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Ilva di Taranto senza futuro
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Autore Messaggio
paolodegregorio
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Registrato: 13/07/07 13:00
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MessaggioInviato: 28 Nov 2012 17:36    Oggetto: Ilva di Taranto senza futuro Rispondi citando

- Ilva di Taranto senza futuro -
di Paolo De Gregorio, 28 novembre 2012
Suona stonata e fuori contesto la presa di posizione che vuole conciliare produzione industriale, salute dell’ambiente e dei cittadini di Taranto, come se ciò fosse realmente possibile e praticabile.
Questa è una posizione demagogica, pretesca, che non vuole tenere conto di fattori essenziali, di cui il più importante è quello della globalizzazione, che vedrà entrare presto nel settore siderurgico paesi come Vietnam, Argentina, India, mettendo fuori mercato l’acciaio italiano, come è già avvenuto nel settore delle costruzioni navali italiane, messe fuori gioco dalle più competitive industrie cantieristiche di Cina e Corea del Sud.
Si aggiunga che un vero risanamento di impianti ormai vecchi ha costi di miliardi di euro, non i pochi milioni messi a disposizione della proprietà Riva, e lo Stato italiano non ha soldi. Qui si cerca di fare i conti senza l’oste e trascinare la cosa per le lunghe illudendo gli operai e i cittadini inquinati di Taranto.
Anche dal processo ai responsabili dell’azienda non c’è da aspettarsi un gran che, e la più realistica delle ipotesi ci porta a pensare che finirà dopo 20 anni come quello contro la Eternit (amianto) di Casale Monferrato.
A livello mondiale, come sostiene il Wall Street Journal, si configura una sovrapproduzione di acciaio, con conseguente discesa dei prezzi e gli impianti di nuova generazione produrranno di più e a costi inferiori. Probabilmente gli impianti industriali del nord Italia che lavorano l’acciaio prodotto a Taranto non avrebbero difficoltà a procurarsi all’estero la materia prima.
L’unica strada seria percorribile sarebbe quella di nazionalizzare gli impianti di Taranto, scegliere di finanziare il rinnovamento degli impianti e la bonifica del territorio con il denaro stanziato per acquistare dagli USA i 90 bombardieri F35 (cifra ampiamente sufficiente) e fare un accordo con le industrie del Nord per assicurarsi che compreranno l’acciaio di Taranto anche se il mercato internazionale offrirà prezzi più competitivi.
Solo una politica illuminata, fatta di persone oneste, coraggiose, di difensori del bene comune, potrebbe prendere decisioni di questo tipo e sarà bene che alle prossime elezioni i cittadini italiani si ricordino che la cosa più necessaria è quella di mandare a casa il 90% della attuale casta politica, compresi quei “professori” che ci vogliono pure togliere la Sanità pubblica.
Paolo De Gregorio
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Danielix
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MessaggioInviato: 29 Nov 2012 23:36    Oggetto: Tromba d'aria sull'ILVA Rispondi citando

Devastante tromba d’aria sull’ILVA
Citazione:
Da un camino fiamme alte 50-60 metri. L'azienda: ''Gravi danni strutturali"

Non è che qualcuno di voi mi comincia a credere in dio per questo??! Cool
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freemind
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MessaggioInviato: 30 Nov 2012 01:15    Oggetto: Rispondi citando

Io no!
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paolodegregorio
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MessaggioInviato: 30 Nov 2012 18:29    Oggetto: Rispondi

- Taranto: ora la colpa è dei magistrati -
di Paolo De Gregorio, 30 novembre 2012

L’11 ottobre 2007 l’allora senatrice Franca Rame, moglie del Nobel Dario Fo, indirizzava a Livia Turco (PD), ministro della salute del governo Prodi, una interrogazione parlamentare sulle gravi condizioni dei bambini del quartiere Tamburi di Taranto che, come denunciava il primario di ematologia prof. Patrizio Mazza, a 10 anni già manifestavano la sindrome del fumatore incallito, e la ASL locale evidenziava un tasso di neoplasie polmonari tra i più alti d’Italia.
Alla interrogazione non seguì alcuna risposta.

Lo stesso partito, il PD, accettava come finanziamento elettorale 98.000 euro dai padroni dell’Ilva, e 100.000 euro dalla Federacciai, regolarmente registrati nel bilancio.
E non si può dire che gli industriali siderurgici abbiano speso male i loro soldi, vista l’omertà diffusa sui guasti ambientali e sanitari provocati dallo stabilimento di Taranto, dove sindacati, preti, politicanti, funzionari di controllo, non facevano altro che minimizzare i problemi, fino all’intervento della magistratura che, come al solito, si è rivelata l’unico presidio di legalità e di difesa della salute degli uomini e dell’ambiente.

Ma ecco spuntare immediatamente la controffensiva, di cultura e prassi berlusconiana, nella quale governo, padroni dell’Ilva, sindacati, accusano la magistratura di uscire dai suoi poteri, di protagonismo politico, di causare il licenziamento di operai e la fine della produzione, e si ricorre ad un decreto legge che intende annullare le decisioni dei magistrati e toglier loro le funzioni di controllo
.
Questa vicenda è lo specchio di una italietta che non muore mai, dove l’illegalità a tutti i livelli è una prassi accettata, anche quando produce guasti terribili alla salute e all’ambiente, e la risposta non è quella di risolvere i problemi, ma di neutralizzare l’unica istituzione che ha fatto il proprio dovere. Ciò è possibile poiché non esiste una vera opposizione politica, una sinistra identitaria che difenda la vita dei lavoratori e respinga al mittente il denaro dei padroni corruttori, speculatori, inquinatori.

L’Ilva, con i danni che ha fatto alla salute dei cittadini di Taranto andrebbe espropriata, nazionalizzata e messa in sicurezza con standard europei, con soldi pubblici, ma queste sono decisioni da STATISTI, una specie sconosciuta nel bel paese.
Paolo De Gregorio
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