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le macerie dell'economia italiana 1 e 2
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paolodegregorio
Dio minore
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Registrato: 13/07/07 13:00
Messaggi: 979

MessaggioInviato: 13 Ago 2012 17:14    Oggetto: le macerie dell'economia italiana 1 e 2 Rispondi citando

- le macerie dell’economia italiana -
di Paolo De Gregorio, 13 agosto 2012

Siamo abituati a sentir parlare di economia in termini tecnici, incomprensibili, astrusi. Basta ricordare le surreali esternazioni di Tremonti che non si capiva nemmeno da solo, perdeva il filo, passava ad altro argomento, senza arrivare ad una qualsiasi conclusione.
Eppure negli ultimi 20 anni si sono manifestati fenomeni davanti agli occhi di tutti che hanno riscritto l’assetto economico del mondo, decretando vincitori e vinti.
Non misteriosi complotti di una Spectre internazionale che governa il mondo, ma il risultato di quella globalizzazione voluta da tutti (destra e sinistra, capitalismo e comunismo), indicata come panacea universale, capace di portare benessere ovunque attraverso il diffondersi del “libero mercato”.

Ne vediamo gli effetti prodotti qui in Italia:
-con la “libera circolazione” del denaro, decine di migliaia di imprese hanno delocalizzato in altri paesi dove la manodopera costa di meno, dove ci sono meno regole per proteggere la salute dei lavoratori, dove si pagano meno tasse, dove c’è meno burocrazia. Questo è uno dei grandi fattori di recessione economica, di disoccupazione e di declino.
-Le grandi multinazionali, europee e americane, hanno comprato quasi tutti i pezzi pregiati della nostra economia (Stok-84, Cinzano, Campari, Algida, Knorr, Parlamat, BNL, Bertolli, Biancosarti, Aperol, Lagostina, Simmental, Gelati Motta, Lievito Bertolini, parte della FIAT, etc.etc,) e si accingono a comprare colossi come Finmeccanica ed ENI. Ciò è avvenuto perché i singoli capitalisti italiani hanno venduto e non per una strategia voluta né dalla Confindustria, né dalla politica.
Ciò ha dimostrato che la politica lascia fare al capitalismo e alla globalizzazione e non conta nulla nelle dinamiche economiche, e dunque quando parla di ripresa millanta un potere di intervento che non ha.
-Interi settori produttivi (specialmente tessile, cantieri navali) stanno chiudendo in Italia per la concorrenza di paesi emergenti quali la Cina e la Corea del Sud, e quando perdi un segmento di mercato è quasi impossibile riconquistarlo.
-La nostra economia è penalizzata e in declino anche per colpa di una politica governativa ottusa e poco lungimirante che ha tagliato i fondi per la ricerca scientifica e l’innovazione, che fa fuggire all’estero i nostri migliori cervelli che vanno a lavorare per i vincitori della globalizzazione, mentre miliardi di euro si trovano sempre per missioni militari all’estero condotte per gli interessi geo-strategici dei nostri “alleati”.
-Sulla economia italiana pesa come un macigno il debito pubblico, ormai arrivato a quasi 2.000 miliardi di euro, che ci costa 100 miliardi di euro l’anno di interessi, e ci condanna ad un evidente declino, costretti a svendere il patrimonio pubblico ai paesi forti che ci tengono ricattati e sottoposti in ogni momento a disegni speculativi.
-Le banche, anche se rifinanziate dalla BCE, imbottite ancora di titoli tossici tipo i derivati, invece di prestare denaro a chi vuole fare impresa o comprare una casa, comprano buoni del Tesoro e speculano sulla crisi.

Non occorre essere dei cervelloni per capire che la nostra crisi è nella somma di questi fattori elencati, che sono fattori strutturali e non ciclici, e quindi esigono risposte e strategie antagoniste.
I vincitori della globalizzazione, cioè gli Stati che possiedono una struttura bancaria internazionale, possiedono le materie prime, hanno le più grandi multinazionali, hanno centinaia di milioni di operai a basso costo, fanno operazioni militari per controllare il flusso mondiale del petrolio, sono pronti a beneficiare della crisi di paesi deboli come il nostro, comprando tutto ciò che c’è da comprare dalle infrastrutture ai porti, alle compagnie elettriche, ai servizi pubblici, in un nuovo ciclo neo-colonialista.
Chi è a favore della globalizzazione deve accettare queste logiche e il nostro declino.
Paolo De Gregorio
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paolodegregorio
Dio minore
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Messaggi: 979

MessaggioInviato: 15 Ago 2012 16:59    Oggetto: Rispondi

- Le macerie dell’economia italiana (2) –
di Paolo De Gregorio, 15 agosto 2012
Dopo aver elencato i fattori negativi della globalizzazione per i paesi che non hanno grandi multinazionali, non possiedono materie prime, non hanno manodopera a basso costo, non hanno grandi strutture di ricerca scientifica, non hanno la potenza militare, ci corre l’obbligo di proporre una alternativa strategica, realistica che non ci lasci nelle mani di speculatori e falsi alleati, commissariati dai diktat delle banche che possiedono il nostro debito pubblico, o dal Fondo Monetario Internazionale, o dalla BCE.
Partiamo dell’Europa e dal fatto conclamato che essa non è mai esistita. Non ha armonizzato leggi fiscali, non ha fondato grandi strutture comunitarie di ricerca che facessero accorrere i migliori cervelli del continente anziché lasciarli emigrare, non ha dato vero potere di banca alla BCE per respingere le speculazioni sui singoli paesi membri, non ha fondato un esercito europeo integrato che potesse sostituire la Nato sollevandoci dal nostro umiliante ruolo di esecutori delle direttive americane.
Si è limitata a creare un direttorio dei paesi più forti: Germania, Francia, Inghilterra, che lavorano alla crisi degli altri paesi membri per farla diventare endemica e mano mano si impossessano di tutto ciò che vale e che può essere comprato a prezzi stracciati.
Facciamo un esempio: noi siamo in recessione e tecnicamente falliti per il peso di un debito pubblico ingestibile. Orbene se Germania e Francia in una fase di poca liquidità offrissero contanti per comprare pezzi di proprietà statale come Finmeccanica o Eni o infrastrutture, o aziende municipalizzate, vi pare che saremmo in grado di rifiutare? E questa è l’Europa che ci chiedono di mantenere.
Ci conviene forse acquistare 100 bombardieri F35 dagli USA per onorare il nostro impegno con la Nato, che però fa attività di guerra funzionali agli interessi geo-strategici americani e inglesi, in contrasto con i nostri interessi di interscambio con i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa?
E’ ora di affermare che “l’Europa reale” e non teorica, è una gabbia che ci lascia poco futuro. Economicamente ci ha la marginalizzato, l’alleanza atlantica ci costringe a spese ed impegni sbagliati e gravosi, l’euro è una moneta europea che però non ha dietro gli “Stati Uniti d’Europa”, integrati politicamente ed economicamente, quindi è debole e soggetto a manovre speculative.
Uscire dall’Europa e dalla Nato non deve essere considerato più un tabù, visto dove siamo arrivati con la recessione, la disoccupazione, il debito pubblico, e l’euro ci ha portato solo l’aumento dei prezzi.
La cosiddetta “ripresa” poi non ci sarà, e chi la millanta è un imbroglione, per due semplici fatti: il primo è che i soldi pubblici per infrastrutture e grandi opere non ci sono più come in passato, il secondo è che i nostri patriottici capitalisti non si fanno dirigere da nessuno, fanno come gli pare, e delocalizzano, portano soldi all’estero (soprattutto in Svizzera e Germania), licenziano e se ne fregano altamente della crisi italiana. Insomma sono dei perfetti globalisti.
Non abbiamo futuro se restiamo nella gabbia dell’Euro, dell’Europa, del debito, della Nato, della globalizzazione prevista dalle regole WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), che con libera circolazione dei capitali e delle merci, impedendo di proteggere le nostre produzioni, favorisce le importazioni, e non ci consente di elaborare un programma industriale, con milioni di posti di lavoro, per realizzare l’autosufficienza alimentare con agricoltura biologica e l’autosufficienza energetica con le rinnovabili.
Bisogna convincere i cittadini che è necessario avere una strategia completamente diversa e soprattutto una nuova classe politica, totalmente rinnovata, che renda credibile un nuovo corso. Bisogna per questo affidarsi a quel 57% di italiani onesti e con la testa sulle spalle che resero possibile la grande vittoria dei Referendum su acqua pubblica, nucleare, impunità per B., invitandoli a fare delle prossime elezioni politiche un Referendum su tutta la classe politica che ci ha portato al disastro, dando la maggioranza assoluta a chi chiede che dopo due legislature si è ineleggibili (retroattivo). E’ l’unico modo per mandare a casa per sempre il 90% degli attuali deputati e senatori, e senza questa pulizia di salute pubblica non ci sarà mai innovamento.
Qualunque strategia antagonista, qualunque programma elettorale, anche perfetto, si scioglierebbero al sole in mano ai vecchi professionisti della politica sorretti dal monopolio mediatico in loro possesso.
E’ questo che dobbiamo chiedere ai cittadini: il consenso per azzerare una Casta politica inetta e inamovibile, che si è distinta per negare e non governare la crisi, lasciando mano libera ai capitalisti e alle banche, agli evasori fiscali, agli esportatori di capitale, ai delocalizzatori.
Se tutti i movimenti politici fuori dai partiti decidessero di convergere su questo primo obiettivo ce la potremmo fare. Trovo utile ricordare che i Referendum del 57% si vinsero contro tutti i partiti, compreso il PD, che ebbe un atteggiamento ambiguo e passivo.
Paolo De Gregorio
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