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* L'Etica del Diavolo
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 05 Dic 2006 13:20    Oggetto: * L'Etica del Diavolo Rispondi citando

Mi affaccio qui solo per seminare zizzania, e/o per raccogliere dubbi.
La politica è una materia molle e scivolosa e, negli ultimi tempi, quasi ogni questione che interessi l'uomo nella sua interezza, diviene argomento di discussione politica.
Per questo oso postare questo pesantissimo commento augurandomi che scateni un pandemonio.
Se questo lungo commento sarà giudicato inappropriato verrà cancellato come si deve per le cose inappropriate, cosa alla quale non mi opporrò perché comunque giusta.


***

Passo di qui per porvi un dilemma:
Ma siamo veramente sicuri che non stiamo dando retta al male che in noi prende forma sotto le sembianze della paura e del moralismo dei benpensanti i cui stivali affondano nel fango adesivo dell'ipocrisia, un limo sterile ma brillante di luce propria?
Faccio un solo nome: Piergiorgio Welby.

Chi è costui lo sappiamo bene, non lo conosciamo personalmente ma lo trattiamo come il gatto di casa al quale si impone il cibo, lo spazio vitale, le coccole e la castrazione. Torno sull'ennesima bestialità promossa dall'italica informazione (ma quale informazione? A me pare il giornale di Ken, il casto compagno della Barbie).
Ma vado dritto al punto: Piergiorgio Welby NON deve morire!

E' storia recente: quest'uomo ha chiesto di morire spontaneamente, come natura vorrebbe (tralascio di illustrarvi le sue motivazioni per rispetto della persona, non perché non le condivida) ma noi, tutti noi, ammantati della nostra tunica più candida (come i sepolcri imbiancati di evangelica memoria), che lo teniamo lì, inchiodato al letto di vita e di morte, quella morte che temiamo così tanto da volerla impedire anche a chi la invoca per sottrarsi alle inutili sofferenze senza ritorno che la malattia gli ha consegnato come un'ingiunzione di pagamento.

Purtroppo, noi "amici&pareti, ci siamo messi di traverso ed impediamo ad ogni costo il pignoramento di un corpo ormai inutile anche per l'anima illuminata e consapevole del coraggioso Welby.

Welby. Ma che buffo cognome! Sembra il nomignolo di un cartoon, un Winnie Pooh detronizzato dal suo ruolo intenerente. Un peluche straziato, da buttare via ma che teniamo "in vita" perché ci ricorda chi eravano da bambini. Con la differenza che un peluche non soffre.
Siamo noi a decidere per lui, se e dove o quando dovrà morire. Perché non possiamo fare a meno di essere generosamente moralisti, sull'altrui pelle ma non possiamo lasciarlo morire, la morte va sconfitta, contrastata, annullata anche con l'impiego di scudi umani!
E' la nostra etica a imporcelo o siamo noi ad imporre la nostra etica ad altri!
Che differenza fa? Welby deve stare lì inchiodato al suo letto fino alla fine che verrà, ad imperituro esempio per la morte che viene e che va.
Quando penserete a quanto ho detto, tenente conto del fatto che non siete voi inchiodati su quel letto con la consapevolezza di dover morire comunque e per la malattia non c'è remissione. Il rallenty che vi hanno imposto non è assolutamente necessario ma tanto dovrete morire prima o poim di che vi lamentate? Portate un po' di pazienza perdiana! E fate i bravi!

Non dimenticare di separare le idee dai fatti.
Già, sembra facile! ...Ma siamo di fronte, dunque, ad una questione di etica, più che di morale, perché la morale è un cascame secondario, il sottoprodotto dell'etica illuminata, alla cui luce manca la forza di penetrare nel buio.
So di dire una bestialità, per molti di voi, ma mi assumo le poche responsabilità che questo comporta: voglio parlare di quest'etica che tanto orgogliosamente opponiamo alla voce disperata di un uomo torturato, un uomo che desidera siano interrotte le sue inutili sofferenze, quest'etica che confonde l'eutanasia con l'accanimento terapeutico, quest'etica che ammette la morte in battaglia o sul lavoro e la riconduce ad una semplice fatalità, ebbene, questa non è altro che l'etica del Diavolo.
Ma è un Diavolo ateo, una non entità afideistica, è un'incongruenza, il tracciato, il solco di un disco in vinile, graffiato e pieno di polvere, la cui voce gracchiante ci fa udire parole che reinterpretiamo a nostro comodo.
Ma torniamo a Welby: quest'uomo è lì, inchiodato alla sua macchina per la respirazione forzata, totalmente immobile ed impossibilitato in ogni sua funzione, dall'urinare all'espellere i suoi escrementi, totalmente dipendente dagli altri. Ma dove sia finito il nostro rispetto per quest'uomo duro il cui corpo vorrebbe morire ma non può, nessuno lo sà: nessuno sà dove abbiamo messo la sua dignità, forse portata via con i pannoloni delle sue deiezioni. Egli però tiene ancora alla sua dignità e con forza ci chiede ragione del nostro abbandono.
Ma quale abbandono se sono tutti lì intorno a lui, per tenerlo in vita? Forse che l'abbandono è altrove, rimosso anch'esso come l'idea della morte che tanto è utile in politica ed in guerra, come in amore ed in altre faccende minori?
Vorrei che riflettessimo tutti su questo paradosso: si può morire in guerra, è va bene: si può morire in auto, e capita (agli altri?): si può morire sul lavoro e succede.
Ma quello che non accettiamo è che uno muoia e basta! Quando possiamo inchiodarlo con chiodi rugginosi, perché l'attrito sia più forte, siamo i primi a tenergli fermo il polso.
Eutanasia, l'urlo terribile, indignato e' altissimo! Sventolio di nobili tuniche senatoriali da Roma antica, voci altisonanti, shakesperiane, l'Eutanasia è immorale!
...E l'accanimento terapeutico? Non è forse una tortura per chi lo subisce? Accanimento è qui un volgare eufemismo mentre l'Eutananasia è un termine che deriva da Greco eu = buono, thanatos = morte. perciò "Buona morte". Sottigliezze linguistiche che possiamo lasciare ai cavillosi, ma pur sempre una distinzione che genera a dubbi.

Mi viene da pensare che la morte sia sempre buona, visto come ci trattano i nostri simili quando siamo impediti nel voler mettere in atto la nostra volontà.
Welby ha diritto di morire come natura comanda, salvo che la sua non sia una scelta obbligata? Ma tutte le scelte sono obbligate, altrimenti non dovremmo scegliere!
Parafrasando Borges, nella speranza che la separazione fra Eutanaisa ed Accanimento terapeutico sia più chiara nei vostri ragionamenti, potrei concludere così: Piergiorgio Welby morirà: è moneta corrente. Perché morire, è un'abitudine che suole avere la gente.

Il giorno in cui gli uomini smetteranno di dissertare sul sesso degli angeli, il giorno in cui gli uomini smetteranno di aver paura della morte, quel giorno, improvvisamente, smetteranno d'aver paura di vivere, causa di ogni possibile empietà e dolore.
Non aggiungo altro, lascio alle vostre coscienze la riflessione su quanto ho scritto.
E anche questo, purtroppo, è politica.

Silent Runner
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madvero
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MessaggioInviato: 05 Dic 2006 21:30    Oggetto: Rispondi citando

a me vengono in mente due sole parole:
accanimento terapeutico.
ad ogni costo.

e giuro che non riesco a capire per quale recondito motivo uno non possa essere libero di decidere per se stesso.
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kluster
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MessaggioInviato: 05 Dic 2006 21:50    Oggetto: Rispondi citando

Nessun commento silent, hai gia' espresso tutto al meglio, io dico solo
FIRMATE L'APPELLO:
http://www.lucacoscioni.it/appelloeutanasia
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dasio78
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MessaggioInviato: 05 Dic 2006 22:48    Oggetto: Rispondi citando

Letto e sottoscritto.

Il problema è la nostra idea di morte, un'idea che ci impedisce fin'anche di parlarne...

E' ora che i politici e la stampa tacciano, e si rimetta alle singole persone la scelta di decidere.

solo una parola... DIGNITA'.
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zaefich
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MessaggioInviato: 06 Dic 2006 01:21    Oggetto: Rispondi citando

Pensare che proprio oggi, se avessi avuto tempo, avrei aperto una discussione sull' argomento.

Penso che l' uomo in generale, sia un vigliacco, e che quasi tutta la sua esistenza sia condizionata dalla paura.

Nessuno può essere padrone della mia vita e debbo poter scegliere quando morire in piena autonomia, e qualora non fossi ingrado di farlo da solo, debbo avere il diritto sacrosanto di essere aiutato a morire, come sono stato aiutato a nascere.
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axlman
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MessaggioInviato: 06 Dic 2006 21:04    Oggetto: Rispondi citando

Concordo pienamente con Silent Runner (che per essere Silent, parla parecchio, bisogna riconoscere Wink).
Posso aggiungere "Meglio un giorno da leone che cento da pecora" e che a me la morte suscita curiosità piuttosto che paura (ma forse cambierò atteggiamento al suo avvicinarsi, non lo escludo).

Un'altra ipocrisia linguistica correlata al crepare, che ho sempre ritenuto offensiva all'intelligenza, è la locuzione "pena di morte". Dove sta la pena, visto che la morte è per chiunque inevitabile? Sarebbe molto più corretto parlare di "pena di vivere" e infliggere quella ai criminali, come la si vuole infliggere ad un innocente che ha avuto il solo torto di ammalarsi.

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toto200
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 17:12    Oggetto: Re: L'Etica del Diavolo Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:
voglio parlare di quest'etica che tanto orgogliosamente opponiamo alla voce disperata di un uomo torturato

Eh sì, facciamo tutti finta di non capire.

Ma se è vero che la vita appartiene a Dio, perchè lui ce l'ha data al tempo ti_con_zero quando lo spermatozoo è entrato nell'ovulo, allora risulta vero che solo Dio ce la può togliere.

Traduzione: se tu contribuisci a togliere la vita ad un essere umano ti stai paragonando a Dio, ma allora significherebbe che ciascuno di noi - potenzialmente - è Dio, cioè Dio siamo tutti noi, il che equivale a dire che Dio - come ce lo racconta la Chiesa, il papa e tutte le gerarchie ecclesiastiche, i baciapile, il grandecentro, il concordato, l'8 per 1.000 con l'esenzione dell'ICI e via cantando - non esiste.

Attenzione: non sto dicendo che non esiste un'entità superiore, sto dicendo che il Dio che giustifica la presenza delle gerarchie ecclesiastiche e della loro invadenza non esiste. Sto dicendo che le gerarchie ecclesiastiche sarebbero inutili (o per lo meno che questo sarebbe un canestro che subiscono), e - dai oggi dai domani - se non ostacolassero questi attacchi alla loro esistenza, tutti coloro che fanno affari con esse correrebbero il rischio di doversi inventare un altro modo per campare anzichè vivere sulle spalle degli altri ... forse dovrebbero addirittura cercare un lavoro ... forse addirittura onesto ... forse dove addirittura si guadagna poco ... forse addirittura dove si fa fatica ...

Se quel Dio non esistesse interi partiti politici si sfascerebbero, la mafia perderebbe consensi, la gente comune anzichè rivolgersi a Dio perchè gli risolva i problemi (che non sarebbero più visti come un suo dono) potrebbe tentare di rivolgersi alla società. Gli orfanotrofi, le scuole, gli ospedali, gli asili, tutti gli enti a scopo di lucro gestiti dalle gerarchie ecclesiastiche sarebbero destinati a diventare strutture che operano - svolgendo il loro compito esattamente come adesso ma - senza distribuire denari, puppati alla società, alle gerarchie stesse ... basta?

Ma ci rendiamo conto o no che qui si sta parlando di un fiume enorme, immenso, sconfinato di denaro? di interessi inimmaginabili? Ma chi se ne frega se uno sfigato patisce un po', prima o poi creperà e gli faremo una bella messa in chiesa col requiem, così contribuirà addirittura alla giustificazione dell'utilità di quelle gerarchie che gli hanno impedito di mettere in pratica il libero arbitrio che, a parole, dicono tutti gli uomini hanno ...

E, si badi bene, se parliamo di fecondazione artificiale, di aborto, di divorzio, di adozioni ... stranamente con gli occhiali che sto prospettando tutto prende un senso molto ... danaroso! L'etica, la fede, Dio, ... tutto passa in secondo piano, e si staglia netto il DENARO.

Sembra che quasi tutto (ah ah, quasi tutto) venga fatto principalmente per interesse, e poi il fine venga cammuffato con l'aiuto dell'etica e della fede ...

Povero Piergiorgio, e poveri quelli in situazioni analoghe: non può beneficiare della morte che la malattia gli fornisce perchè, come disse Mastroianni in la moglie del prete, el papa nol vol!
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kluster
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 19:45    Oggetto: Rispondi citando

mi piacerebbe saper parlare come Silent, ma io quando sento dire cose del genere da uno come Fini:
Citazione:
«Welby è cosciente, non può chiedere di morire, Chi assecondasse la sua volontà sarebbe un omicida»

dal Corriere
mi viene semplicemente da augurargli di ritrovarsi nella stessa situazione di Piergiorgio
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 20:34    Oggetto: Rispondi citando

kluster ha scritto:
mi piacerebbe saper parlare come Silent, ma io quando sento dire cose del genere da uno come Fini:
Citazione:
«Welby è cosciente, non può chiedere di morire, Chi assecondasse la sua volontà sarebbe un omicida»

dal Corriere
mi viene semplicemente da augurargli di ritrovarsi nella stessa situazione di Piergiorgio


Ah, Amico mio, non dargli peso, Fini è un politico di professione: ci sono due cose che un politico non può concedersi mai ed una di queste è dire la verità, l'altra è dire quello che pensa veramente. Fini ha detto quello che deve dire in televisione uno come lui.
Sappi che gli uomini politici hanno molte ragioni per fare quello che fanno, una delle quali è tentare disperatamente di darsi delle risposte a livello esistenziale. Ma non ci riescono. Sono esseri umani come gli altri e come gli altri si vendicano su quelli che, nella piramide gerarchica, sono sotto di loro. Meglio se il soggetto è indistinto, se è una massa senza volto ma sufficientemente reattiva da essere utilizzata per mantenere in vita la "struttura", gli elettori, appunto.
E ci sono due categorie di elettori: quelli pro e quelli contro, entrambi utili allo scopo. Non esistendo un'interfaccia che conduca ad ogni singolo elettore, il politico si crea dentro di sè un'immagine ideale alla quale rivolgersi. Ed a questa fa riferimento. Ha bisogno di questo fantasma, per proiettarvi il suo sottoprodotto esistenziale. il derivato della combustione fra l'angoscia, il bisogno, la gratificzione e il senso da dare a tutto questo. L'autoreferenzialità è totale.

Fini parla in tivù ma non è come quando l'uomo comune parla ad un simulacro lontano, al suo Dio od al suo santo preferito. Fini parla in tivù come quando l'uomo parla al suo cane, sapendo che il cane non lo capirà ma intuirà i suoi sentimenti, la sua volontà. Non voglio qui paragonare la misteriosa devozione del cane agli elettori che ascoltano un politico. Questi ultimi si aspettano qualcosa per loro, il cane solo di essere utile al suo branco. Ed è felice di essere così chiaramente inquadrato. E' la sua natura profonda, non c'è alcun servilismo. Ma l'elettore no, non accetta gerarchie, le subisce. E si aspetta in cambio qualcosa: favori, violenza per procura (non vuole sporcarsi le mani, vuole che lo faccia lo Stato, la politica il poliziotto, il militare etc.) ma soprattutto riposte semplici ai problemi complessi.

E Fini fa esattamente questo. Perché è un politico e non sa fare altro che questo. Crede di essere potente e tutto intorno a lui lo conferma ma è una conferma illusoria. Dov'era la potenza di Alessandro Magno quando morì di banale febbre od oscura ma più di lui potente malattia?
Fini dice quel che crede di pensare veramente ma in realtà dice quello che crede si aspetti di sentirsi dire l'elettore ideale che lui usa come specchio.
In realtà non sapremo mai che cosa avrebbe pensato l'On. Fini se fosse nato in Manchuria o fosse cresciuto in una famiglia di comunisti illuminati.
E non lo saprà mai nemmeno lui.

Fini dice:
Citazione:
«Welby è cosciente, non può chiedere di morire, Chi assecondasse la sua volontà sarebbe un omicida»

E' una affermazione imperfetta, è un sillogismo incompleto: manca la giustificazione all'assunto che egli non possa chiedere di morire, tanto più perché cosciente. Il suo contrario equivarrebbe a: "Non è cosciente, ha il diritto di chiedere di morire", laddove il diritto richiede che questo sia soddisfatto, per cui, ecco che Fini, paradossalmente, ammetterebbe l'eutanasia.

Un po' contorto ma rappresentativo di questo terribile equivoco.
Sulla seconda parte ci sarebbe da aggiungere una serie infinita di casi in cui chi decide provoca indirettamente la morte di qualcuno: datori di lavoro, generali, automobilisti.. fin'anco genitori che, mettendo al mondo un figlio lo condannerebbero anche alla sua morte naturale.
Assurdo. E così mi pare assurda anche l'ultima affermazione di Fini che poggia sul suo indimostrabile teorema precedente.

E' una condanna a priori, un tema troppo delicato per essere lasciato ad un politico che di mestiere fa il mediatore fra istanze, privilegiando alcune e respingendone altre in base al suo personale metro, valido solo per lui e per un tempo infinitamente breve, quello della sua vita politica.
Ma le sue parole hanno un valore esponenziale, valgono le parole di un Papa, figurano come le parole di una autorità morale che però non gli compete. E' l'effetto moltiplicatore della tivù.
E lui lo sa.

Solo una questione di potere. E' una faccenda sporca nella quale si è trovato invischiato. Il potere è un'illusione.
Come la morte.
Ma lui non lo sa.
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Benny
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 21:58    Oggetto: Re: L'Etica del Diavolo Rispondi citando

toto200 ha scritto:
Ma se è vero che la vita appartiene a Dio, perchè lui ce l'ha data al tempo ti_con_zero quando lo spermatozoo è entrato nell'ovulo, allora risulta vero che solo Dio ce la può togliere.

E allo stesso modo, accanirsi nel tenere in vita una persona, vorrebbe dire accanirsi contro la volontà Divina.
Allora chi sarebbe più peccatore?
Chi (l'omicida) con gesto magnanimo si sostituisce alla mano di Dio, o chi (il terapeuta) urla la sua blasfemia togliendo a Dio ciò che Egli reclama?

Chi lo asseconda è un omicida?
Chi non lo asseconda non è forse un torturatore?

toto200 ha scritto:
Sto dicendo che le gerarchie ecclesiastiche sarebbero inutili

Qui mi trovi in totale accordo!
Sono credente, ma da diversi anni non credo nella chiesa come voce di Dio.

Il senso della vita è ancora oscuro... c'è un fine ultimo come ce lo prospetta la chiesa, o la vita è fine a se stessa come la scienza vorrebbe?
Nel primo caso vi è il libero arbitrio - come ricordato da toto - come dono (o supplizio) di Dio, il quale ci giudicherà in base a come avremo fatto uso di tale dono. Perciò è nel pieno diritto "celeste" chiedere di morire se si è stanchi della propria condizione. Si sarà poi giudicati in merito.
Nel secondo caso, è necessario che l'organismo funzioni a dovere per i fini riproduttivi che la vita stessa richiede. Le condizioni di Welby, è brutto dirlo, non lo rendono idoneo a tale scopo. Non lo rendono idoneo alla vita. È quindi naturale che muoia.
Vogliamo trovare nel senso della vita la gioia di vivere pura e semplice?
Bene, quale gioia può provare un uomo, costretto a soffrire senza potersi opporre, coscente oltre tutto di creare dolore attorno a se (posto che gliene importi qualcosa), dolore causato da puro e semplice egoismo. L'egoismo che ci porta a non voler lasciar andare una persona cara perché ne soffriremmo troppo. Una persona che non è nemmeno in grado di staccare una spina con le proprie forze, costretta ad implorare la pietà della gente per compiere un atto di coraggio in sua vece, di gente che si volta dall'altra parte velando la vigliaccheria dietro una coltre di false scuse e propositi che stanno su grazie ad un filo sottilissimo.

Non c'è etica in questo, ma solo la paura di ammettere le proprie paure, solo la voglia di allontanare lo spettro della morte, perché più gente muore, e più ci si rende conto che può capitare anche a noi, in qualsiasi momento, in qualsiasi modo.
Come mi fa sbellicare chi pubblicizza creme per "combattere l'invecchiamento", mentre al massimo si può ritardare o nascondere... un bell'intonaco non fa nuova una casa!

Lo scopo attuale della vita è vivere il più possibile, poco importa come.

Non auguro a nessuno, nemmeno a Fini, di trovarsi in simili situazioni, arrivare a mendicare la morte, forse pregare Dio perché ponga rimedio alla demenza di chi tiene le redini della tua vita.

Citazione:
la vita non è nella disponibilità di un uomo

Però, a quanto pare, la vita di un uomo è nella disponibilità di altri uomini, nella fattispecie politici, medici e papi.

Non ho scelto di vivere, mi venga lasciata almeno la scelta di morire.
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 22:23    Oggetto: Rispondi citando

Quoto Benny, non ho avuto tempo di rispondere ma avrei detto praticamente le stesse cose.
Un solo appunto: la scienza non pretende di insegnare nulla sulla vita e il suo significato, tantomeno che l'esistenza è fine a se stessa. La scienza indaga sul come funziona l'universo, non sul perché. Tant'è che molti scienziati sono credenti e la loro fede non è affatto in contrasto con la loro ricerca. Semmai è la chiesa, sempre lei, sempre ipocrita, che cerca di diffondere il falso assioma per cui scienza e fede sono incompatibili e in conflitto.

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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 22:40    Oggetto: Rispondi citando

axlman ha scritto:
la scienza non pretende di insegnare nulla sulla vita e il suo significato

In effetti non intendevo dire questo. Sulla vita la scienza spiega tanti come, ma nessun perché, come giustamente dici.
Però le conclusioni finali possono essere riassunte nell'unico fine riproduttivo, per questo ho preso la scienza come antitesi alla chiesa e non perché fede e scienza non possano coesistere in un sol uomo.
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 23:02    Oggetto: Rispondi citando

Benny ha scritto:
In effetti non intendevo dire questo. Sulla vita la scienza spiega tanti come, ma nessun perché, come giustamente dici.
Però le conclusioni finali possono essere riassunte nell'unico fine riproduttivo, per questo ho preso la scienza come antitesi alla chiesa e non perché fede e scienza non possano coesistere in un sol uomo.

Non mi sembra che la riproduzione sia un fine quanto un mezzo (con la riproduzione si provano infinite combinazioni diverse) per raggiungere un altro fine: l'informazione intesa come organizzazione sempre migliore a partire dal brodo primordiale.
Comunque se c'è un punto su cui chiesa ed evoluzionismo concordano è proprio la necessità riproduttiva, solo che per la chiesa è fine a sé stessa ("crescete e moltiplicatevi" punto), per la scienza ha un preciso significato.

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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 23:26    Oggetto: Rispondi citando

Riproduzione intesa come continuazione della specie... con evoluzioni e devoluzioni annesse.
Per la chiesa nascita e morte non sono eventi biologici, ma precise volontà divine. La vita fa da anticamera al giudizio finale.
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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 23:42    Oggetto: Rispondi citando

Benny ha scritto:
Riproduzione intesa come continuazione della specie... con evoluzioni e devoluzioni annesse.

Io direi riproduzione come continuazione della "vita" che è materia organizzata, e non certo con un"progresso" rettilineo, ma con alti e bassi visto che è compiuto per tentativi.

Benny ha scritto:
Per la chiesa nascita e morte non sono eventi biologici, ma precise volontà divine. La vita fa da anticamera al giudizio finale.

La chiesa pare pensare a Dio come ad un giocatore di biliardo che è infallibile perché mette le palle in buca una a una e a mano (cioè interferisce continuamente e costantemente con l'andamento dell'universo) il che per me è una vera e propria bestemmia. Se proprio devo immaginare un Dio lo raffigurerei come un giocatore di biliardo perfetto che con un solo colpo di stecca manda tutte le palle in buca, senza dover "barare" ed aggiustare a manina i risultati, continuamente e costantemente.
E se vogliamo esaminare meglio la cosa, alla chiesa conviene che ci siano al mondo pù persone di quanto possano viverci bene e decentemente: più poveri e ignoranti ci sono, più il suo ruolo viene enfatizzato.

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MessaggioInviato: 07 Dic 2006 23:51    Oggetto: Rispondi citando

Iniziamo a muoverci su un terreno scivoloso, non perché sia pericoloso, ma perché è difficile trovare un equilibrio.
Ognuno ha le sue opinioni e nessuno può dimostrare la fondatezza delle proprie o l'infondatezza delle altrui.
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MessaggioInviato: 08 Dic 2006 00:12    Oggetto: Rispondi citando

Benny ha scritto:
Iniziamo a muoverci su un terreno scivoloso, non perché sia pericoloso, ma perché è difficile trovare un equilibrio.
Ognuno ha le sue opinioni e nessuno può dimostrare la fondatezza delle proprie o l'infondatezza delle altrui.

Ma io non voglio dimostrare la fondatezza o meno delle mie argomentazioni, le espongo proprio perché siano esaminate da altri e commentate, così da trarre ispirazione da pensieri discordanti e poter esplorare nuovi sentieri del pensiero che io, nella mia limitatezza, probabilmente non riuscirei a immaginare.

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MessaggioInviato: 08 Dic 2006 00:42    Oggetto: Rispondi citando

axlman ha scritto:
Ma io non voglio dimostrare la fondatezza o meno delle mie argomentazioni

Anche su questo siamo d'accordo.
E' che si può andare avanti all'infinito sull'argomento... poi Silent si lamenta perché gli monopolizziamo il topic.
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MessaggioInviato: 08 Dic 2006 09:52    Oggetto: Rispondi citando

Benny ha scritto:
axlman ha scritto:
Ma io non voglio dimostrare la fondatezza o meno delle mie argomentazioni

Anche su questo siamo d'accordo.
E' che si può andare avanti all'infinito sull'argomento... poi Silent si lamenta perché gli monopolizziamo il topic.

Very Happy Benny, sei ingiusto con axlman e anche con te stesso: perché chiudere qui la discussione che state trattando? Io trovo molto interessante le vostre argomentazioni.
Non le ho ancora commentate perché non ho avuto tempo di farlo (vanno lette molto attentamente, lo meritano tutte quante).
Sono felice se monopolizzate questo topic. Non è mica mio! Il topic è di tutti! Anzi, invito gli altri Mod a farsi vivi, visto che, in tutt'altre faccende affaccendati, non si sono più visti se non nei loro rispettivi ambiti di controllo.
Malgrado la sua infinita gravità, questo argomento, vita, morte, sofferenza, eutanasia, scelta consapevole, potere, dogmi etc. è e rimane meraviglioso! Inoltre, il tema sollevato, aggiunto ed introdotto da Totò è straordinariamente carico di implicazioni che è un peccato lasciare ad altri.

Benny, invito te e tutti gli altri a continuare a scrivere! Non temete di monopolizzare quel che è anche vostro. Io ho solo proposto un argomento, la discussione è vostra.
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Benny
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MessaggioInviato: 08 Dic 2006 10:52    Oggetto: Rispondi

Non ho mai inteso troncare la discussione... diciamo che mi sono preso una pausa di riflessione! Zzz
L'argomento intrippa anche me.
Riprendiamo da dove eravamo rimasti
axlman ha scritto:
Io direi riproduzione come continuazione della "vita" che è materia organizzata, e non certo con un"progresso" rettilineo, ma con alti e bassi visto che è compiuto per tentativi.

Con questo intendi che non sempre la riproduzione va a buon fine?
La natura prevede la nascita, la vita intesa come arco temporale atto al raggiungimento della fertilità, la riproduzione (il più possibile per aver maggiori probabilità di sopravvivenza) e la morte.
Ogni specie ha i suoi tempi e i suoi ritmi, dai pochi giorni di una libellula agli anni dei grandi mammiferi, fino ai secoli di un ulivo (non credo che i vegetali sfuggano a questo "iter")
Resta da capire se con "riproduzione" intendiamo il puro atto di unione del genoma o come sua conseguenza che è creazione di nuova vita.


axlman ha scritto:
La chiesa pare pensare a Dio come ad un giocatore di biliardo che è infallibile perché mette le palle in buca una a una e a mano (cioè interferisce continuamente e costantemente con l'andamento dell'universo) il che per me è una vera e propria bestemmia. Se proprio devo immaginare un Dio lo raffigurerei come un giocatore di biliardo perfetto che con un solo colpo di stecca manda tutte le palle in buca, senza dover "barare" ed aggiustare a manina i risultati, continuamente e costantemente.

A mio modo di vedere le interferenze di Dio nella vita sono ridotte al minimo indispensabile.
Per coerenza, avendoci dato la possibilità di scelta, non ultima quella di credere o non credere in lui, Dio non dovrebbe interferire, e più che altro lo vedo come un giocatore di biliardo che tira a caso e a volte capita che una palla o due vadano in buca. Solo in casi disperati può aggiustare il tiro con la mano... Le palle impazzite siamo noi, che ci affanniamo sul tavolo per raggiungere la buca e cozzando spesso tra noi.
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