Registrato: 29/02/08 22:32 Messaggi: 4396 Residenza: Riverside House
Inviato: 27 Gen 2009 11:17 Oggetto: Shoah, è il giorno della Memoria.
Per non dimenticare:
Arringa per la mia terra (Herbert Pagani)
Di passaggio a Fiumicino sento due turisti dire, sfogliando un giornale: "Fra guerre e attentati non si parla che di ebrei, che scocciatori?".
È vero, siamo dei rompiscatole, sono secoli che rompiamo le balle all?universo. Che volete. Fa parte della nostra natura.
Ha cominciato Abramo col suo Dio unico, poi Mosè con le Tavole della Legge, poi Gesù con l?altra guancia sempre pronta per la seconda sberla, poi Freud, Marx, Einstein, tutti esseri imbarazzanti, rivoluzionari, nemici dell?ordine.
Perché? Perché l?ordine, quale che fosse il secolo, non poteva soddisfarli, visto che era un ordine dal quale erano regolarmente esclusi; rimettere in discussione, cambiare il mondo per cambiare destino, questo è stato il destino dei miei antenati; per questo sono sempre stati odiati da tutti i paladini dell?ordine prestabilito.
L?antisemita di destra rimprovera agli ebrei di aver fatto la rivoluzione bolscevica. È vero. C?erano molti ebrei nel 1917. L?antisemita di sinistra rimprovera agli ebrei di essere i proprietari di Manhattan, i gestori del capitalismo? È vero ci sono molti capitalisti ebrei.
La ragione è semplice: la cultura, la religione, l?idea rivoluzionaria da una parte, i portafogli e le banche dall?altra sono stati gli unici valori mobili, le sole patrie possibili per quelli che non avevano una patria.
Ora che una patria esiste, l?antisemitismo rinasce dalle sue ceneri, o meglio, scusate, dalle nostre, e si chiama antisionismo. Prima si applicava agli individui, adesso viene applicato a una nazione.
Israele è un ghetto, Gerusalemme è Varsavia.
Chi ci assedia non sono più i tedeschi ma gli arabi e se la loro mezzaluna si è talvolta mascherata da falce era per meglio fregare le sinistre del mondo intero.
Io, ebreo di sinistra, me ne sbatto di una sinistra che vuole liberare gli uomini a spese di una minoranza, perché io faccio parte di questa minoranza.
Se la sinistra ci tiene a contarmi fra i suoi non può eludere il mio problema.
E il mio problema è che dopo le deportazioni in massa operate dai romani nel primo secolo dell?era volgare, noi siamo stati ovunque banditi, schiacciati, odiati, spogliati, inseguiti e convertiti a forza.
Perché? ?perché la nostra religione, cioè la nostra cultura erano pericolose.
Qualche esempio? Il giudaismo è stato il primo a creare il sabato, il giorno del Signore, giorno di riposo obbligatorio. Insomma il week-end.
Immaginate la gioia dei faraoni, sempre in ritardo di una piramide.
Il giudaismo proibisce la schiavitù.
Immaginate la simpatia dei romani, i più grossi importatori di manodopera gratuita dell?antichità.
Nella Bibbia è scritto: "La terra non appartiene all?uomo, ma a Dio"; da questa frase scaturisce una legge, quella della estinzione automatica dei diritti di proprietà ogni 49 anni.
Vi immaginate la reazione dei papi del medioevo e degli imperatori del Rinascimento?
Non bisognava che il popolo sapesse.
Si cominciò quindi col proibire la lettura della Bibbia, che venne svalutata come Vecchio Testamento.
Poi ci fu la maldicenza: muri di calunnie che divennero muri di pietra: i ghetti.
Poi ci furono l?indice, l?inquisizione e più tardi le stelle gialle.
Ma Auschwitz non è che un esempio industriale di genocidio.
Di genocidi artigianali ce ne sono stati a migliaia.
Mi ci vorrebbero dieci giorni solo per fare la lista di tutti i pogrom di Spagna, Russia, Polonia e Nord Africa.
A forza di fuggire, di spostarsi, l?ebreo è andato dappertutto. Si estrapola il significato e eccoci giudicati gente di nessun posto.
Noi siamo in mezzo ad altri popoli come gli orfani affidati al brefotrofio.
Io non voglio più essere adottato, non voglio più che la mia vita dipenda dall?umore dei miei padroni di casa, non voglio più affittare una cittadinanza, ne ho abbastanza di bussare alle porte della storia e di aspettare che mi dicano: "Avanti!".
Stavolta entro e grido; mi sento a casa mia sulla terra e sulla terra ho la mia terra. Perché l?espressione terra promessa deve valere per tutti i popoli meno che per quello che l?ha inventata? Che cos?è il sionismo? ?si riduce a una sola frase: l?anno prossimo a Gerusalemme.
No, non è lo slogan di qualche club di vacanza; è scritto nella Bibbia, il libro più venduto e peggio letto del mondo.
E questa preghiera è divenuta un grido, un grido che ha più di duemila anni, e i padri di Cristoforo Colombo, di Kafka, di Proust, di Chagall, di Marx, di Einstein, di Modigliani, e di Woody Allen l?hanno ripetuta, questa frase, almeno una volta all?anno: il giorno della Pasqua.
Allora il sionismo è razzismo?
Ma non fatemi ridere.
Il sionismo è il nome di una lotta di liberazione e come ogni movimento democratico ha le sue destre e le sue sinistre.
Nel mondo ciascuno ha i suoi ebrei.
I francesi hanno i còrsi, i lavoratori algerini; gli italiani hanno i terroni e i terremotati; gli americani hanno i negri, i portoricani; gli uomini hanno le donne; la Società ha i ladri, gli omosessuali, gli handicappati.
Noi siamo gli ebrei di tutti.
A quelli che mi chiedono: "e i palestinesi?" Rispondo "io sono un palestinese di duemila anni fa, sono l?oppresso più vecchio del mondo, sono pronto a discutere con loro ma non a cedergli la terra che ho lavorato.
Tanto più che laggiù c?è posto per due popoli e due nazioni".
Le frontiere le dobbiamo disegnare insieme.
Tutta la sinistra sionista cerca da trent?anni degli interlocutori palestinesi, ma l?OLP, incoraggiata dal capitale arabo e dalle sinistre europee, si è chiusa in un irredentismo che sta costando la vita a tutto un popolo, un popolo che mi è fratello, ma che vuole forgiare la sua indipendenza sulle mie ceneri.
C?è scritto sulla carta dell?OLP: "verranno accettati nella Palestina riunificata solo gli ebrei venuti prima del 1917"
A questo punto devo essere solidale con la mia gente.
Quando gli arabi mi riconosceranno, mi batterò insieme a loro contro i nostri comuni oppressori.
Ma per oggi la famosa frase di Cartesio penso, dunque sono non ha nessun valore.
Noi ebrei sono cinquemila anni che pensiamo e ci negano ancora il diritto di esistere.
Oggi, anche se mi fa orrore, sono costretto a dire mi difendo, dunque sono.
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Questo testo fu scritto nel novembre del 1975, all?indomani della vergognosa mozione ONU che assimilava il sionismo al razzismo.
Herbert lo diffuse l?11 novembre 1975, dai microfoni dell?emittente Europe 1, e, nell?aprile 1976, alla televisione francese.
importante è Primo Levi:
Nel corso di quei pochi giorni,intorno a me si era verificato un mutamento vistoso.Era stato l'ultimo grande colpo di falce,la chiusura dei conti:i moribondi erano morti,in tutti gli altri la vita ricominciava a scorrere tumultuosamente.Fuori dai vetri,benchè nevicasse fitto,le funeste strade del campo non erano più deserte,brulicavano di un viavai alacre,confuso e rumoroso,che sembrava fine a se stesso.Fino a tarda sera si sentivano risuonare grida allegre o iraconde,richiami,canzoni.Ciononostante la mia attenzione,e quella dei miei vicini di letto,raramente riusciva ad eludere la presenza ossessiva,la mortale forza di affermazione del più piccolo ed inerme fra noi,del più innocente,di un bambino,di Hurbinek.
Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva un nome:quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi,forse da una delle donne,che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva.Era paralizzato dalle reni in giù, aveva le gambe atrofiche, sottili come stecchi; ma i suoi occhi, persi nel viso triangolare e smunto, saettavano terribilmente vivi, pieni di richiesta, di asserzione,della volontà di scatenarsi, di rompere la tomba del mutismo.La parola che gli mancava,che nessuno si era curato curato di insegnargli,il bisogno della parola,premeva col suo sguardo con urgenza esplosiva: era uno sguardo selvaggio ed umano ad un un tempo, anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era carico di forza e di pena.Nessuno,salvo Henek:era il mio vicino di letto,un robusto e florido ragazzo ungherese di quindici anni.Henek passava accanto alla cuccia di Hurbinek metà delle sue giornate.Era materno più che paterno:è assai probabile che,se quella nostra precaria convivenza si fosse protratta al di là di un mese,da Henek Hurbinek avrebbe imparato a parlare;certo meglio che delle ragazze polacche,troppo tenere e troppo vane,che lo ubriacavano di carezze e di baci,ma fuggivano la sua intimità.
Henek invece, tranquillo e testardo, sedeva accanto al-la piccola sfinge, immune alla potenza triste che ne ema-nava; gli portava da mangiare, gli rassettava le coperte, loripuliva con mani abili, prive di ripugnanza; e gli parlava,naturalmente in ungherese, con voce lenta e paziente.Dopo una settimana, Henek annunciò con serietà, masenza ombra di presunzione, che Hurbinek «diceva unaparola». Quale parola? Non sapeva, una parola difficile,non ungherese: qualcosa come «mass-klo», «matisklo».Nella notte tendemmo l'orecchio: era vero, dall'angolodi Hurbinek veniva ogni tanto un suono, una parola.Non sempre esattamente la stessa, per verità, ma era cer-tamente una parola articolata. O meglio, parole articola-te leggermente diverse, variazioni sperimentali attorno a un tema, a una radice, forse a un nome.Hurbinek continuò finché ebbe vita nei suoi esperi-menti ostinati.
Nei giorni seguenti, tutti lo ascoltavanoin silenzio, ansiosi di capire, e c'erano fra noi parlatori di tutte le lingue d'Europa: ma la parola di Hurbinek rima-se segreta. No, non era certo un messaggio, non una ri-velazione: forse era il suo nome, se pure ne aveva avutouno in sorte; forse (secondo una delle nostre ipotesi) vo-leva dire «mangiare», o «pane»; o forse «carne» in boe-mo, come sosteneva con buoni argomenti uno di noi,che conosceva questa lingua.Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Au-schwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che cheaveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respi-ro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini,da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek,il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era purestato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinekmorí ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non re-dento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso que-ste mie parole.
Registrato: 31/03/08 16:20 Messaggi: 2418 Residenza: torino
Inviato: 27 Gen 2009 18:56 Oggetto:
Ranger_Trivette ha scritto:
ma avete letto del vescovo che sostiene che il genogidio ebraico non sia mai avvenuto?
bisognerebbe prendere tutti i preti e i cattolici e sterminarli, lasciandolo solo in vita e poi far finta che non sia mai successo nulla...
Lo sostengono anche integralisti islamici e neonazi sparsi qual e la` nel mondo, nonostante i reportages fotografici scattati dagli alleati entrando nei campi alla fine della guerra con il preciso proposito di documentare tanta barbarie per la posterita`. Il revisionismo e` strisciante e pericolosissimo. E la madre dei cretini e`, come noto, sempre incinta!
?Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l?eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. [?]
Elie Wiesel - "La Notte"
Per tutti coloro che non dimenticheranno mai quella terribile notte nella storia dell'umanità.
Per tutti coloro che, come mio il mio adorato nonno, hanno sempre lottato perchè il ricordo di quella notte non morisse mai..
Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°
Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24079 Residenza: Pianeta Terra
Inviato: 28 Gen 2009 13:16 Oggetto:
Grazie Riverside, per aver aperto nel caffè, sempre pieno di grullaggini, un 3D come questo, al di là della retorica che si accompagna solitamente a questo genere di cose.
Commento oggi, il giorno dopo il giorno della memoria per suggerire che la memoria non è di un giorno solo.
O meglio non dovremmo ricordare un solo giorno, tutti compìti davanti ad un altare di parole e commemorazioni ma dovremmo usare la nostra immaginazione per provare a sostituire la nostra attenzione di un giorno con una riflessione costante su quello che siamo e su quello di cui siamo stati capaci come specie e tutto questo orrore scaturisce da semplici categorie che ci siamo inventati per dividere questi da quelli.
Temo però che già questo mio intervento si aggiunga agli altri a gonfiare il cestino dei buoni propositi.
Il giorno della memoria per me è ogni giorno. Così come ogni giorno ricordo di fare le cose che mi rendono umano.
Esiste poi una componente del fare e del non reagire che ci appartiene come individui e come comunità. E' a mio avviso solo lì che la memoria deve essere mantenuta. Se mostruose abominazioni come il nazifascismo hanno potuto esplodere incendiando l'Europa la responsabilità è anche delle masse e non solo dei singoli individui. Il termine Olocausto è purtroppo usato impropriamente: ha significato di "sacrifico a Dio" ma qui non c'è stato nessun sacrificio, bensì un massacro ordito per giustificare vaneggiamenti e bisogni di singole personalità disturbate alle quali si sono aggregate con le loro morbose manie, individui borderline, vaneggiamenti che sono diventati la giustificazione di pochi sulla pelle di tutti.
Quando si parla di Olocausto si pensa ad un popolo connotato di religiosità vicina ma estranea alla nostra, unpopolo che è diventato vittima di una follia assurda mentre ad essere massacrate sono state anche altre categorie più vaghe ma non meno irritanti quali omosessuali, zingari e oppositori politici.
Non esiste un giorno della memoria che evochi questi altri fantasmi con altrettanta attenzione e senso dell'orrore. E questa srrana "diemnticanza o sottocategorizzazione mi appare ogni volta meno ragionevole. Lo so che è difficile fare i conti con questa gigantesca sciagura. Ma la sua continua evocazioni inoccasioni istituzionalizzate nonfa altro che provocare in alcuni di noi irritazione, fastidio o indifferenza.
E anche questo in qualche maniera è comprensibile. Molti di noi non hanno altro modo per rimuovere l'impossibilità di comprendere questo assurdo. Perché assurdo è il solo termine che si può accostare a quelle demenzialità pretestuose che sono state le leggi razziali. La loro origine non è occasionale, ancora oggi serpeggiano idee e volontà che vorrebbero in qualche modo, riproporre in modo edulcorato, leggi che dividano gli uomini in base alla appartenenza etnica e culturale, ricacciandoli semplicemente al loro paese di origine senza tenere conto che i confini del mondo si stanno facendo sempre più provvisori e indistinguibili.
E fin da bambino ho colto in questo paradosso, la percezione di un mondo alla rovescia dove gli adulti preferivano credere a grandi bugie piuttosto che fare i conti con piccole realtà e più le bugie, le bufale, come si dice oggi, erano grandi, più avevano presa sulla gente e sull'immaginario collettivo nel quale la gente poneva la giustificazione di simili idee. Veniva così a crearsi un consenso collettivo che poteva essere sostenuto o almeno non contrastato dall'indifferenza e dal conformarsi alla volontà comune, alla maggioranza della popolazione in grado di esprimere un consenso. E così l'idea più idiota poteva assurgere a pensiero unico e distruggere decenni se non secoli di civiltà.
Sono nato nel secolo breve e l'ho visto morire per vederlo reincarnarsi un una vecchia Era dove tutto sembra precipitare all'indietro, mosso dalla paura e dalla voglia di conformarsi a qualcosa che venga dall'alto e ci tolga la responsabilità di pensare, di decidere. E la nostra rabbia la dobbiamo sfogare contro chi ci è più vicino, e le famiglie uccidono più della criminalità organizzata, e la morte, invece di venire accettata come naturale evento inevitabile, viene osteggiata da politici assurdamente interessati al corpo di una ragazza morta cerebralmente, le cui icone giovanili vengono proiettate davanti alle nostre coscienze come santini da venerare con una morbosità inaudita rimuovendo la realtà di una tragedia che non si vuole ammettere.
Perché la paura della morte debba generare altrettanta morte congelandola nel presente sarebbe troppo complicato e lungo da spiegare in questo contesto. E così mi viene spontaneo accostare quei corpi nudi e scheletrici accatastati come stracci in una buca a cielo aperto, con gli uomini (curiosi? Militari? Addetti alla rimozione delle salme?) in piedi, in posa, come davanti ad un qualsiasi animale abbattuto in caccia o il rottame di qualche biplano circondato dagli spettatori dell'incidente in una foto color seppia, una foto che attenua la tragedia della morte perché non è più memoria ma didascalia, traccia, graffito paleolitico che non fa certo immaginare la vita grama di chi lo ha tracciato e la sua morte probabilmente tragica di stenti o di predazione.
Strano come la shoah mi faccia venire alla mente il corpo ridotto a larva di Eluana, vittima di stramberie pseudoetiche e voglie di apparire, di esserci in tivù a tuonare a salvaguardia di qualcosa, così come le stramberie pseudoscientifiche sulla razza giustificarono l'immenso errore imperdonato della persecuzione degli ebrei come se essere ebrei fosse definibile a priori tracciando un profilo fisiognomico e un destino improvvisamente ingiustificato tanto da volerlo cancellare perché nemico del mondo.
Direte che il paragone non regge e che la morte di milioni di ebrei non può essere paragonata alla morte impossibile di una ragazza rimasta imprigionata in un'idea altrui. E in effetti è così anche se resta un fatto ineludibile. Quei milioni di ebrei erano uomini donne e bambini singoli, unici ed irripetibili. Avevano molto più di un nome, avevano la loro individualità che si è espressa in ciascuno di loro, anche nel singolo procedere del loro destino, accomunato solo per facilitare ai carnefici il compito che si erano preposti e ancora oggi, accomunati per celebrarli tutti insieme ricordando la loro tragedia, ma in qualche modo annullandoli di nuovo in una massa indistinta e in un nome che ne identifica l'etnia ma non l'individualità. Per nessuno di loro c'è stato "l'accanimento terapeutico" che ne volesse ricordare il nome o la storia personale per consolarci del nostro essere in fondo scampati da qualcosa.
Vorrei ma non posso ricordarli tutti, vorrei conoscerli personalmente e scusarmi con loro per non esserci stato quando avevano bisogno di essere ricordati anche se è una colpa che non si può attribuire a nessuno perché ci è impossibile essere presenti ad ogni vita, ogni evento e ogni epoca.
Questi fantasmi senza nome e senza particolari evidenze che ci aiutino a distinguerli l'uno dall'altro, i bambini dalle ragazze, gli anziani dalle donne, madri, fratelli cugini, sorelle, uomini miserabili e ricchi, poveri malati mentali e menti eccelse, maestri e massaie, tutti fusi in un unico corpo dalle molte braccia come un puntaspilli che non puoi abbracciare. Quanti sono gli uomini, gli appartenenti alla specie Homo sapiens che sono vissuti su questo pianeta? Le stime parlano di circa 180 miliardi di individui e, salvo l'ultima mandata di viventi fra i quali ci siamo anche noi, sono tutti morti.
Dunque, quei pochi milioni di morti uccisi in una guerra senza senso possono avere un volto più preciso? E' buffo come in qualche modo onoriamo Ötzi, la mummia del Similaun, ne conosciamo tutti i particolari, dai tatuaggi al cibo che ha mangiato prima di morire, dalle abitudini di cacciatore, alle malattie, la probabile storia mentre ignoriamo la storia di milioni di individui molto più vicini a noi nel tempo, tutti conglomerati in un unico blocco che chiamiamo olocausto. Il giorno della memoria finisce dunque legittimare solo il ricordo della morte, non della vita, dei sogni, delle speranze, degli amori, delle fortune, delle paure, delle grandezze e delle meschinità di queste persone uccise dai nazifascisti. Insistente mi rimane l'idea che tutto questo abbia un senso distorto, un ricordare per dimenticare. E questo in qualche modo profondamente mi rattrista. La mia memoria è una lapide che oscura il volto dei viventi uccisi. Il loro sangue non ha alcuno scopo, è stato versato senza che ne sia scaturito altro che l'opportunità di ricordare ai fanatici che ancora oggi inneggiano al nazifascismo o che negano l'olocausto come quell'infelice vescovo oggi alla ribalta della cronaca, è stato versato senza che il nostro ricordarlo in cerimonie giornaliere ci renda migliori e meno soggetti al rischio di tacere davanti ad altri genocidi?
Voglio sperare di no ma non ne avrò mai la certezza.
Sono d'accordo con Silent la memoria non era solo ieri.
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Allora ieri sera ho visto il noto film il Pianista mi ha fatto molto riflettere.I tedeschi non si limitavano ad uccidere ebrei ma rom,gay e persone con handicap.
Non capisco come degli ignoranti possano smentire ciò.
Senza tralasciare le rappresaglie dopo la caduta di Mussolini
Registrato: 29/02/08 22:32 Messaggi: 4396 Residenza: Riverside House
Inviato: 29 Gen 2009 14:17 Oggetto:
Ed ecco qui un nuovo imbecille:
(29 gennaio 2009) Dal sito di Repubblica)
Citazione:
Frasi shock di don Floriano Abrahamowicz, rappresentante dei tradizionalisti a Treviso.
Contro la riammissione del vescovo Williamson, salta l'appuntamento con la comunità ebrea.
Prete lefebvriano: "Camere a gas per disinfettare".
TREVISO - "Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione".
Sono parole shock quelle pronunciate, in un'intervista alla Tribuna di Treviso, da don Floriano Abrahamowicz, capo della comunità lefebvriani del Nordest.
Le dichiarazioni del religioso - che rifiuta di definirsi antisemita - riaccendono la polemica sul negazionismo dopo il mea culpa pronunciato dal leader del movimento tradizionalista Bernard Fellay addolorato dalle parole di monsignor Williamson.
Le acque che le parole del Papa hanno tentato di placare, ritornano a farsi agitate.
In segno di protesta per la riammissione nella Chiesa del vescovo negazionista, il rabbinato capo di Israele ha cancellato l'incontro con funzionari cattolici previsto a Roma per il prossimo marzo.
E le parole di don Floriano Abrahamowicz non aiutano il dialogo. Smentendo Benedetto XVI che nell'udienza generale di ieri ha ricordato la Shoah e "l'eccidio efferato di milioni di ebrei, vittime innocenti", il religioso trevigiano mette in dubbio il genocidio di sei milioni di ebrei: "I numeri - spiega il religioso - derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione.
Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere?"
E le camere a gas? "Sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no".
Il sacerdote della Fraternità San Pio X rilancia le tesi negazioniste del vescovo Richard Williamson convinto che "nessun ebreo è stato ucciso nelle camere a gas", e che hanno ragione i revisionisti quando calcolano che le vittime della Shoah non superano "i 200-300 mila".
Ma rifiuta la definizione di "antisemita" don Floriano - "Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche" - e difende il vescovo Williamson riabilitato dopo la scomunica del 1988: "Tutta la polemica sulle sue esternazioni, è solo una grande strumentalizzazione".
Registrato: 29/02/08 22:32 Messaggi: 4396 Residenza: Riverside House
Inviato: 29 Gen 2009 16:25 Oggetto:
mdweb ha scritto:
ma cosa ha questa gente nella testa?
La risposta è una sola: non hanno testa
Questo signore (che con altri era stato scomunicato da Wojtyła, scomunica che è stata cancellata dal Pastore Tedesco), intervistato da una nota trasmissione televisiva (indovina quale), ha affermato che Erich Priebke (meglio conosciuto come il Boia delle Fosse Ardeatine), colui che esegui l'ordine di Kappler per l'esecuzione di 335 ostaggi, da fucilare per rappresaglia dopo l'attacco che i Gruppi d'azione patriottica (GAP) fecero ai danni di una compagnia del battaglione "Bozen" in via Rasella, non era un boia
E, fino a quando il Sig. Santoro darà voce e credito a persone come queste, io mi riterrò libero di pensare che il Sig. Santoro sia un antisemita e negazionista della peggior specie (non è necessario essere di estrema destra per essere un nazista dell'ultima ora).
Registrato: 12/03/08 14:11 Messaggi: 7030 Residenza: Casa mia
Inviato: 29 Gen 2009 17:25 Oggetto:
Riverside ha scritto:
E, fino a quando il Sig. Santoro darà voce e credito a persone come queste, io mi riterrò libero di pensare che il Sig. Santoro sia un antisemita e negazionista della peggior specie (non è necessario essere di estrema destra per essere un nazista dell'ultima ora).
Dobbiamo ricordare che anche i comunisti hanno commessi gravi crimini contro l'umanità, e che in pochi ne sono a conoscenza perchè sui libri di scuola non se ne parla?
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