre bastonare i lavoratori.

Altrimenti chi ci guadagna? e chi paga? sparare sulla croce rossa è sempre troppo facile.
Come dire che il più grosso problema delle famiglie italiane sono i clandestini e le intercettazioni ...
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mariantonio.inter
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MessaggioInviato: 24 Giu 2009 15:28    Oggetto: Rispondi citando

caro toto200, qui non si parla degli industriali perchè lo spunto di partenza era il licenziamento dei lavoratori. apprezzo le cose che hai detto con spirito anche se alla fine ti sei fatto prendere un po' la mano dall'argomento che comunque lo merita.
Hai scritto una tesi di laurea e rispondere punto per punto equivale passare la notte alla tastiera. Mi è rimato impresso i conteggi di circa 8,5 miliardi di euro che secondo te (può anche essere) siano di fatto buttati dalla finestra ma se pensi che Obama ne ha elargiti quasi mille di miliardi, capirai che se anche risparmi gli 8 e mezzo porti avanti il problema di qualche mese e poi, puntualmente si ripresenterebbe.
Da lavoratore dipendente comunque resto fermo nella mia idea: se tu rappresentassi i lavoratori ad un tavolo dove si decide il futuro del lavoro, sarebbe un tavolo nullo per il olo fatto che mi sembri troppo rigido ed troppo di parte. Ripeto: per il bene in primis dei lavoratori c'è bisogno di una equa rivisitazione dei privilegi lavoratori/industria.
Altrimenti , magari senza accorgersene, ci sveglieremo un giorno trovando un paese povero.
Non c'è nulla da fare: lavoratori o non lavorator, se la coperta è corta prima o poi dovrà lasciar scoperta qualche parte del corpo. E non ho dubbi su quale parte resterà al freddo.
E' un po il discorso di limitare o meno internet: restando rigidi nel volere il web libero, succedreà che un giorno abbassino il bottoncino e non lo si potrà neppure più usare.
Insomma, solo delle buone e profique relazioni sociali possono portare a qualcosa mentre la rigidità porta solo al caos.
ciao
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MessaggioInviato: 24 Giu 2009 16:27    Oggetto: Rispondi citando

mariantonio.inter ha scritto:
Mi è rimato impresso i conteggi di circa 8,5 miliardi di euro che secondo te (può anche essere) siano di fatto buttati dalla finestra ma se pensi che Obama ne ha elargiti quasi mille di miliardi

i numeri non sono miei, ovviamente. Sono tratti da
    * il costo della democrazia di Salvi e Villone,
    * la questua di Maltese.
Ed 8,5 miliardi di euro saranno anche pochi di fronte a 1.000, ma la nostra finanziaria 2009 vale 13 miliardi: qualcosina sono. Pensa te: senza quelli avresti potuto pagare un terzo delle tasse che hai appena tossito. Altro che il milione di nuovi posti di lavoro di berlusconiana memoria ...
Senza contare le differenze (di indebitamento delle banche, di numero di abitanti, di guerre nelle quali la nazione si infila e così via) tra l'Italia e gli USA ...

mariantonio.inter ha scritto:
se tu rappresentassi i lavoratori ad un tavolo dove si decide il futuro del lavoro, sarebbe un tavolo nullo per il olo fatto che mi sembri troppo rigido ed troppo di parte

strano: tutti coloro che mi conoscono elogiano i risultati che raggiungo nel mettere d'accordo posizioni conflittuali. Forse utilizziamo differenti tecniche di negoziazione: chissà qual è la più efficace ...

mariantonio.inter ha scritto:
per il bene in primis dei lavoratori c'è bisogno di una equa rivisitazione dei privilegi lavoratori/industria

ecco. E' proprio quell'equa che mi fa paura.
Secondo me non bisogna partire dal dire: adesso azzeriamo tutto, supponiamo di essere sulla stessa linea di partenza e da domani ogni lavoratore rinuncia a 1?, ogni industriale rinuncia ad 1? e così via. Troppo comodo. Le prescrizioni lasciamole ai tribunali: se c'è un'ingiustizia la si sani. Perbacco.

Occorre invece dire oggi
    * i lavoratori hanno il privilegio X che vale a1? e pagano a2?
    * gli industriali hanno il privilegio Y che vale b1? e pagano b2?
    * la politica ha il privilegio Z che vale c1? e paga c2?
    * la chiesa cattolica ha il privilegio W che vale d1? e paga d2?
    * il ... eccetera
e saniamo ogni discrepanza tra n1 ed n2. Troppo comodo altrimenti: un abuso non diventa lecito attraverso il suo perpretrarsi. Mai. Ma in quale legislazione viviamo.
Fatemi vedere un regolamento, un codice (di diritto civile o penale, il vangelo o il corano, di regata, della FIA, del condominio, ... uno qualunque) dove c'è scritto questo e ne riparliamo. In mancanza di tale prova facciamo i conti e, tirate le somme, mettiamo a posto le sperequazioni.

Prova a dire alla tua banca "oramai è un anno che sono in rosso di 50.000?: supponiamo che siamo in pari e ripartiamo da zero" e raccontami che cosa ti risponde ...
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mariantonio.inter
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MessaggioInviato: 24 Giu 2009 20:55    Oggetto: Rispondi citando

caro toto200, mi fa piacere che sei tosto! Mi pare di capire che sei sindacalista mentre io sono solo un impiegato non impegnato politicamente. Immagino quindi ci sia una disparità si "sapere" sul mondo del lavoro tra me e te: è ovviamente naturale visto che è il tuo lavoro.
Se riconoscono la tua bravura, mi fa piacere per te: mi dai l'impressone che sei tosto ma anche molto, forse troppo competitivo.
Insomma, ho l'impressione che stiamo parlando di due cose diverse: tu parli ogfgi dell'oggi (e molt probabilmente hai ragione) mentre io parlavo oggi riferito a fra 10 anni.
Ritorno dire che la rigidità e la conflittualità sindacale/industriale porterà, anno dopo anno, verso la povertà il nostro Paese.
Ci vuole confronto, realismo e buona volontà tra le parti: per me è l'unica soluzione. La rivendicazione continua, anche se giusta, non risolve il problema dei problemi: IL LAVORO IN ITALIA.
Leggendoti, mi viene il rammarico nel pensare che, se fossi nato 40 anni prima, forse non ci sarebbero stati i pastrocchi del vecchio sindacato che, facendo comunella con gli Agnelli e loro pari, hanno distrutto e irrigidito le relazioni sindacali: tu ne sei un buon esempio (lo dico senza critica alcuna).
ciao
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MessaggioInviato: 25 Giu 2009 11:12    Oggetto: Rispondi citando

mariantonio.inter ha scritto:
Mi pare di capire che sei sindacalista

sono analista di organizzazione in una grande azienda di servizi informatici: diciamo che il mio lavoro è "risolvere i problemi". Che, quasi sempre, derivano dal fatto che due persone, che devono collaborare per raggiungere un obiettivo, hanno visioni differenti di questo risultato. Il mio lavoro consiste nel metterli d'accordo Smile

mariantonio.inter ha scritto:
Ritorno dire che la rigidità e la conflittualità sindacale/industriale porterà, anno dopo anno, verso la povertà il nostro Paese.

sono d'accordo.

mariantonio.inter ha scritto:
Ci vuole confronto, realismo e buona volontà tra le parti: per me è l'unica soluzione.

sono d'accordo. Ed è quello che ho scritto con l'esempio del valore e del prezzo dei privilegi.
Ma "confronto, realismo e buona volontà" non vuol dire calarsi le braghe. Vuol dire sedersi entrambi intorno ad un tavolo e dire:
    * vediamo che cosa ho e quanto lo pago - realisticamente, con numeri;
    * vediamo che cosa hai tu e quanto lo paghi - realisticamente, con numeri;
a questo punto tiriamo le somme e facciamo in modo che nessuno dei due viva sulle spalle dell'altro.
Dato che non tutto è misurabile con numeri, che alcune cose non nascono dal niente ma sono figlie di altre e così via, su questi si media rinunciando ad alcuni punti e tentando di non mollare su altri. Alla fine, specialmente se l'alternativa è affondare (entrambi, ma è pur sempre peggio che non cedere su alcuni punti), si arriva ad un accordo. Tenendo conto ovviamente dei rapporti di forza. Chiaro.

Secondo me questo è un buon modo per mettersi d'accordo.

Un altro modo è cedere su tutto: anche così si arriva ad un accordo. Ma generalmente è effimero.
Ad esempio, anche il rapporto che c'era nel secolo scorso tra i futuri statunitensi e gli schiavi era un accordo. Basato, ovviamente, soprattutto sui rapportio di forza. Ma vedi bene che non è durato nemmeno quello Smile

mariantonio.inter ha scritto:
La rivendicazione continua, anche se giusta, non risolve il problema dei problemi: IL LAVORO IN ITALIA

sono d'accordo.

mariantonio.inter ha scritto:
Leggendoti, mi viene il rammarico nel pensare che, se fossi nato 40 anni prima, forse non ci sarebbero stati i pastrocchi del vecchio sindacato che, facendo comunella con gli Agnelli e loro pari, hanno distrutto e irrigidito le relazioni sindacali: tu ne sei un buon esempio (lo dico senza critica alcuna).

lo considero un complimento Smile
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MessaggioInviato: 25 Giu 2009 14:07    Oggetto: Rispondi

come vedi, a forza i parlare (dialogo) ci si accorge poi che si è d'accordo su molte cose che, alla prima risposta, sembravano distanti mille miglia. L'unica cosa che non sono d'accordo è sul fatto che ad affondare "entrambi", almeno mi pafre di capire, siano i lavorator e gli industriali: secondo me ad affondare sono i lavoratori e l?italia. Gli industriali, almeno una parte, in caso di futura disfatta, possono togliere le tende e piantarle, per esempio, in africa.
Voglio dire che in caso di trattativa è utile ricordare (altrimenti te lo ricorda la controparte!), da parte dei lavoratori, che si parte di fatto da una situazione sfavore in quanto è l'industia che ti dà il lavoro e non viceversa: ci sono altri lavoratori dietro di te che aspettano e vogliono il tuo posto di lavoro (soprattutto immigrati). Qua nel nord est magari non è così in tempi normal perchè la richiesta (sempre in tempi normali) di manodopera è molto alta ma nel resto d'Italia, soprattutto al sud, la situazione è diversa, possiamo quasi dire di "ricatto".
La cosa è ovviamente non edificante ma il famoso realismo porta a queste conclusioni.
ciao
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