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l'etica di Briatore e lo spirito del capitalismo
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paolodegregorio
Dio minore
Dio minore


Registrato: 13/07/07 13:00
Messaggi: 979

MessaggioInviato: 03 Dic 2012 14:08    Oggetto: l'etica di Briatore e lo spirito del capitalismo Rispondi

- l’etica di Briatore e lo spirito del capitalismo -
di Paolo De Gregorio, 2 dicembre 2012

Quella vescica di arroganza e supponenza, e ora con l’età anche di grasso, di nome Flavio Briatore, le cui opinioni sociali, politiche, economiche, sono così fondamentali per la cultura degli italiani da essere contese dalle televisioni, ci ricorda che lui magari sarà straricco, ha una barchetta che somiglia ad un traghetto per la Sardegna, ha una moglie che ha 30 anni meno di lui, naturalmente che lo ha sposato solo per amore, ma che ha la coscienza a posto perché DA’ LAVORO a 1.200 persone.

Siamo dunque di fronte ad un benefattore la cui missione è quella di dare lavoro, e la logica conclusione, praticamente il messaggio, da far arrivare alle masse dei telerimbambiti, è inevitabilmente:” chiu Briatori per tutti”.
Ci sarebbe solo un piccolo dettaglio, TUTTA LA RICCHEZZA è creata dal lavoro, manuale ed intellettuale, e se i dipendenti di Briatore rimangono poveri, precari, esecutori di ordini e lui è straricco, comanda, si gode la vita, e ha tutte le sicurezze che la ricchezza assicura, vuol dire che egli sfrutta il lavoro, e questo è il suo scopo, non di dare lavoro.

Questo è il SISTEMA CAPITALISTA e se indaghiamo sulla origine del capitale e dei singoli capitalisti vediamo, se lo vogliamo vedere, che c’è violenza, prepotenza, ruberie, truffe, corruzione, mafie.

Questo SISTEMA potrebbe essere facilmente sostituito da un altro modo di produrre le merci, tutte le merci di cui abbiamo bisogno, escludendo la schiavitù salariata, tipica del capitalismo e del comunismo, con il modo individuale di produrre, l’artigianato, il modo familiare, le cooperative.
Purtroppo la dittatura del capitale e perpetuata dal ruolo delle banche che prestano soldi agli amici degli amici, favoriscono i grossi gruppi, e in sostanza decidono in che direzione deve andare l’economia.

Se vogliamo un riscontro a conferma di queste affermazioni, basta ricordare che Silvio Berlusconi, fornito di tessera socialista e della P2, attraverso il metodo della corruzione, da lui stesso ammesso (in quel tempo se non portavi le mazzette in bocca non si muoveva nulla), e dell’intreccio tra affari e politica, in una Milano in mano ai socialisti e le banche con direttori di nomina politica, ottenne di far diventare edificabile un terreno destinato a discarica ed ebbe largo credito bancario per edificare Milano2. Per arrivare poi al monopolio delle TV private il meccanismo fu lo stesso: convergenza tra l’esigenza di Craxi di avere visibilità mediatica privilegiata, e quella di Berlusconi di avere leggi che gli consegnassero il monopolio delle TV private, cosa puntualmente ottenuta.

Il risultato devastante di queste logiche di potere è stato che un monopolista della comunicazione, e uomo più ricco d’Italia, ha trasformato questo status in potere politico, distruggendo la credibilità della democrazia.
Berlusconi non dà lavoro a 40.000 persone. Egli del lavoro di queste persone succhia un plusvalore così enorme da permettergli una onnipotenza economica indecente, harem di giovani fanciulle, collegi di avvocati, ville in tutto il mondo, possibilità in qualunque momento di lasciare l’Italia e vivere nel lusso gli ultimi anni della sua vita, senza mai rischiare quella galera che meriterebbe.

I “datori di lavoro” in realtà sono “prenditori” e lo fanno anche in modi feroci, facendo rischiare la vita ai loro schiavi e sottoposti. Questa è una elementare verità che andrebbe spiegata fin dall’asilo, magari insieme al concetto che il lavoro intellettuale e quello manuale hanno lo stesso speso e la stessa dignità, perché gli uni senza gli altri sono impotenti e viceversa.
E magari tutti finirebbero per accorgersi che si può fare a meno dei Briatore e dei Berlusconi e che è più bello collaborare che obbedire.
Paolo De Gregorio
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