Indice del forum Olimpo Informatico
I Forum di Zeus News
Leggi la newsletter gratuita - Attiva il Menu compatto
 
 FAQFAQ   CercaCerca   Lista utentiLista utenti   GruppiGruppi   RegistratiRegistrati 
 ProfiloProfilo   Messaggi privatiMessaggi privati   Log inLog in 

    Newsletter RSS Facebook Twitter Contatti Ricerca
La libertà della Rete secondo Lessig
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Ribelli digitali
Precedente :: Successivo  
Autore Messaggio
Zeus News
Ospite





MessaggioInviato: 20 Ago 2006 00:00    Oggetto: La libertà della Rete secondo Lessig Rispondi citando

Commenti all'articolo La libertà della Rete secondo Lessig
Il teorico dell'open source mette in guardia contro i pericoli che corrono la libertà e la neutralità della Rete.
Top
{Bernardo Parrella}
Ospite





MessaggioInviato: 22 Ago 2006 22:29    Oggetto: Il copyright sul libro di Lessig Rispondi citando

[dalla ML Cyber Rights]

> Il libro e' completamente copyrightato Sad
> Evidentemente anche l'originale è full-copyright.
> Gubitosa, se non ricordo male, si è preso
> dell'ipocrita per avere utilizzato una licenza
> CC troppo restrittiva.
> Chissà se verrà riservato lo stesso trattamento
> anche a Lessig (non credo proprio).
> Bruno

Quel libro e' stato pubblicato in USA nel 2002, cioe' in epoca pre-CC; ovvio che uscendo solo ora in Italia si poteva studiare una formula piu' "libera" almeno nel formato elettronico.

Ulteriore rammarico e' che, pur rimanendo tuttora valido, il libro esce nel silenzio piu' totale, oltre a notare che Feltrinelli ne aveva acquistato per tempo i diritti italiani, prima del successivo "Free culture" (uscito presso apogeo a primavera 05, sotto CC in formato elettronico) per poi pubblicarlo solo ora....
Top
{Bruno Manfredi}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Ago 2006 09:33    Oggetto: CC esiste da prima del 2002 Rispondi citando

Per amor di chiarezza, Creative Commons esiste da prima.
All'11 marzo del 2002 risale la prima richiesta di registrazione del
trademark Creative Commons:
http://tess2.uspto.gov/bin/showfield?f=doc&state=vhgt04.2.5

Licensing and granting of permission for use of material in digital format;
providing information regarding the terms of dissemination of material in
digital format.

Dunque Creative Commons Corporation esiste da prima dell'11 marzo 2002.

Forse le CCPL non erano ancora state pubblicate, ma certamente ci stavano
lavorando sopra e *soprattutto* era già ben diffuso il concetto di copyleft
applicato agli scritti: quindi non serviva attendere la scoperta dell'acqua
calda per rilasciare quel libro con una licenza libera.
Era sufficiente la volontà.
Top
{Bernardo Parrella}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Ago 2006 09:35    Oggetto: Se le faccende della vita fossero cosi' semplici Rispondi citando

E' dunque confermato che, pur essendo CC in
costruzione, le formali licenze CC non esistevano
prima di fine 2002, e qundi non si poteva ne'
aveva senso pubblicare un libro sotto tali
licenze, il cui contratto con l'editore, tra
l'altro, era stato firmato sicuramente uno-due
anni prima e consegnato almeno sei mesi prima
dell'uscita.

Perche' di questo si tratta, altrimenti se ci
affidiamo a concetti precedenti o "all'acqua
calda" chissa' quanti altri libri-opere dovremmo
mettere sotto accusa...

Se le faccende della vita, pensiero libero
incluso, fossero cosi' semplicemente
riconducibili alla "volonta'", be', diciamo che
il mondo sarebbe altro da quello in cui viviamo.
Top
liver
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 31/03/05 10:20
Messaggi: 1091
Residenza: Verona

MessaggioInviato: 23 Ago 2006 20:58    Oggetto: Re: Il copyright sul libro di Lessig Rispondi citando

{Bernardo Parrella} ha scritto:
Ulteriore rammarico e' che, pur rimanendo tuttora valido, il libro esce nel silenzio piu' totale, oltre a notare che Feltrinelli ne aveva acquistato per tempo i diritti italiani, prima del successivo "Free culture" (uscito presso apogeo a primavera 05, sotto CC in formato elettronico) per poi pubblicarlo solo ora....

Sono d'accordo con Bernardo: il vero rammarico è che il libro esce completamente decontestualizzato.

Qualcuno potrebbe chiedersi che senso abbiano queste belle parole, in un momento storico che vede Lessig e le CC schierarsi contro Stallman, appoggiando di fatto l'assurda proposta di Sun per una DRM opensource (fonte), che sarebbe come costruire delle cluster bomb con materiale atossico.

Qualcuno potrebbe non capire l'entusiasmo che c'era attorno alle CC nel 2002, e chiedersi come mai nel 2006 Lessig e le CC abbiano stretto accordi con Microsoft per sdoganare il formato proprietario di Redmond (fonte).

{Bernardo Parrella} ha scritto:

Se le faccende della vita, pensiero libero
incluso, fossero cosi' semplicemente
riconducibili alla "volonta'", be', diciamo che
il mondo sarebbe altro da quello in cui viviamo.

Già Sad
Top
Profilo Invia messaggio privato HomePage
{Alessandro Bottoni}
Ospite





MessaggioInviato: 24 Ago 2006 11:28    Oggetto: un paio di cose Rispondi

Nella lista Cyber Rights continuano a scannarsi amorevolmente Smile ecco di seguito un intervento di Alessandro Bottoni

====

-- Ricavo economico
Francamente, quando vedo tutte queste preoccupazioni per i diritti d'autore da
parte di autori che, come molti di quelli che conosco, si rivolgono alla nostra
nicchia, magari in lingua italiana, mi viene un po' da ridere. Autori molto,
molto più quotati di noi (come Umberto Eco, ad esempio) tribolano ad ottenere
il 10% sul prezzo di copertina (lordo). Come dire che su un libro che costa 20
euro, ne portano a casa lordi 2 e netti circa 1. Anche con queste ottime
condizioni contrattuali, bisogna vendere migliaia o decine di migliaia di copie
perchè il ritorno economico sia tale da preoccuparsene. Nel nostro mercato, che
non è certo quello occupato da Stephen King, _vendere_ (non distribuire come
e-book gratuito) migliaia o decine di migliaia di copie (in italiano) è quasi
impossibile. Se poi consideriamo che molti autori non riescono a strappare più
del 5% sul prezzo di copertina, mi domando proprio di cosa stiamo parlando. Non
è un caso se i miei (modestissimi) e-book sono a disposizione di tutti sul web.

Certe preoccupazioni hanno senso solo in due casi: quando ci si rivolge ad un
mercato potenzialmente vasto e remunerativo (quello dei "best sellers"
letterari o delle "Top ten" musicali) o quando si scrive in inglese od in
cinese (oltre un miliardo di lettori potenziali). In tutti gli altri casi, è
semplicemente tempo perso.

-- Libera circolazione della cultura
Mi viene un po' da ridere anche quando sento urlare alla censura per il fatto
che un certo prodotto viene venduto invece che regalato. Parliamoci chiaro:
molta della gente che si scandalizza per il fatto che i libri di Lessig sono
venduti da Feltrinelli, non ha fatto una piega questa estate quando ha comprato
(a 20 euro al pezzo) il pattume di Dan Brown per leggerselo comodamente in
spiaggia. Un prezzo ragionevole non è un freno alla circolazione della cultura.
Inoltre, non tutto quello che arriva sul mercato è cultura (Dan Brown,
francamente, non lo è). Molta roba è semplicemente "intrattenimento". Non c'è
motivo di pretendere che l'intrattenimento sia gratuito (ci sono già le veline
e le pratiche onanistiche per questo).

Per libera circolazione della cultura si dovrebbe intendere la possibilità per
tutto gli interessati di accedere a informazioni ed opinioni significative per
l'evoluzione della nostra cultura. In pratica, è qualcosa che riguarda più (ma
non solo) il mondo della saggistica e della letteratura tecnico/scientifica che
la narrativa. Per superare eventuali barriere di prezzo, ci sono le biblioteche.

Detto questo, diciamo anche che vorrei comunque poter accedere gratuitamente a
Blade Runner dopo vent'anni dalla sua uscita. Questo però ha più a che fare con
un problema di accesso a delle opere d'arte ormai "storicizzate" che con un
problema di accesso alla cultura (alla conoscenza) nell'immediato.

-- Ricavo economico contro libera circolazione della cultura
Molto spesso, il ricavo economico che si può ottenere da un'opera (di qualunque
tipo e di qualunque livello qualitativo) _NON_ è in conflitto con la sua libera
circolazione. Buona parte dei libri tecnici che riguardano l'informatica sono
ormai disponibili sia _gratuitamente_ in formato digitale che _commercialmente_
su carta. Nè gli autori, nè gli editori (O'Reilly in testa a tutti) sono andati
falliti per questo. Guardate O'Reilly: i suoi libri sono pubblicati su safari
(http://safari.oreilly.com/) e rendono soldi anche senza essere stampati sulla
carta. Rendono soldi anche se si trovano quasi tutti su edonkey e altre reti
P2P. Semplicemente, i lettori sono più disposti a pagare qualche dollaro per
accedere a safari piuttosto che perdere tempo sulle reti P2P rischiando di
scaricare della merda rinominata in modo da sembrare ciò che stanno cercando.
Guardate w3schools (http://www.w3schools.com/): i loro "manuali" si possono
consultare liberamente in rete. Il ritorno economico deriva dalla pubblicità.

In questi giorni, sto proprio cercando di ricreare una situazione come quella
di w3schools con uno dei miei siti (http://www.oceanidigitali.it). Credo
seriamente che si possa scrivere e raccontare di cose interessanti, a volte
anche controverse, e far pagare il conto alle aziende attraverso la pubblicità
(con reciproca soddisfazione). La migliore dimostrazione della validità di
questi modelli di business alternativi viene proprio dal loro uso sul mercato
_reale_. Se vogliamo dimostrare che il modello basato sul copyright è almeno
parzialmente obsoleto, le iniziative come w3schools, safari e, nel suo piccolo,
oceani digitali, devono spuntare come funghi e _funzionare_.

Personalmente, se in futuro mi capiterà l'occasione di vendere i diritti
d'autore di un mio libro ad un editore, non mi sentirò in colpa. Forse, ma non
obbligatoriamente, farò in modo che lo stesso testo, od uno equivalente, sia
disponibile anche sul web come e-book gratuito. Questo dipende da quanto
riterrò importante far circolare le idee contenute nel testo. Se si tratterà di
"Biancaneve ed i sette nani: una torbida storia di abusi nell'ambiente
degradato delle miniere" probabilmente sarà disponibile solo a pagamento (il
lettore, in qualche modo, deve pur rendere conto della sua stupidità). Se si
tratterà di "Black Matter matters: la risposta definitiva al problema della
materia oscura nell'universo", con ogni probabilità sarà disponibile in forma
gratuita.

-- DRM cattivi
I DRM sono "Cattivi" perchè non si limitano affatto a proteggere i diritti
d'autore. Il caso Sony/BMG è stata una dimostrazione eclatante di questo. Molti
DRM sono in realtà dei CMS, cioè dei Censorship Management Systems, e
rappresentano un serio pericolo per la cultura e per i nostri diritti di
cittadini e di consumatori. Per questo vanno combattuti.

-- DRM buoni
Per quanto possa sembrare strano, tuttavia, potrebbero esistere anche dei DRM
"Buoni". Se i DRM rispettassero alla virgola le leggi locali, se rilasciassero
l'ostaggio alla scadenza del copyright, se rispettassero i diritti del
consumatore e via dicendo, mi sarebbe molto difficile sostenere che
rappresentano un pericolo per il cittadino, per il mercato o per la cultura.
Per fortuna non è così per cui potrò pubblicare ancora molti articoli contro i
DRM prima di dover trovare qualcun altro con cui prendermela Wink

In ogni caso, bisogna stare attenti a prendersela con i DRM in modo
incondizionato. Si rischia di essere facilmente messi all'angolo dal primo
interlocutore un po' preparato che si incontra.

-- TP
Le Trusted Platform, invece, sono proprio "cattive". Lo sono perchè aprono le
porte della nostra macchina ad un esercito di rozzi invasori che non dovrebbero
assolutamente godere di questo privilegio. Ne potrebbero esistere di buone
(senza Remote Attestation, ad esempio) ma il TCG ha già detto che non ne vuole
sentir parlare. Di conseguenza, non resta proprio niente da salvare in questa
tecnologia.

-- Creative Commons
Le CC hanno la loro parte di difetti. Tecnicamente, sono forse meglio le
Copyzero X, per esempio. Tuttavia, le CC rappresentano un importante punto di
riferimento internazionale e non dovrebbero essere sottovalutate. Soprattutto,
le CC sono molto ben "commercializzate". Sono molto conosciute e sono
semplicissime da usare. Forse è meglio una CC discutibile, ma facile da capire
e da usare, che un'altra licenza, tecnicamente migliore, che potrebbe mettere
in difficoltà l'autore o il consumatore.

Se non ci piacciono le CC, possiamo sempre usare le Copyzero X. Ancora meglio:
possiamo iscriverci ai Commons e lavorare da dentro per far evolvere le CC
nella direzione giusta. Sono sicuro che c'è spazio per i nostri contributi.
Nicola A. Grossi (vedi: http://www.costozero.org/wai/chisiamo.html) ha già
portato molte osservazioni e molte informazioni interessanti in questa lista ed
in altre nei mesi scorsi. Forse può aiutarci a far emergere le nostre critiche,
magari stilando una bozza di un nostro documento comune da sottoporre a CC e ad
altre organizzazioni. Questa sarebbe una cosa utile.

-- Conclusioni
Lessig non è una perla di coerenza ma non è nemmeno il demonio. Se non ci sta
bene la sua formula di copyright, la soluzione è facilmente disponibile:
ri-scriviamo le cose che vogliamo rendere note a tutti a nostro nome, magari
creando un libro collettivo come quello del gruppo Laser
(http://www.e-laser.org/), e rendiamolo disponibile sul web come e-book
gratuito. Secondo la mia modesta visione delle cose, creare opere divulgative
di questo tipo dovrebbe essere una delle preoccupazioni principali dei gruppi
di attivisti della rete (tant'è vero che lo faccio in prima persona). Se non
abbiamo il fisico per scrivere noi quest'opera, non possiamo lamentarci se chi
si è preso la briga di farlo per noi poi decide di farsela pagare.
Top
Mostra prima i messaggi di:   
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Ribelli digitali Tutti i fusi orari sono GMT + 2 ore
Pagina 1 di 1

 
Vai a:  
Non puoi inserire nuovi argomenti
Non puoi rispondere a nessun argomento
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi votare nei sondaggi