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L’ospedale di Carmagnola e il fallout di Rovello Porro
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mda
Dio maturo
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Registrato: 01/11/06 09:39
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MessaggioInviato: 15 Giu 2013 17:06    Oggetto: L’ospedale di Carmagnola e il fallout di Rovello Porro Rispondi

DUE CASI EMBLEMATICI DI VIOLAZIONE DEI DIRITTI DEI CITTADINI

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Il caso dell’ospedale di Carmagnola e il caso del fallout di Rovello Porro

(il testo integrale della mail inviata in data 14 giugno 2013 alle associazioni di difesa dei diritti dei cittadini e dei consumatori)

Questa mail è inviata alle associazioni di tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori. Lo scopo è quello di creare una rete per fare circolare la “giusta” informazione e creare un cordone di condivisione su due casi che rappresentano episodi emblematici di mancata tutela del diritto della salute, del diritto ad una corretta informazione e di salvaguardia ambientale. La preghiera è quella di fare circolare le informazione ai vostri contatti, di dare il supporto che ritenute utile, di darne il più ampio risalto massmediologico. Carmagnola e Rovello Porro sono due casi contestualizzati, ma rappresentano ogni località italiana dove gli interessi privati o il disprezzo della salute del cittadino prendono il sopravvento.

A CARMAGNOLA (TO) sta per essere smantellato uno dei gioielli ospedalieri del sistema sanitario piemontese, con un danno enorme e con il rischio di un grande spreco di soldi pubblici a favore del settore privato, in nome di un conflitto di interessi che non ha uguali sul territorio italiano e che può diventare un modello negativo per tutta la sanità italiana e per i tentativi che da più parti si stanno attuando per regalare i gioielli di famiglia alla sanità privata. Ma la salute pubblica non può essere messa in (s)vendita, e non può essere barattata e mercificata. La storia dell’ospedale di Carmagnola è riportata a questo link: http://chn.ge/13dMRod. Si tratta del testo della petizione a tutela dell’ospedale: rappresenta un piccolo vademecum per capirne la storia. E' necessario sapere, infatti, che è stato scelto per il 2012 e 2013 a 106.000 euro all'anno, come consulente della Giunta regionale per la valorizzazione immobiliare e la gestione del patrimonio, Ferruccio Luppi. Lo scopo di Luppi è quello di “cartolarizzare”, a nome della giunta, anche gli edifici sanitari. Ma per cederli a chi? Luppi è membro del CDA del più grande ente di gestione fondi immobiliari (Idea Fimit SGR, holding con 10 miliardi di masse in gestione e 31 fondi immobiliari di cui 5 quotati nel segmento MIV, Mercato Telematico degli Investment Vehicles, di Borsa Italiana), ma soprattutto è presidente di Générale de Santé, il gruppo ospedaliero con 110 strutture di cura private e oltre 35.000 dipendenti in Francia, leader nel settore della sanità privata (Il Gruppo. recupera strutture pubbliche per trasformarle in strutture private. Un colosso che ha tra i principali soci Antonino Ligresti, De Agostini e Mediobanca: fa parte, quindi, di un progetto che, in prospettiva, ha come scopo quello di finanziare le strutture private con i soldi pubblici). E il "San Lorenzo" (l’ospedale di Carmagnola) è appunto un boccone prelibato e succulento. Palese conflitto di interesse che va denunciato, ma bisogna leggere tutto il testo per rendersi conto di questo tentativo di scippo che sta per essere perpetrato nei confronti della sanità pubblica e che va bloccato per impedirne altri su tutto il territorio italiano. Nel 2008 la Générale de Santé si era disimpegnata dall’Italia e aveva precisato che questa scelta era “coerente con la strategia di eccellenza medica, che rende necessario il raggiungimento di dimensioni critiche” sottolineando che “l’ottimizzazione del lavoro richiede un aumento delle dimensioni degli istituti”. Ora, con l’ospedale di Carmagnola, sono state trovate le giuste dimensioni e l’eccellenza e la Générale de Santé è tornata alla carica facendoci “assegnare” dalla Giunta Regionale Piemontese una consulenza ad hoc.
L’ipocrisia della manovra consiste nel fatto che con l’obiettivo (scusa) di ripianare il debito sanitario, verranno elargiti affari a privati e – passato l’ iniziale ed inevitabile periodo di “normale” e “minimo” investimento strutturale - ci saranno ricadute negative per la salute dei cittadini. Un problema di Salute generale, ma non di Générale de Santé! Contiamo, se possibile, sul vostro sostegno alla petizione che arriverà direttamente alla Giunta regionale e sul vostro appoggio per la tutela del diritto alla salute, che non può essere un regalo elargito da contabili sanitari.

A ROVELLO PORRO (CO), 24 anni fa è successo uno dei più importanti e gravi incidenti nucleari italiani. In una fonderia di alluminio che forgiava i telai dell’Alfa 133 una fonte radioattiva orfana, contenuta in un carico di alluminio proveniente dall’Est Europa, ed equivalente (secondo un articolo dell’Espresso del 3 luglio ’90) a una sorgente radioattiva stimata tra i 600 e i 6.000 Curie di Cesio 137 (ossia fra dal 4 al 40% delle ricadute globali di Chernobyl in Italia ) fu inavvertitamente fusa immettendo nell’aria una enorme quantità di particelle radioattive altamente nocive, senza che nessun allarme scattasse.
L’incidente e il fallout radioattivo furono nascosti per circa un anno e niente fu fatto per impedire la contaminazione delle falde acquifere, dei fiumi, dei terreni e niente fu detto alla popolazione sulle tonnellate di prodotti agricoli “concimati” con Cesio 137 e somministrati. Dopo la scoperta “casuale”, 12-15 mesi dall’incidente, le autorità intervennero alla bell’e meglio per bonificare semplicemente l’area industriale interessata, senza informare di nuovo adeguatamente la popolazione e senza avvisare gli acquirenti che, per l’anno passato, avevano preso possesso di Alfa 33 con telaio presumibilmente contaminato. Finite le operazioni di bonifica, un altro silenzio tombale ricadde sulla vicenda. Alcuni mesi fa Mondo in Cammino e Aipri, indirizzati da un articolo che citava l’episodio, sono così venuti a conoscenza dei dati inquietanti riguardanti il fallout a Rovello Porro e, dalla deduzione dei dati presenti nelle fonte pubbliche e sviscerati scientificamente e stante così la situazione, è risultato che le conseguenze sono ancora pesantemente presenti tutt’oggi. Dopo il nostro comunicato stampa del primo aprile scorso, alcune persone hanno rotto il muro del silenzio denunciando che esami specialistici da loro svolti autonomamente (dopo la comparsa di strani sintomi e patologie) avevano rivelato, fino all’altro ieri, la presenza di Cesio 137 nell’organismo.
Alla nostra richiesta di venire in possesso pubblico di dati per conoscere l’estensione del fallout, la sua presenza e la qualità radioecologica delle acque e dei terreni, nessuna risposta ufficiale è pervenuta. Il che lascia supporre che si teme a risollevare di nuovo il caso, soprattutto in mancanza di risposte “certe” rassicuranti, se non in presenza di sole demagogiche e di circostanza. Riteniamo che i il problema non possa essere risolto con il silenzio perché esso riguarda la salute di migliaia di persone e riteniamo che il diritto alla salute vada salvaguardato fornendo, anche a distanza di tempo, le raccomandazioni di sicurezza che il caso richiede e cercando di attenuare le conseguenze ancora presenti di radiocontaminazione, senza dimenticare anche di denunciare chi per oltre un anno ha taciuto. Tutta la vicenda di Rovello Porro è consultabile al seguente link http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2101.0 che riporta in fondo pagina un dossier completo e di facile consultazione.

Grazie per l’attenzione e per la condivisione che potrete dare nell’interesse di tutti noi cittadini utenti e consumatori. La tutela dei diritti umani di ogni cittadino (sia in veste di fruitore che di consumatore) è il più grande segno di democrazia. Nei due casi citati il diritto alla salute, all’informazione, all’uguaglianza sociale, la tutela al benessere psico/fisico, la tutela dell’ambiente, alla qualità del cibo, sono come minimo sospesi, se non - del tutto o parzialmente – violati o negati.
Grazie per la solidarietà che potrete e vorrete dimostrare e grazie, soprattutto, per i vostro indispensabile lavoro ed impegno.

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