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Abbonamento all'orto invernale
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Autore Messaggio
Rozzemilio
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 23/10/06 14:38
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MessaggioInviato: 18 Nov 2006 02:15    Oggetto: Abbonamento all'orto invernale Rispondi citando

Sergio Maistrello ha scritto:
Questa settimana termina anche per noi l?esperienza dell?abbonamento all?orto, iniziata con entusiasmo dieci mesi fa. Tempo di bilanci, dice Francesco Travaglini, anima e muscoli del Parco dei Buoi, la tenuta molisana che ha allietato per otto mesi la nostra tavola.
[...]
È stato umanamente bello sapere di avere un orto che tutte le settimane, in base alle diverse maturazioni, ci riforniva di ortaggi freschi direttamente a casa. Non un?industria alimentare, non una tenuta a sfruttamento intensivo, ma un?azienda agricola a gestione familiare che destinava parte del proprio terreno alla coltivazione di un orto in grado di ripagarsi le spese e poco più rivendendo i prodotti a qualche decina di consumatori garantiti in partenza.

In un certo senso è stato davvero come avere un orto sotto casa. La cassetta consegnata dal corriere conteneva regolarmente una varietà e una quantità di verdura sufficiente a coprire le esigenze settimanali della famiglia; talvolta, pur avendo scelto il pacchetto small, è stato perfino necessario smistare la merce al parentado o stivare qualcosa nel congelatore.

È stato bello anche doversi adattare in qualche modo al ritmo imposto dall?orto: non sempre peperoni, zucchine e melanzane, come spesso avremmo scelto noi all?ortofrutta vicino a casa, ma anche fagiolini, lattughe varie, fave e molto altro. Compresi gli assaggi a sopresa, gentile omaggio della fattoria, mai meno che generosa nelle quantità. La varietà ci ha permesso anche di (ri)scoprire gusti a noi poco familiari: le puntarelle, per dirne una, introvabili nel nord-est, e deliziose lasciate macerare al freddo con un po? d?olio e filetti di acciuga.

Quanto alla qualità, al netto delle bizzarrie di una stagione non certo gentile con gli ortaggi, non ci possiamo lamentare: mi mancheranno soprattutto le cipolle (eccezionali, farei un abbonamento soltanto per quelle), le melanzane dolci, gli spinaci freschi, i piselli, le patate. Promette bene anche la zucca, arrivata la settimana scorsa e in attesa di essere cucinata nei modi creativi tipici del periodo. Gustosi anche i pomodori, l?insalata, le zucchine. La conserva, che a più buttate mia suocera ha ottenuto dagli pomodori da sugo, è molto piacevole - e la scorta durerà a lungo.




Che figata, mi abbono anch'io!
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 18 Nov 2006 15:12    Oggetto: Rispondi citando

sono iniziative e soluzioni interessanti che soprattutto nelle grandi città (dove più facilmente manca il tempo per la spesa, dove più facilmente i prezzi sono cari..) possono prendere piede.
Ricordo ad esempio a Milano che in alcune zone più famiglie si mettevano d'accordo per fare spese all'ingrosso e poi suddividere in porzioni a seconda delle esigenze del nucleo famigliare...in modo da ottenere prezzi competivivi e prodotti validi.

L'unica domanda che mi viene subito e': quale è il punto di rottura di queste situazioni?
Ovvero...se dovessero avere successo, quanto potrebbero ampliarsi prima di non essere più in grado di fare fronte alle richieste mantenendo gli standard di qualità e "naturalità", trasformandosi di nuovo in industria ?
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brain
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MessaggioInviato: 20 Nov 2006 10:41    Oggetto: Rispondi citando

pero' l'idea di fondo ovrebbe proprio essere quella di non puntare ad un arricchimento infinito.
mi spiego: se la ditta/famiglia arriva"decentemente" a fine mese, perche' dovrebbe ingrandirsi? questa dovrebbe essere la differenza di un'azienda equa e solidale e una multinazionale.
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Fabio
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MessaggioInviato: 20 Nov 2006 11:40    Oggetto: Rispondi citando

brain ha scritto:
pero' l'idea di fondo ovrebbe proprio essere quella di non puntare ad un arricchimento infinito.
mi spiego: se la ditta/famiglia arriva"decentemente" a fine mese, perche' dovrebbe ingrandirsi? questa dovrebbe essere la differenza di un'azienda equa e solidale e una multinazionale.

La sai la storia del pesce grande che mangia quello più piccolo? Rolling Eyes
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brain
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MessaggioInviato: 20 Nov 2006 11:59    Oggetto: Rispondi citando

e tu quella de "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino?"
il fatto e' che non tutti sono degli "ingordi" del denaro. ci sono persone a cui non interessa diventare ricchi, ma basta che si riesca a fare una vita dignitosa. per me la vita che fa un operaio in italia non e' affatto dignitosa (non fraintendetemi) avrebbe bisogno di quei 3/400 euro in piu' che gli permetterebbero di assaggiare una volta il caviale, una volta il brunello e cosi' via.
ma se avesse quei soldi, voi credete che l'operaio smetterebbe di fare l'operaio?
probabilmente no, ma sarebbe piu' contento
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 20 Nov 2006 14:35    Oggetto: Rispondi citando

aspettate, forse non mi sono spiegato.
Non mi riferivo alla voglia di ingrandirsi dell'ortolano in questione.
Ma al fatto che questa originale possibilità è al momento permessa dal fatto che sono pochissimi quelli che la seguono.
Quindi mi domandavo quale sarebbe il "punto di rottura" nel momento in cui prendesse piede e mezza Milano volesse rifornirsi in questo modo ?
Il contadino o i contadini non riuscirebbero a far fronte alle richieste e quindi si tornerebbe ad una situazione "industriale".

come a dire...bella iniziativa, e valida...ma forzatamente per "pochi" ?
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Fabio
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MessaggioInviato: 21 Nov 2006 03:14    Oggetto: Rispondi citando

brain ha scritto:
e tu quella de "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino?"
il fatto e' che non tutti sono degli "ingordi" del denaro. ci sono persone a cui non interessa diventare ricchi, ma basta che si riesca a fare una vita dignitosa. per me la vita che fa un operaio in italia non e' affatto dignitosa (non fraintendetemi) avrebbe bisogno di quei 3/400 euro in piu' che gli permetterebbero di assaggiare una volta il caviale, una volta il brunello e cosi' via.
ma se avesse quei soldi, voi credete che l'operaio smetterebbe di fare l'operaio?
probabilmente no, ma sarebbe piu' contento

Da una parte è anche vero che la maggior parte delle grandi imprese agricole e non... ai loro albori sono partite tutte da una situazione famigliare... quindi alla fine sta tutto nelle capacità di chi gestisce l'impresa, se farla diventare grande... o se farla rimanere più piccola, ma comunque non meno importante di quelle più grandi.
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Fabio
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MessaggioInviato: 21 Nov 2006 03:19    Oggetto: Rispondi citando

ioSOLOio ha scritto:
aspettate, forse non mi sono spiegato.
Non mi riferivo alla voglia di ingrandirsi dell'ortolano in questione.
Ma al fatto che questa originale possibilità è al momento permessa dal fatto che sono pochissimi quelli che la seguono.
Quindi mi domandavo quale sarebbe il "punto di rottura" nel momento in cui prendesse piede e mezza Milano volesse rifornirsi in questo modo ?
Il contadino o i contadini non riuscirebbero a far fronte alle richieste e quindi si tornerebbe ad una situazione "industriale".

come a dire...bella iniziativa, e valida...ma forzatamente per "pochi" ?

Purtroppo si... ci vorrebbe un'impresa suddivisa capillarmente per rifornire anche mezza Milano Rolling Eyes
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brain
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MessaggioInviato: 21 Nov 2006 10:01    Oggetto: Rispondi

non la vedo del tutto impossibile. ok, magari non potrai coprire tutta milano, ma una buona parte si. gia' oggi una gran parte di frutta che compri a milano, naturalmente si puo' parlare di qualsiasi citta', viene da agricoltori che si trovano in zona. il problema e' che dall'agricoltore al consumatore finale ci sono altre due figure di mezzo che fanno alzare il prezzo del bene, e fanno guadagnare poco chi produce.
io ho lavorato ai mercati generali di roma per un sei mesi o giu' di li, alla contabilita', e praticamente, a parte qualche contadino che veniva e vendeva i propri prodotti direttamente ai fruttivendoli, noi si comprava da cooperative che compravano dagli agricoltori, vendevano a noi piazzisti, noi si vendeva ai fruttivendoli, i quali vendevano ai consumatori. potete immaginare come il prezzo si gonfiasse.
ricordo le mele che noi a quel tempo vendevamo a 600 lire al kilo, le di comprava dalla cooperativa a 300 lire al kilo, e il contadino le avra' vendute, se tutto va bene a 100/150 al kilo. pero' al mercato le mele costavano 1200 lire.
questo tipo di progetto permetterebbe al contadino di guadagnare 3 o4 volte tanto quello che guadagna ora, mentre a noi (veramente si tratta solo di voi in quanto qui a dublino non ho mai sentito di storie del genere) dicevo a voi di spendered meno della meta'.
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