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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 01 Nov 2011 20:15 Oggetto: Santoro, Travaglio: lezione di autogestione |
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- Santoro, Travaglio: lezione di autogestione -
di Paolo De Gregorio, 1 novembre 2011
Non mi sembra un caso che gli unici due soggetti in Italia capaci di farsi sentire a livello di massa senza avere alle spalle né il capitale,né la politica,né i preti, Travaglio e Santoro, collaborino tra di loro per far riuscire giovedì prossimo l’evento televisivo appropriatamente definito “servizio pubblico”.
Entrambi hanno scelto l’impervia strada dell’autogestione, della indipendenza, della dignità autorale, a fronte di uno squallido panorama di giornalisti servizievoli al soldo di padroni o partiti, capaci solo di disinformare i cittadini con omissioni, bugie, complicando le cose semplici, dando enorme importanza alla cronaca e alla Casta, determinanti nel creare confusione e disorientamento.
La cosiddetta “opinione pubblica” è il risultato del lavoro subdolo di tutti i “media” e chi li controlla vince le elezioni.
“Il Fatto Quotidiano” e Santoro con le sue due trasmissioni autogestite (Rai per una notte e Tutti in piedi), danno finalmente la certezza che è possibile fare informazione al servizio dei cittadini chiedendo solo ai cittadini i mezzi economici, e affidandosi per la prosecuzione della attività solo al consenso di migliaia di “piccoli azionisti”.
E’ una lezione di democrazia diretta che si deve estendere a tutta la comunicazione, in particolare all’editoria dei libri, senza passare per le forche caudine degli editori.
Gli autori associati tra di loro possono benissimo autogestire la pubblicazione dei loro libri, promuovere e aiutare i giovani scrittori.
Un potere enorme e grandi profitti sarebbero strappati alla classe capitalista e un grande segnale di autogestione cambierebbe la cultura dei cittadini rendendoli meno passivi e meno sudditi.
Anche nel cinema ci sarebbe spazio per l’autogestione se autori, registi e attori accettassero il rischio di essere pagati a risultati raggiunti, pur di fare un cinema indipendente, senza produttori dittatori.
Mi duole molto osservare che Beppe Grillo ha una scarsa propensione alla collaborazione con chiunque e non si è sentita una sua parola di appoggio alla avventura del “servizio pubblico” di Santoro e Travaglio, tanto meno si è parlato di una sua partecipazione gratuita che avrebbe reso l’evento sicuramente più seguito e partecipato.
Gli italiani in genere devono cercare di uscire dalla passività, dall’individualismo, dalla propensione a dividersi, per trovare nelle battaglie civili come i referendum, nelle autogestioni possibili, il riscatto da una politica che si è fatta CASTA, ormai estranea alla società civile, alleata con il capitalismo e i preti, senza più distinzione tra destra e sinistra.
Paolo De Gregorio |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 06 Nov 2011 09:01 Oggetto: |
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- Santoro: la carica dei centomila -
di Paolo De Gregorio, 5 novembre 2011
Santoro ha fornito la prova che ci può essere un nuovo editore: i centomila cittadini che hanno risposto al suo appello finanziando “servizio pubblico” sono a tutti gli effetti gli editori e lo saranno finchè il programma corrisponderà alle loro aspettative.
Però quanto prima si dovrà affrontare la questione di strappare dalle grinfie dei partiti politici la RAI e metterla nelle mani dei cittadini con un deciso ribaltamento che affidi ai cittadini che pagano il canone il compito di eleggere il direttore generale (con tutti i poteri) espropriando i politicanti di ogni ingerenza.
La sola sede in cui si può parlare a milioni di persone di restituire la RAI ai cittadini è lo studio di Santoro, e si deve parlare della delicata questione del canone e della fine del duopolio-monopolio di RAI-MEDIASET.
In linea di principio, per avere una democrazia effettiva, è obbligatorio impedire le concentrazioni di potere mediatico e la soluzione è solo quella che sia la RAI che Mediaset siano OBBLIGATE a possedere una sola rete ciascuna e mettere sul mercato le altre.
La RAI così dimagrita, per diventare autenticamente “servizio pubblico”, deve rinunciare alla pubblicità, e il canone non deve più essere obbligatorio, ma pagato solo dai cittadini editori che lo desiderano, e con la ricevuta di pagamento acquisiscono il diritto di eleggere il direttore generale.
Solo così i cittadini possono controllare un contrappeso alla televisione privata e se il “servizio pubblico” rappresenterà brillantemente i loro bisogni, farà sentire la loro voce, ci farà vedere il paese reale e ci darà le informazioni che contano, i centomila potranno diventare milioni e pagare il canone convinti di fare un affare.
Oggi la stragrande maggioranza degli italiani che pagano il canone obbligatoriamente vive questa cosa come una prepotenza, in quanto è una tassa a favore del potere dei partiti e di “servizio pubblico” non vi è proprio nulla.
Se non si otterrà una riforma del genere, sarà opportuno non pagare più il canone RAI, farla fallire e finanziare le iniziative di Santoro.
Paolo De Gregorio |
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