Inviato: 25 Nov 2012 14:39 Oggetto: primarie PD: i volontari della democrazia?
- primarie PD: i volontari della democrazia? -
di Paolo De Gregorio, 25 novembre 2012
Padellaro scambia i pecoroni, gli inamovibili funzionari dell’apparato ereditato dal PCI, gli eletti in comuni, province, regioni, Camera e Senato e con le loro famiglie, i soci delle cooperative che ottengono appalti per via politica, i funzionari delle ASL, gli imbucati nei ministeri e negli enti locali per via politica, l’apparato della CGIL con la sua capillare rete territoriale, i lottizzati RAI, con i “volontari della democrazia”, quel milione e mezzo che si sono iscritti alle primarie del partito democratico, che starebbero compiendo, secondo Padellaro, un “miracolo di democrazia”.
Più che un miracolo di democrazia a me sembra un esempio clamoroso di ottusità di massa e di memoria corta nei confronti di un partito politico che, in nome della “sinistra”, ha abbracciato, come la destra, il capitalismo di mercato, la globalizzazione, la svendita progressiva di identità e diritti dei lavoratori, fino al sostegno al governo Monti che è riuscito, con l’articolo 18 e l’elevamento a 66 anni dell’età pensionabile, a fare peggio di Berlusconi
.
Da queste spettacolari e inutili primarie sono convinto che uscirà vincitore l’uomo più rappresentativo dell’apparato, Bersani, perché l’unico suo competitore, Renzi, è anche peggio di lui e sarà una vittoria della conservazione, della inamovibilità della nomenclatura dirigente, della politica fatta di comparsate televisive, di vuote parole, di assenza di proposte vere per uscire dalla crisi.
Padellaro, sempre nell’editoriale de “il Fatto Quotidiano”, di oggi 25 novembre, corregge un po’ il tiro enfatico dei “volontari della democrazia”, e osserva che: “il dibattito tra Bersani, Renzi, Puppato, Tabacci è stato fumoso e senza una idea sul futuro dell’Italia capace di far battere il cuore”.
A me piacerebbe che la politica, invece di far battere il cuore, o rappresentare la ricerca di leader più o meno carismatici o fotogenici, facesse funzionare i cervelli e ci facesse intravedere una strada per uscire dal liberismo selvaggio che ci ha portato alla attuale crisi, con un dettagliato programma di scelte e di riforme capaci di invertire il declino e rinnovare tutta la classe dirigente.
Non bisogna dimenticare che un anno fa, quando il PD e il suo segretario dovevano decidere se andare ad elezioni dove avrebbero vinto a mani basse o consegnare l’Italia a non eletti rappresentanti di banche e degli industriali, la scelta vile fu quella caldeggiata dall’ex PCI Napolitano pro-professori, perché inconfessabilmente incapaci di affrontare la crisi, senza idee e senza strategia politica.
Un partito del genere deve scomparire dalla scena politica italiana per manifesta incapacità e per abusiva pretesa di essere di sinistra, ricordandoci che quando è stato al governo si è stranamente dimenticato di fare una legge contro il conflitto di interessi e ha definito il monopolio dittatoriale televisivo di Berlusconi: “un patrimonio dell’Italia.
Fare oggi la fila per le strade per ritinteggiare la facciata di questo partito significa o essere stupidi o difendere la pagnotta.
Paolo De Gregorio
e intanto, PD e PDL di comune accordo, hanno presentato l'ennesimo emendamento ai "costi della politica":
Citazione:
Quando si tratta di sforbiciare, meglio procrastinare: la Casta ha provato a schivare i tagli all'assegno di fine mandato dei consiglieri.
L'obiettivo è posticiparli alla prossima legislatura per le Regioni che siano in vita da almeno quattro anni. Il che equivale a dire tutte, tranne Lombardia, Lazio e Molise, che sono state già sciolte. [..]
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