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capitolo 2 dell'ebook "Le regole del gioco"
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paolodegregorio
Dio minore
Dio minore


Registrato: 13/07/07 12:00
Messaggi: 979

MessaggioInviato: 24 Mar 2017 12:25    Oggetto: capitolo 2 dell'ebook "Le regole del gioco" Rispondi

Capitolo 2 del mio ebook "Le regole del gioco", scaricabile gratis da varie librerie online

“la salute? Un affare!”


La struttura economico industriale che meglio rappresenta la cinica logica di mettere prima il profitto e poi la salute delle popolazioni è quella farmaceutica.
Essa rappresenta interessi privati (soci delle multinazionali), e ha come inconfessabile obiettivo quello di creare il maggior numero di malati possibile, da rendere dipendenti dai farmaci (e quindi schierati contro la prevenzione, l’educazione alimentare, sanitaria, sessuale), in sinergia piena con i produttori di cibo spazzatura, consumato dai ceti popolari, che fabbricano malati per la gioia di chi vende rimedi che non curano, né guariscono, ma agganciano a terapie infinite che attenuano solo i sintomi.
Naturalmente la classe medica, nella sua maggioranza, aderisce alla logica della industria farmaceutica multinazionale (fatta di pochi colossi che dominano il mercato) relegandosi nel ruolo di distributori di farmaci (dietro compensi di varia natura), rinunciando alla professione medica che prevede la ricerca delle cause delle patologie.
La strategia di creare la dipendenza dai farmaci è generata dall’industria, che ha come complice la politica che, non finanziando una ricerca scientifica indipendente dalle logiche del profitto, di fatto lascia a cinici interessi privati l’impostazione del sistema sanitario.
A questa logica è difficile sottrarsi perché ormai nel mondo occidentale, fin da bambini si è assuefatti al rimedio chimico, anche per i disagi mentali, e la dipendenza da farmaci è diventata una nuova droga, che, nel caso degli psicofarmaci dà dipendenze feroci come dalle droghe pesanti tipo coca ed eroina.
Solo uno Stato il cui interesse economico è quello di diminuire la spesa sanitaria, che oggi rappresenta la prima voce di spesa sociale, può, con un forte consenso politico, puntare sulla prevenzione, sulla separazione tra medicina pubblica e strutture sanitarie private (insomma abolendo le convenzioni tra pubblico e privati), sulla ricerca pura universitaria e dell’Istituto Superiore di Sanità sulle cause delle patologie, occuparsi del rapporto tra industria, ambiente e salute (vedi Taranto), tra discariche, inceneritori e salute degli abitanti (oggi non possiamo consultare nemmeno il registro dei tumori, che dovrebbe fotografare la situazione sanitaria dei territori, semplicemente perché non sono stati resi obbligatori).
Nel capitolo della prevenzione una buona politica dovrebbe pensare a proteggere i cittadini dagli effetti che l’uso massiccio di pesticidi, concimi chimici, antibiotici, produzioni geneticamente modificate in agricoltura provocano sulla salute umana, mentre anche in questo campo si lascia spazio alle logiche industriali e i danni ricadono sui sistemi sanitari pubblici con costi disastrosi per la comunità.
Produrre in modo pulito, biologico è un affare, a conti fatti, non soli in termini di salute umana, ma anche nella tutela delle acque e dei terreni che non vengono inquinati e impoveriti dallo sfruttamento intensivo prodotto dai sistemi chimici.
E purtroppo nel campo sanitario non servono riformette o piccoli passi.
Si deve capovolgere la logica che oggi vede l’industria farmaceutica globale dare gli indirizzi, quali ricerche fare e soprattutto quelle da non fare (pensiamo al vaccino contro l’AIDS che cancellerebbe l’enorme business della miscela di farmaci che oggi bloccano il virus), si deve intervenire con massicci investimenti statali nella ricerca sulle cause delle malattie, dunque una rivoluzione copernicana, oppure non si conclude nulla, visto che il cartello delle farmaceutiche possiede denaro in abbondanza per continuare a produrre pillole di ogni genere, rigorosamente sintomatiche, mettendo a libro paga buona parte degli operatori della sanità.
(E’ notizia del 10 settembre 2016: la Menarini, la più grande industria farmaceutica italiana, con sede a Firenze, sovrafatturava il costo dei principi attivi che acquistava dai produttori, corrompeva gli organi amministrativi che determinano il prezzo dei farmaci. I titolari fratelli Alleotti sono stati condannati in primo grado a 10 e 7 anni di reclusione. Il danno al Servizio sanitario nazionale è stimato in 860 milioni di euro).
Non c’è dimostrazione più chiara del marciume e della corruzione nel sistema Italia.
Il contrappeso necessario allo strapotere delle farmaceutiche è evidentemente quello di destinare ingenti fondi pubblici per la ricerca e creare così un ambiente, e parliamo dell’Italia, in cui i giovani universitari trovino strutture capaci di farli rimanere in patria invece di costringere all’emigrazione i migliori cervelli.
La riflessione a cui tengo di più è che dobbiamo renderci conto che poteri immensi sono nelle mani di uomini malvagi che ingrassano sulle disgrazie altrui, anzi concorrono a creare le condizioni affinchè la gente si ammali, e come figure sociali mi ricordano tanto quegli imprenditori che ridevano pensando ai profitti possibili dopo il terremoto de L’Aquila mentre le vittime, loro concittadini, erano ancora calde sotto le macerie.
E di una cosa dobbiamo sempre tenere conto, che una buona politica al servizio della salute dei cittadini non è stata mai fatta, né da destra né da sinistra, pur avendo la politica i poteri di imporre le proprie decisioni, ma questi “onorevoli” hanno deciso che è meglio lasciarsi comprare dalle multinazionali e dai padroni della sanità privata che far risparmiare lo Stato con prevenzione, difesa dell’ambiente, educazione scolastica su alimentazione, sessualità, salute.
Non solo non si cambia registro, ma la enorme spesa sanitaria viene utilizzata come segno del fallimento della sanità pubblica da abolire a favore del metodo USA delle assicurazioni individuali che lasciano milioni di americani indigenti crepare senza aiuto.
Oggi le spietate “regole del gioco” sono queste e se ho messo in evidenza per primo il sistema sanitario l’ho fatto perché esso decide della nostra vita e nulla è più importante di pretendere un cambiamento radicale, perché la politica deve rispondere ai bisogni reali delle persone e non si può più permettere di prenderci in giro con le solite menzogne e promesse, mai mantenute.
La diffusione dei vari tipi di droghe fra i giovani e i giovanissimi è stata facilitata, negli ultimi decenni, dalla abitudine della classe medica ad impasticcare i pazienti fin dalla più tenera età, anche per lievi disagi fisici o psichici, inducendo nel tempo una condizione in cui il corpo ed il cervello di fronte alla sofferenza esigono una risposta chimica rapida senza percorrere la via più difficile e dolorosa di comprendere l’origine del male.
Con questo percorso alle spalle è molto facile, quasi naturale, accettare l’offerta della sostanza che ti dà energia per tutta la notte in discoteca, e magari la si mischia con lo sballo alcolico che consegna all’obitorio tante giovani vite, vuoi per malori che per incidenti stradali sulla via del ritorno a casa.
Una cosa è certa: il proibizionismo, sia per le droghe che per l’alcol, non ha mai funzionato, al contrario ha attratto di più i giovani a cui piace sentirsi trasgressivi e in sintonia con l’ambiente che li circonda.
Tutti i tipi di droghe sono reperibili facilmente, e il contrasto poliziesco al fenomeno tocca solo una minima parte dello spaccio che è controllato dalle mafie, e da cui esse ricavano profitti colossali.
Dare la possibilità, a chiunque lo richieda, di coltivare per uso personale la cannabis, e far trovare in farmacia in libero commercio, tutte le pillole e sostanze stimolanti che girano fra i giovani, non farebbe aumentare di una sola unità i consumatori di droghe, li farebbe apparire quasi dei malati da compatire, ma avrebbe sicuramente l’effetto di far cadere in depressione i capi delle mafie.
Siete sicuri che tutti coloro che si scandalizzano quando si parla di liberalizzazione delle droghe siano in buona fede, o non si tratti dei migliori amici dei mafiosi?
In America, durante il proibizionismo contro gli alcolici, vi erano molti più alcolizzati di oggi, proprio perché tutto ciò che è vietato attira.
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