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essere uno o essere in due?
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Proserpina
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MessaggioInviato: 07 Set 2008 20:25    Oggetto: essere uno o essere in due? Rispondi citando

Dilemma che da un po' mi perseguita.

Siamo nati per completarci con un altro essere o per imparare a stare in piedi da soli?

La coppia è uno strumento per crescere..per non sentirsi soli o un limite alla scoperta di se stessi?

Se lo chiede una che è stata 21 anni con lo stesso uomo, che prima era un ragazzo e che ora è un ex.

La solitudine spesso ti attanaglia e il desiderio che qualcuno riempia quel vuoto si fa fortissimo.

Ma quel vuoto è parte di te..origina di certo non so da cosa e credo vada capito prima di essere riempito.
Il prezzo che si paga altrimenti è quello di mettere nelle mani di un altro essere umano la tua felicità..ma soprattutto la tua serenità. E alla lunga il rischio è di non incontrare mai..te stesso.

Ma forse è solo l'amarezza a farmi parlare?...

Che ne pensate?
Ma soprattutto..che esperienze avete in merito?
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Ermengarda Categna
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MessaggioInviato: 07 Set 2008 21:27    Oggetto: Rispondi citando

Dolcissima Proserpina, racconta Platone nel Simposio che una volta gli umani erano doppi, ma piche` cosi` erano troppo potenti, gli dei li avevano divisi; da questa operazione erano rimasti incompleti, una meta`un po' differente dall'altra, e ogni meta` alla ricerca della sua pare perduta, per ricomporre il tutto. Credo che la risposta sia tutta li`, bisogna trovare l'elemento con cui ci si completa, non un elemento qualsiasi. A voltae va bene, altre male, o malissimo. Ho statistiche nei due casi, coppie che crescono in armonia e, pur cambiando nel tempo, si rafforzano man mano perche` cabiano insieme; altre coppie che nonn avrebbero mai dovuto formarsi, per quanto si tormentano a vicenda, per quanto divergono in modo sempre piu` inconciliabile.
Non credo ci sia una risposta unica e generale, dal momento che ciascuno di noi e` unico, quindi lo e`, a maggior ragione, ogni coppia. So di certo che la cosa fondamentale in pgni rapporto e` il rispetto reciproco, che per me e` quello che permette a ciascuno dei due elementi di avere la propria dignita` e il proprio spazio vitale pur mantenendo e rinsaldando il rapporto con l'altro; insomma, quello per cui comprendi anche quando il tuo partner vuole stare un po' per conto suo a pensare e lo lsasci in pace per un po' (e, ovviamente, VICEVERSA: anche la reciprocita` e` essenziale...).
Mi dispiace invece che tu passi un momento brutto e provi tanta amarezza; spero che sia una cosa passeggeera. Se ti fa piacere parlarne in privato, non esitare, le Ermengarde sanno ascolatere...
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Proserpina
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Residenza: Sono solo nella tua mente (by Odos)

MessaggioInviato: 07 Set 2008 21:46    Oggetto: Rispondi citando

Ermengarda Categna ha scritto:
Dolcissima Proserpina, racconta Platone nel Simposio che una volta gli umani erano doppi, ma piche` cosi` erano troppo potenti, gli dei li avevano divisi; da questa operazione erano rimasti incompleti, una meta`un po' differente dall'altra, e ogni meta` alla ricerca della sua pare perduta, per ricomporre il tutto. Credo che la risposta sia tutta li`, bisogna trovare l'elemento con cui ci si completa, non un elemento qualsiasi.


Cara e saggia Erme..i momenti difficili fanno crescere e questo è uno di quelli.

Ho aperto questo 3d perchè la mia domanda è davvero..viscerale e non così ovvia come potrebbe sembrare.
Conosco bene la teoria delle due metà di Platone..e non l'ho mai dimenticata.
Nemmeno ora..con quel vuoto attorno che si sente dopo una separazione.
Ho trascorso le mie prime ferie da sola con mio figlio e mi sono chiesta spesso se non era meglio prima...con tensioni ma in compagnia.

Ma pian piano si è fatto spazio il silenzio.
E lì ho gustato mio figlio e me stessa..anche nella sofferenza di quegli inevitabili bilanci che si fanno in questi momenti.

E ho capito che non ho mai sopportato la solitudine.
Che per un po' di compagnia ho accettato compromessi enormi.

E mi sono chiesta...le due metà..per incontrarsi..non devono prima conoscere se stesse veramente?...

Ma per conoscere se stessi..non è meglio stare un po soli?...
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freemind
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MessaggioInviato: 07 Set 2008 22:27    Oggetto: Rispondi citando

E' veramente una domanda difficile quella che poni.
Penso che ci siano persone nate per stare sole e altre per trovare qualcuno che le completi.
Personalmente penso di appartenere alla prima categoria: a volte è dura stare soli, sapere di non avere un punto fisso e non evolvere con qualcuno in modo armonioso... poi però come dici tu mi accorgo che questo vuoto fa parte di me: mi permette di pensare e riflettere in maniera completamente autonoma senza "inquinamenti"; questo mi permette di raggiungere al massimo la concentrazione per capire le cose.

Sei stata 21 anni con una persona indipendentemente che tu sia nata per vivere sola o con qualcuno; ora anche solo per abitudine è dura proseguire da soli. Se effettivamente come me, sei "solitaria" vedrai che le cose miglioreranno. Hai comunque un figlio che sicuramente di darà una mano anche inconsapevole per superare il tutto.
Viceversa se senti che non puoi star sola allora prima o poi ti verrà naturale cercare qualcuno ammesso che qualcuno non cerchi già te.

Purtroppo non sono un gran filosofo, io vivo di numeri e logica, però per la poca esperienza che ho in questo campo quello che ti ho detto prima è tutto vero.
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chemicalbit
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MessaggioInviato: 08 Set 2008 08:21    Oggetto: Rispondi citando

La domanda però non penso vada posta con un "o" secco ("essere uno o essere in due?) " :

non si può essere in due -in coppia- se ciascuno dei i singoli che compongono tal coppia non esiste,

ed essere in coppia non elimina l'essere uno dei suoi componenti.
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MessaggioInviato: 08 Set 2008 11:40    Oggetto: Rispondi citando

secondo me avere qualcuno in cui fare affidamento è importante, però il non essere indipendenti rende deboli...

la tua forza dipenderebbe anche dalle situazioni in cui si trova l'altro e questo implica un non totale controllo della tua stabilità Confused
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 08 Set 2008 14:57    Oggetto: Re: essere uno o essere in due? Rispondi citando

Proserpina ha scritto:
Siamo nati per completarci con un altro essere o per imparare a stare in piedi da soli?

L'uomo, come anche molti altri animali, è un essere sociale.
E, anche solo per un discorso di prosecuzione della specie, non è fatto per restare da solo.

Che poi ci siano persone che stanno anche bene da sole è indubbio.
Ma -credo- siano veramente pochissimi coloro che "vogliono" stare da soli, che "non vogliono" una metà con cui condividere la vita.

Certamente c'è chi sta davvero male in solitudine e chi invece tutto sommato ha un proprio equilibrio.
Così come c'è chi è solo per una sua scelta di estrema selezione e ricerca e chi per tanti altri fattori.
Ma non so quanto esistano davvero i single "per scelta loro".
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OrchidBlues
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MessaggioInviato: 10 Set 2008 16:14    Oggetto: Re: essere uno o essere in due? Rispondi citando

Proserpina ha scritto:


La coppia è uno strumento per crescere..per non sentirsi soli o un limite alla scoperta di se stessi?



Bella questa domanda, e altamente complessa...

Per mia opinione personale io sono una di quelle persone che stanno benissimo da sole ma non lo sono da una vita.
Vuoi per retaggio sociale, vuoi per "imprevisti" durante il mio cammino, non sono mai riuscita a stare da sola nel vero senso della parola.

Considero la coppia, e ribadisco per mia opinione personale, una limitazione alla nostra crescita.
"L'altro/a" ti limita, ti pone nella condizione che non puoi decidere liberamente anche nelle situazioni più semplici quotidiane, figuriamoci se arrivano poi problematiche spiritual/psicologiche...
Perchè trovo che nessuno ha quell'equilibrio che permette all'altro di progredire.

Stare da soli ti permette di porti dei traguardi, di valutare le tue potenzialità, di partire alla scoperta dei tuoi limiti.

E' anche vero che stare da soli non ti porta a condividere con una persona cara i momenti della vita, le emozioni, le gioie e anche i dolori.

Ma se sai stare da solo con te stesso, se non si sente la necessità di dover "condividere" il cammino della nostra vita con un altro essere umano mi da la sensazione di avere "il mondo in una mano".
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 11 Set 2008 16:41    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Dilemma che da un po' mi perseguita.

Siamo nati per completarci con un altro essere o per imparare a stare in piedi da soli?

Siamo nati per stare in piedi da soli e per appoggiarci ad altri. Ma se non stai in piedi da sola sarai solo un peso per entrambi. Prima ci si incontra e poi ci si ama e non viceversa.
Citazione:

La coppia è uno strumento per crescere..per non sentirsi soli o un limite alla scoperta di se stessi?

La coppia è una coppia e può essere tante cose quante sono gli esseri umani. Non devi partire con l'idea di formare una coppia per crescere: altrimenti dove lo metti il tuo partner?
Citazione:

Se lo chiede una che è stata 21 anni con lo stesso uomo, che prima era un ragazzo e che ora è un ex.

E ha aspettato 21 anni per scoprire che non era la partner giusta in quella relazione? Allora è stata fortunata, c'è gente che non se ne accorge nemmeno dopo 50 anni.
Citazione:
La solitudine spesso ti attanaglia e il desiderio che qualcuno riempia quel vuoto si fa fortissimo.

Non è così e lo dichiari subito dopo.
Citazione:

Ma quel vuoto è parte di te..origina di certo non so da cosa e credo vada capito prima di essere riempito.

Riempito, colmato, un pensiero tipicamente femminile che ha origini ancestrali. Non dimenticare che il tuo linguaggio dei sentimenti è femminile, taralo su quello il tuo rapporto senza però dimenticare che il tuo partner ha un linguaggio dei sentimenti diverso dal tuo per via di un diverso immaginario.
La tua pienezza è diversa da quella di un partner e lo sarebbe comunque indipendentemente dal sesso di appartenenza. E quel vuoto non è parte di te ma sei tu. Certo che devi riempirlo e questo è un processo lungo e complesso che dura da quando sei nata. Se riesci a coglierne la bellezza puoi diventare la persona che più facilmente potrai amare. Amare te stessa faciliterà gli altri nell'avventura di amarti,

Citazione:
Il prezzo che si paga altrimenti è quello di mettere nelle mani di un altro essere umano la tua felicità..ma soprattutto la tua serenità. E alla lunga il rischio è di non incontrare mai..te stesso.

Ottima osservazione. Mettere la tua felicità nelle mani di un altro vuol dire farla perdere ad entrambi. La felicità è un'esperienza esclusivamente personale come l'orgasmo, la nascita e fare la pipì quando ti scappa. nessuno può farla al posto tuo.

Citazione:
Ma forse è solo l'amarezza a farmi parlare?...

Non farci queste domande. Sono irrilevanti, avevi cominciato bene, non cercare adesso la nostra pietas.

Citazione:
Che ne pensate?
Ma soprattutto..che esperienze avete in merito?


Quante cose potremmo dire su questa bella serie di osservazioni?
Che la solitudine è una condizione e un sentimento?
Sì ma sarebbe pleonastico.

In realtà Proserpina esprime un disagio ed un desiderio che si sovrappongono traendoci tutti in inganno.

Sì, sicuramente l'amarezza è la molla che ti fa parlare, cara Proserpina. Ti conosco assai poco e poco posso immaginare se non attraverso le cose che inconsapevolmente ci trasmetti attraverso i tuoi interventi: e sono tutte cose molto leggere, sottili e facilmente sovrapponibili con il nostro sentire personale anche a causa della comunanza di sentimenti.

La solitudine è uno stato d'animo quando le prestiamo attenzione ma non è necessariamente la verità del nostro scontento.
Essere soli e sentirsi soli può anche essere piacevole se si ha necessità di raccogliersi intorno ad un nucleo vitale, una ricerca interiore o anche solo una pausa dal brulicare delle relazioni.

Alla fin fine è facile dare delle risposte eleganti a una domanda come questa (sì, perché in fondo il quesito di Proserpina può essere condensato in un unico quesito. "Chi sono io e perché non vengo riconosciuta?") e alla fine non è altro che una spinta narcisistica a farci rispondere. Ci guardiamo in uno specchio di pietra e malgrado ciò ci riconosciamo comunque, anche nell'altro che ci accontenta regalandoci la sua presenza e la sua complicità.
In realtà le relazioni umane sono semplicissime e basate su pochi elementi fondanti. I guai vengono fuori quando le motivazioni profonde non sono del tutto coscienti e le scelte del partner seguono più una forma mascherata di sé stessi che una reale controparte.
L'ideale assoluto o parziale (parzializzato sull'accontentarsi della soddisfazione di solo alcuni elementi fondamentali: la simpatia, l'aspetto fisico, l'attrazione sessuale o una qualsiasi delle solite affinità elettive) può andar bene per una vacanza dal mondo e dal quotidiano ma non può andar bene per sempre. E poi il per sempre è un modo spagliato di intendere una coppia. Esiste infatti (altrimenti a che servirebbe?) l'istituzione del matrimonio per incatenare le persone le une alle altre con reciproco vantaggio. E l'attuale preferenza per le coppie libere in costante ed egoistica esplorazione del partner ideale ne è una prova: le persone hanno bisogno di sognare e una relazione fissata per via istituzionale non permette di sognare.
Ma sognare è una necessità e non possiamo farne a meno. Ovviamente dovremmo sognare categorie gestibili e non sempre è così... Soprattutto se si è figli di generazioni che non hanno mai avuto una vera e propria educazione sentimentale.

Cara e (come giustamente ha detto Ermengarda) dolce Proserpina, hai tutta la mia umana umana comprensione. No so se ascoltare le nostre esperienze personali può servire a capire chi sei in questo momento e che cosa davvero vuoi.
Sì perché l'uomo è una creatura di desiderio e senza di esso il vuoto che proviamo è più forte della fame e della paura. Ci consuma dall'interno.
Vuoi provare a descrivere meglio quello che provi e che pensi di te stessa in questo momento? Forse potranno essere più utili le tue parole, molto più di quanto potrebbero esser utili le nostre. Forse, ascoltando i tuoi moti interiori ti sarà più facile scorgervi le manipolazioni che l'inconscio tenta di operare per ottenere che i suoi semplici desideri siano soddisfatti. Non è una garanzia di soluzione ma almeno potresti smettere di girare intorno al paracarro sbagliato.
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 12 Set 2008 11:18    Oggetto: Rispondi citando

Come al solito, Silent, m'inchino alla tua saggezza...
e alla lucidità di espressione.

Finiti i convenevoli [non di prammatica] ora dico la mia:

La solitudine è uno stato mentale [proprio di tutti], che, in alcuni casi, è rappresentato [per mille e una ragioni] dallo stato fisico.

Se non si è consci di questo, secondo me non si potrà mai crescere.
A questo proposito prendo a prestito le parole di Salvatore Quasimodo, nobel per la letteratura [mica cotica]:

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

E mai verità fu più vera.

Se nella coppia non si vuole ammettere questo, sono d'accordo, la crescita personale sarà "bloccata".
Il silenzio "dentro sé" è presente anche quando intorno regna il caos.
Ritengo inutile demandare a cause esterne, anche solo meramente pratiche, ragioni che da sempre sono in noi e che, forse, siamo i primi a non voler vedere.
Ritengo inoltre che "il blocco" della crescita, dipenda dalla non accettazione che l'altra persona, metà della coppia, sia sola, indipendente da noi e indipendentemente dalla vita in comune e dalla condivisione di maggior parte del tempo e degli interessi in comune.
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Proserpina
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MessaggioInviato: 14 Set 2008 21:28    Oggetto: Rispondi citando

[quote="Silent Runner"]
Citazione:
Dilemma che da un po' mi perseguita.


Citazione:
Ma forse è solo l'amarezza a farmi parlare?...

Non farci queste domande. Sono irrilevanti, avevi cominciato bene, non cercare adesso la nostra pietas.

Citazione:
Che ne pensate?
Ma soprattutto..che esperienze avete in merito?


Quante cose potremmo dire su questa bella serie di osservazioni?
Che la solitudine è una condizione e un sentimento?
Sì ma sarebbe pleonastico.

In realtà Proserpina esprime un disagio ed un desiderio che si sovrappongono traendoci tutti in inganno.

Sì, sicuramente l'amarezza è la molla che ti fa parlare, cara Proserpina. Ti conosco assai poco e poco posso immaginare se non attraverso le cose che inconsapevolmente ci trasmetti attraverso i tuoi interventi: e sono tutte cose molto leggere, sottili e facilmente sovrapponibili con il nostro sentire personale anche a causa della comunanza di sentimenti.


Vuoi provare a descrivere meglio quello che provi e che pensi di te stessa in questo momento? Forse potranno essere più utili le tue parole, molto più di quanto potrebbero esser utili le nostre.


Non cerco la pietas di nessuno. Non mi fa parlare solo l'amarezza.
Caro Silent hai detto delle cose che mi hanno colpito e altre che sento nel profondo che non mi corrispondono.

In particolare quel vuoto intrinseco alla natura femminile..fatto per essere riempito e per ricrearsi..ecco quello mi ha colpita.
Quel vuoto che una relazione amorosa...una gravidanza...un gesto creativo riempiono...

Quel vuoto che è anelito di unione e simbiosi.

Ma la mia ennesima richiesta di un confronto sulle esperienze è autentica..l'ho detto più volte..non mi interessano le teorie.

Ho molto apprezzato Orchid e Feeedmin che hanno parlato di sè.

Descrivere di più quello che provo?...
Ci sono momenti in cui stare sola con me stessa è bellissimo. Momenti in cui provo la sensazione che discrive Orchid di avere la vita nelle mie mani. Altri meno belli in cuoi avrei voglia di qualcuno vicino.

Ma sento nel profondo di me che mai come in questo momento è importante imparare a capire chi sono senza appoggiarmi ad un'altra persona.
Tutto qua...
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MessaggioInviato: 15 Set 2008 07:55    Oggetto: Rispondi citando

Cara Proserpina non ho però compreso bene quali cose ho detto che hanno suscitato in te discordanza.
Non ho interesse a sapere gli affari tuoi ma solo capire che cosa la persona che ha scritto quello che tu hai scritto voleva dirmi.

Se pensi che abbia inteso disegnarti come colei che va cercando l'altrui pietà sappi che non è così. Non l'ho pensato in quel senso. La mia battuta sulla "pietas" era solo un rafforzativo, una sorta di scherzoso incoraggiamento fintamente paternalistico. Ma in quella chiave autoironica voleva essere un invito a non mollare nel tuo intento di interrogarti sul tema.
E altrettanto non intendevo mettere in dubbio l'autenticità della tua richiesta rivolta a tutti, di narrare di sé e delle proprie esperienze.

Avrei potuto risponderti con queste parole in privato ma, data la complessità e delicatezza dell'argomento, ho preferito metterle a disposizione di tutti quelli che, leggendo, potrebbero equivocare - a causa mia - il tuo intento, quell'intento che qui desidero onorare confrontandomi e ascoltando.
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MessaggioInviato: 15 Set 2008 08:17    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:
Cara Proserpina non ho però compreso bene quali cose ho detto che hanno suscitato in te discordanza.
Non ho interesse a sapere gli affari tuoi ma solo capire che cosa la persona che ha scritto quello che tu hai scritto voleva dirmi.

Se pensi che abbia inteso disegnarti come colei che va cercando l'altrui pietà sappi che non è così. Non l'ho pensato in quel senso. La mia battuta sulla "pietas" era solo un rafforzativo, una sorta di scherzoso incoraggiamento fintamente paternalistico. Ma in quella chiave autoironica voleva essere un invito a non mollare nel tuo intento di interrogarti sul tema.



Ormai conoscerai (e non solo tu) la mia suscettibilità.
Ma in questo caso non si tratta tanto di questo quanto del fatto che considero molto importante questo tema e non solo una riflessione intimistica su una mia tappa di vita.
Mai come ora sento i miei limiti nella relazione con l'altro..le mie fragilità e il bisogno di trovare serenità interiore.

A volte mi chiedo se non sarebbe sano per tutti avere la possibilità quotidianamente di starsene totalmente soli in silenzio..

Ma..che ci faccio qui a postare allora?... Wink
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MessaggioInviato: 15 Set 2008 08:53    Oggetto: Rispondi citando

Proserpina ha scritto:
A volte mi chiedo se non sarebbe sano per tutti avere la possibilità quotidianamente di starsene totalmente soli in silenzio..

Ma..che ci faccio qui a postare allora?... Wink

A chi lo dici?

Il fatto è, cara Proserpina che la nostra natura è profondamente sociale.
Il silenzio e la solitudine è utile quando serve a maturare parti di noi in embrione.

Tuttavia accade che entrambe le esigenze si sommino e si sovrappongano. Non è un male condividerle con altri come stai facendo tu.
Se è vero che le donne che appartengono ad un gruppo sociale stabile tendono a sincronizzare la loro ovulazione è altrettanto vero che le persone che si confrontano e si uniscono in gruppi sociali esclusivi (club, comunità virtuali ecc.) tendono ad elaborare lo stesso tipo di tematiche riuscendo così a risolverle distribuendo collettivamente energie e soluzioni.
Quello che stai facendo non è contraddittorio. E' solo un varcare una soglia nella propria consapevolezza.
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MessaggioInviato: 16 Set 2008 11:26    Oggetto: Solitudine e socialità Rispondi citando

Ciao Proserpina
Io non ti vedo come una persona che chiede pietà, (cosa potresti fartene?)
ma come chi è alla ricerca di un equilibrio tra solitudine (meditazione) e
confronto con gli altri (socialità)
E' molto importante stare con gli altri, però ognuno di noi ha bisogno dei
propri spazi, e alcuni psicologi dicono che potersi isolare per un pò aiuta
a non sviluppare nevrosi e problemi, perchè ognuno di noi sente il desiderio di stare un pò con se stesso, anche per riflettere e assimilare
le esperienze vissute.
Io ho sempre avuto il problema della solitudine, e so che trovare un equilibrio non è facile, però se accetti un consiglio: non volere a tutti
i costi stare con qualcuno solo per paura della solitudine, cerca di decidere
a mente fredda, perchè la silitudine può farti fare errori che poi paghi cari,
questo non significa che sarai sola per sempre, ma non scegliere solo
sulla base della paura di restare sola, altrimenti sarai "ricattabile" dal
punto di vista sentimentale. E' un pò come per il sonno: arriva sempre
quando non lo cerchi.
Con affetto
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MessaggioInviato: 16 Set 2008 14:42    Oggetto: Re: Solitudine e socialità Rispondi citando

celestia ha scritto:
Ciao Proserpina

ma non scegliere solo sulla base della paura di restare sola, altrimenti sarai "ricattabile" dal
punto di vista sentimentale.


ciao Celestia..è vero..ricattabile dal punto di vista sentimentale..delicata faccenda..I racatti sentimentali iniziano da quando siamo bambini:"Se non sei come io vorrei non ti voglio più bene", continuano da adolescenti quando vuoi farti accettare dal gruppo dei pari e si perpetuano da adulti.

Dinamiche perverse che ci metti anni a scorgere..anni a capire come uscirne per poi scoprire..che sono il latte di cui ti sei nutrito.

Penso spesso che il nostro stile di relazione è la manifistazione del veleno emozionale con cui siamo stati cresciuti e dell'antidoto che abbiamo trovato per non morire intossicati.

Potrei portare un sacco di esempi ma credo che i più capiscano.

Quindi si alla solitudune anti nevrosi ma attenzione...appena metto fuori il naso se nella solitudine non sono cresciuta sbatto addosso al paracarro di Silent...e il naso me lo rompo...e quel poco di fiuto che avevo lo perdo Rolling Eyes .
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MessaggioInviato: 17 Set 2008 10:34    Oggetto: Rispondi citando

Sbonk Non sapevo di essere un paracarro.

Vuoi invitarmi a farmi più gli affari miei e non cercare di risponderti elargendo consigli discutibili sull'essere o sul fare? Wink
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MessaggioInviato: 17 Set 2008 10:51    Oggetto: Consigli Rispondi citando

@ Silent
Perchè dovresti essere un paracarro?
Io, in buona fede, penso che Proserpina scherzava, non ho visto un
doppio senso nelle sue parole, ma solo un tentativo, per altro riuscito,
di riportare il tono scherzoso nella conversazione.
Poi non so, può darsi che mi sbaglio, ma se avesse detto a me la avrei
presa bene, diciamo che la prendo per una battuta al 99%.
Ciao
Celestia



"La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione" SENECA
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MessaggioInviato: 17 Set 2008 11:11    Oggetto: Re: Consigli Rispondi citando

celestia ha scritto:
@ Silent
Perchè dovresti essere un paracarro?
Io, in buona fede, penso che Proserpina scherzava, non ho visto un
doppio senso nelle sue parole, ma solo un tentativo, per altro riuscito,
di riportare il tono scherzoso nella conversazione.
Poi non so, può darsi che mi sbaglio, ma se avesse detto a me la avrei
presa bene, diciamo che la prendo per una battuta al 99%.
Ciao
Celestia



"La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione" SENECA


Cara tenera Celestia ti ringrazio per la sollecitudine. Voglio tranquillizzarti perché va tutto bene. Probabilmente non sei ancora abituata al nostro modo discorrere e di porre le questioni. Ma non preoccuparti, fra un po' riuscirai a distinguere meglio gli scambi di battute dalle cose dette in tono incollerito.
Non ci sono problemi con Proserpina così come non ce ne sono con te.
La battuta di Proserpina meritava una risposta altrettanto divertita con l'aggiunta di un po' di autoironia.
Anche Silent si prende in giro ogni tanto. Altrimenti infeltrisce.

Comunque rilassati, non stiamo bisticciando.
Wink
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Residenza: Sono solo nella tua mente (by Odos)

MessaggioInviato: 17 Set 2008 20:22    Oggetto: Rispondi

Silent Runner ha scritto:
Sbonk Non sapevo di essere un paracarro.

Vuoi invitarmi a farmi più gli affari miei e non cercare di risponderti elargendo consigli discutibili sull'essere o sul fare? Wink


sai bene che non è così... Wink
@Celestia: il paracarro non è Silent ma una specie di "schema" automatico di pensiero e comportamento che ad un certo punto è necessario spezzare.
Se metto sempre il pilota automatico nella mia vita prima o poi sbatterò addosso a qualcosa...ma se mi accorgo che sono cambiata magari...il paracarro lo schivo!
Paracarro=tendenza autolesionista marcatamente sviluppata nel sesso femminile. Bisogno di conferme fuori da sè, d'amore e di stima che ti impedisce di vedere te stesso e l'altro....Pensiero frutto...di una serie di capocciate! Confused
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