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Ritorno al nucleare? Si, no, forse... vedremo...
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bdoriano
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MessaggioInviato: 22 Feb 2010 23:01    Oggetto: Ritorno al nucleare? Si, no, forse... vedremo... Rispondi

dopo le elezioni regionali, ovviamente!
Le Monde (Francia) ha scritto:
La construction de nouvelles centrales nucléaires en Italie met la droite en porte-à-faux avant les élections régionales

La construction de nouvelles centrales nucléaires en Italie, suspendue depuis le référendum abrogatif de 1987 devait être, selon le gouvernement, une "formalité". Prudent, le président du conseil, Silvio Berlusconi, a toutefois repoussé l'annonce du choix des huit futurs sites après les élections régionales du 28 ou 29 mars qui doivent renouveler les gouverneurs dans treize des vingt régions. Il a aussi assuré les habitants et les communes concernés qu'ils se verraient offrir des avantages financiers.

Malgré cette précaution, le thème de l'atome s'est imposé dans la campagne électorale. L'incertitude sur l'implantation des huit centrales, dont les quatre premières pourraient être mises en activité en 2020, n'a pas résisté longtemps.

L'Italie, traversée par la chaîne des Apennins et soumise a de fréquents tremblements de terre, offre peu de choix. En 1979, le Comité national pour l'énergie nucléaire (CNEN) avait identifié 45 communes, concentrées le long du Pô et sur le littoral, présentant les caractéristiques compatibles du point de vue sismique, hydrologique et démographique. Trente ans après, cette liste reste valable.

Autrefois divisée sur le nucléaire, la gauche se bat aujourd'hui contre son retour. La droite, elle, se retrouve en pleine contradiction. Un à un, ses candidats déclarent leur hostilité à la construction d'une centrale dans leur région quand bien même certains y étaient favorables.

De la Lombardie aux Pouilles, c'est le même refrain : les aspirants gouverneurs ne veulent pas voir l'installation des centrales durant leur mandat. Si 35 % des Italiens étaient favorables au nucléaire en 1991, ils étaient 53 %, en 2009, selon l'institut SWG. Cette augmentation ne garantit pas pour autant un succès électorale sur cette thématique.

Contestation inutile

L'exemple le plus éclairant est celui du ministre de l'agriculture, Luca Zaia, qui devrait, presqu'à coup sûr, offrir la riche région de Vénétie à son parti, la Ligue du Nord ; lors des élections régionales. Selon lui, la Vénétie - où le CNEN avait identifié quatre sites possibles en 1979 - a déjà beaucoup contribué à l'effort énergétique de l'Italie. Elle est devenue autosuffisante. Le ministre qui s'est prononcé en faveur du nucléaire au sein du gouvernement explique que sa région présente des "caractéristiques touristiques" qui ne la disqualifient pas pour abriter ce type d'installation.

Quelle différence avec le refus des régions dirigées par la gauche dont trois ont fait voter des lois ad hoc pour empêcher le retour du nucléaire ? "La gauche fait de l'idéologie, balaye l'entourage de M. Zaia. La Ligue a montré que lorsque nous décidons de faire quelque chose nous le faisons. Mais là, il y a un empêchement majeur."

En s'appuyant à outrance sur la défense de l'identité du territoire, la Ligue est devenue porteuse d'une forme de sensibilité écologique qui plaît à ses sympathisants. Le député Giovanni Fava reconnaît que "les militants ne sont pas tous convaincus de la nécessité du retour au nucléaire". Pour lever leurs réticences, il propose un autre argumentaire. "L'Italie, explique-t-il, est trop dépendante énergétiquement de régimes peu démocratiques. Seul l'atome nous délivrera de ces relations diplomatique compromettantes."

Le Latium est une autre région où la probabilité d'installer une centrale est forte. L'ancienne commissaire européenne Emma Bonino y affronte sa rivale de droite Renata Polverini. Mme Bonino a fait connaître son refus de l'atome, imitée, vendredi 12 février, par sa concurrente. Elle aussi a expliqué que la région était "déjà autosuffisante d'un point de vue énergétique" et qu'elle n'avait donc pas vocation à contribuer à l'approvisionnement du reste du pays.

Cette fronde des candidats reste toutefois rhétorique et électoraliste. Si les régions bénéficient de larges compétences, notamment en matière de transports de l'énergie, le gouvernement a prévu de passer outre leurs réticences. Un article de loi stipule en effet que l'Etat peut déclarer les futurs sites "zone d'intérêt stratégique", comme il l'avait fait pour l'installation de l'incinérateur d'ordures de Naples. Cette procédure rend alors inutile toute contestation.

Pour l'association de défense de l'environnement Legambiente, "les contradictions de la droite sont le signe de son incohérence". "Le choix du nucléaire de l'Italie vient trop tard, explique Stefano Ciafano, directeur scientifique de l'association. Les problèmes des déchets, des coûts et des risques restent entiers. En 2030 lorsque les huit centrales de 3e génération seront en activité, leur technologie sera dépassée."
Philippe Ridet

Traduzione a cura di Italia dall'estero:
Citazione:
In Italia, la costruzione di nuove centrali nucleari destabilizza la destra prima delle elezioni regionali

La costruzione di nuove centrali nucleari in Italia, sospesa dal referendum abrogativo del 1987 doveva essere, secondo il governo, una “formalità”. Prudentemente, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha tuttavia rinviato l’annuncio della scelta degli otto futuri siti a dopo le elezioni regionali del 28 o 29 marzo che devono eleggere i governatori in tredici Regioni su venti. Ha anche assicurato agli abitanti ed ai comuni coinvolti che avranno vantaggi finanziari.

Malgrado questa precauzione, il tema dell’energia nucleare si è imposto nella campagna elettorale. L’incertezza sull’installazione delle otto centrali, le prime quattro delle quali potrebbero essere messe in funzione nel 2020, non ha resistito a lungo.

Attraversata dalla catena degli Appennini e soggetta a frequenti terremoti, l’Italia offre poche scelte. Nel 1979, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN) aveva identificato 45 comuni, concentrati lungo il Po e sul litorale, che presentavano caratteristiche compatibili dal punto di vista sismico, idrologico e demografico. Trent’anni dopo, questa lista è ancora valida.

Un tempo divisa sul nucleare, la sinistra si batte oggi contro il suo ritorno. La destra, dal canto suo, si ritrova in piena contraddizione. Uno ad uno, i suoi candidati dichiarano la loro ostilità alla costruzione di una centrale nella loro regione per quanto alcuni fossero favorevoli.

Dalla Lombardia alla Puglia, è lo stesso ritornello: gli aspiranti governatori non vogliono vedere installazioni di centrali durante il loro mandato. Se, nel 1991, il 35% degli italiani era favorevole al nucleare, nel 2009 erano il 53%, secondo l’istituto SWG. Eppure questo aumento non garantisce un successo elettorale su questo tema.

Contestazione inutile

L’esempio più esplicativo è quello del ministro dell’agricoltura, Luca Zaia, che per le elezioni dovrebbe, quasi a colpo sicuro, regalare il ricco Veneto al suo partito, la Lega Nord. Secondo lui, il Veneto – dove il CNEN aveva identificato quattro siti possibili nel 1979 – ha già contribuito molto allo sforzo energetico dell’Italia. È diventato autosufficiente. Il ministro che si è pronunciato in favore del nucleare all’interno del governo, spiega che la sua regione presenta “caratteristiche turistiche” che non la qualificano per ospitare questo tipo di installazioni.

Qual è la differenza con il rifiuto delle regioni governate dalla sinistra, tre delle quali hanno fatto votare leggi ad hoc per impedire il ritorno del nucleare? “La sinistra fa ideologia”, taglia corto l’entourage di Zaia. “La Lega ha dimostrato che quando decidiamo di fare qualcosa noi la facciamo. Ma qui, c’è un ostacolo maggiore”.

Insistendo ad oltranza sulla difesa dell’identità del territorio, la Lega è diventata portatrice di una forma di sensibilità ecologica che piace ai suoi simpatizzanti. Il deputato Giovanni Fava riconosce che “i militanti non sono tutti convinti della necessità del ritorno al nucleare”. Per eliminare le loro reticenze, propone un altro argomento. “L’Italia, spiega, dal punto di vista energetico dipende troppo da regimi poco democratici. Solo l’energia nucleare ci libererà da queste relazioni diplomatiche compromettenti”.

Il Lazio è un’altra regione con un’alta probabilità d’installare una centrale. Qui, l’ex commissario europeo Emma Bonino affronta la sua rivale di destra Renata Polverini. La Bonino ha reso noto il suo rifiuto del nucleare, imitata, venerdì 12 febbraio, dalla sua concorrente. Anche lei ha spiegato che la regione è “già autosufficiente da un punto di vista energetico” e che non ha per missione quella di contribuire all’approvvigionamento del resto del paese.

Questa fronda dei candidati resta tuttavia retorica e a fini elettorali. Sebbene le regioni beneficino di larga autonomia, soprattutto in materia di trasporto dell’energia, il governo ha previsto di andare oltre le loro reticenze. Un articolo di legge stabilisce infatti che lo Stato può dichiarare i futuri siti “zone di interesse strategico”, come aveva fatto per l’installazione dell’inceneritore di rifiuti a Napoli. Questa procedura rende quindi inutile ogni contestazione.

Per l’associazione di difesa dell’ambiente Legambiente, “le contraddizioni della destra sono il segno della sua incoerenza”. “La scelta del nucleare dell’Italia arriva troppo tardi, spiega Stefano Ciafano, direttore scientifico dell’associazione. I problemi delle scorie, dei costi e dei rischi restano intatti. Nel 2030 quando le otto centrali di terza generazione saranno in funzione la loro tecnologia sarà superata.”
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