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Limitare i diritti diventa un business
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Autore Messaggio
Zeus News
Ospite





MessaggioInviato: 02 Mar 2006 12:22    Oggetto: Limitare i diritti diventa un business Rispondi citando

Commenti all'articolo Limitare i diritti diventa un business
Due visioni opposte sulla DRM.
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{Riccardo}
Ospite





MessaggioInviato: 02 Mar 2006 13:35    Oggetto: MA A NOI CHE CI FREGA? Rispondi citando

Ma a noi che c'importa del DRM?
Nessuno ci obbliga ad ascoltare musica o guardare film. Se i consumi crollassero anche i prezzi scenderebbero di conseguenza.
Vogliamo musica libera? Vogliamo film liberi?
Sappiamo che non si può se chi produce questi materiali vuole lucrarci. Nascerà una nuova generazione di artisti che punterà alla fama ma non necessariamente a diventare miliardario per aver cantato 2-3 canzonette.
L'impressione è sempre la solita: non voglio i DRM perché altrimenti non posso scaricare tutta quella roba gratis. Rassegnamoci.
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{Giuliano}
Ospite





MessaggioInviato: 02 Mar 2006 14:01    Oggetto: Tempo fa, per strada... Rispondi citando

Camminavo per strada, qualche giorno fa. Mi si avvicina un ragazzo di colore, sui 25 anni. Apre una borsa e me la porge. Su, amico, guardare... mi fa. Ci guardo e vedo un centinaio di cd musicali, nelle loro coperine di cellophane, con delle etichette a colori, sbiadite. Bruttini... penso. Faccio per mandarlo via, ma mi incuriosisco. Quanto vuoi, gli chiedo. Cinque euro, risponde lui. Lo guardo e penso che, probabilmente, quei soldi gli servono per sbarcare il lunario, per mangiar qualcosa, dopo aver tolto il costo da dare a chi gli forniva la merce. Non gli ho comprato i CD, ma mi son chiesto e vi chiedo: se quel ragazzo può vivere con un centinaio di dischi venduti a 5 euro, perché una multinazionale non può farlo, visto che ne vende milioni? Anche a 7 euro il costo sarebbe accettabile! E no! Un cd costa oltre 20 (!) euro che certamente non vanno tutti all'artista... Se solo abbassassero i prezzi non ci sarebbe più pirateria... Ma questo, è solo un sogno che si scontra con l'insita avidità dell'Uomo.
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{Piero}
Ospite





MessaggioInviato: 02 Mar 2006 14:47    Oggetto: boicottare per 7 mesi almeno Rispondi citando

Boicottare tutte queste aziende per sette mesi almeno. Un mese in più del bilancio semestrale. Utili scarsi crollo delle azione in borso e poi ragionamiamo.
Boiccottarli e non solo loro ma anche quelle del tc. Non producono beni di prima necessità dunque è possibile boicottarli.
Ciao Piero
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{utente anonimo}
Ospite





MessaggioInviato: 02 Mar 2006 19:36    Oggetto: Possono mettere tutti i DRM che vogliono Rispondi citando

Finchè non capiranno da soli il loro errore ci sarà sempre qualcuno che infilerà il loro puzzosissimo CD dentro uno stereo e ne ripperà fuori l'audio per poi shararlo
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.Paolo Laitempergher.
Ospite





MessaggioInviato: 04 Mar 2006 13:22    Oggetto: Limitare i diritti diventa un business Rispondi citando

Commento all'articolo Limitare i diritti diventa un business

Già. Per noi la parola libertà ha un altro significato, chiosi magnificamente il tuo articolo. Sottoscrivo e concordo pienamente.

Pare proprio che per loro (i supposti detentori dei diritti sia d'autore, che ora di editore) la parola libertà, significhi due cose:
1. si sentono (anche se però non lo sono) liberi (loro) di limitare la libertà altrui (degli utenti) agendo con ogni mezzo (rootkit inclusi)
2. agli utenti spetta la libertà di scegliere sotto chi soccombere cioè chi pagare

Vedi? Come utenti siamo, secondo loro, ben liberi.

Parlavo sopra del diritto di editore. Non si tratta di un refuso, ma di una cosa che sta subdolamente emergendo in questi tempi.

Parliamoci chiaro. Il diritto d'autore non va criminalizzato tout-court; trova anche un comprensibile, quanto condivisibile, fondamento nel diritto all'equo compenso (e sosttolineo l'aggettivo) quale tutela delle opere dell'ingegno e dell'impegno profuso dall'autore nel creare la propria opera.

Ma il diritto di editore?

Pochi sanno che esiste in Italia una società consortile che gestisce la raccolta e la distribuzione dei diritti discografici per conto dei produttori fonografici e degli artisti interpreti esecutori. Così riporta il loro sito www.scfitalia.it. Questa si affianca alla più nota SIAE, senza però sostituirla, per chiedere ed ottenere gabelle in caso di diffusione in pubblico di opere protette (vedi http://punto-informatico.it/p.asp?i=57959&r=PI) .

Perchè esiste? Perchè gli articoli 72, 73 e 73bis della norma sul Diritto d?Autore (L633/41 e successive modificazioni) recitano che quando viene diffusa in pubblico una registrazione, il produttore titolare ha diritto a ricevere un equo compenso per l'utilizzo che ne viene fatto. Hai letto bene: il produttore, e non più solo l'autore.

Finalmente, si accende uno spot su quello che, a mio avviso, è il vero nocciolo dell'intera 'questione sui diritti'.

A mio avviso, degli autori importa ed è sempre importato molto poco. Importa invece la tutela dei diritti degli editori o dei produttori, come li vuoi chiamare e che mai fino ad adesso era stata chiaramente espressa. Tutela, intendiamoci, anch'essa legittima, purchè sia contemperata da equità e giusto compenso, anche se però la pubblicità del Faletti mira a instillare il dubbio che il pirata rubi (proprio così, sic, rubi e non si appropri indebitamente) il pane di bocca solo agli autori. Degli editori nemmeno un accenno.

Tuttavia, l'aumento della platea dei richiedenti, oltre agli autori, comporta, però, un nuovo problema che si affianca alla questione più generale dei RM/DRM.

Noi utenti, sia privati che commerciali, dove andremo a finire?

Qui, finisce che si va a pagare chiunque e comunque. Il rischio è che, un domani (ma potrebbe anche esser già oggi: la legge è già in vigore), a chiunque possa saltare lo sghiribizzo di batter cassa.

L'articolo 73 estende, delegando l'incasso ai produttori, anche agli artisti interpreti ed agli artisti esecutori che "abbiano compiuto l'interpretazione o l'esecuzione fissata o riprodotta nei fonogrammi, indipendentemente dai diritti di distribuzione, noleggio e prestito loro spettanti, il diritto ad un compenso per l'utilizzazione a scopo di lucro dei fonogrammi a mezzo della cinematografia, della diffusione radiofonica e televisiva, ivi compresa la comunicazione al pubblico via satellite, nelle pubbliche feste danzanti, nei pubblici esercizi ed in occasione di qualsiasi altra pubblica utilizzazione dei fonogrammi stessi".

Beh, si parla di scopo di lucro, no? No. Stiamo tranquilli: il comma 1 del 73bis trasforma in ingenui coloro i quali avanzano questa osservazione. "Gli artisti interpreti o esecutori e il produttore del fonogramma utilizzato hanno diritto ad un equo compenso anche quando l'utilizzazione di cui all'art. 73 è effettuata a scopo non di lucro". Confidiamo nell'aggettivo. Ma le curiosità non si fermano qui. La legge parla di registrazione, ma se chiedo a una band di suonare dal vivo un'opera inventata da loro? Devo loro i diritti previsti dal citato articolo 73, poichè interpreti di se stessi?

Di questo passo la via per ripiombare nel più bieco medioevo è segnata. Finiremo come quando tutto era caratterizzato da una serie di pretestuose gabelle che gravavano sulla plebe avanzate dalla compagine feudale tipo il rotatico, il pontatico, l'erbatico, pure l'obbligo di leva militare et c. E queste erano dovute a chiunque: dai cmites, ai missi dominici, ai principi vecovi, ai vassalli, ai valvassori e quant'altro.

Il vero nocciolo della questione è che forse, vista la spaventosa crisi economica nella quale siamo, e vista la nostra società che confonde la flessibilità con il precariato e fa del popolo delle partite-IVA il perno attorno al quale far ruotare il mondo del lavoro, liquidi per far contenti questi ed altri improvvisati pretendenti, oggi, proprio non ce ne è più. Sia che si tratti di una festa di matrimonio, di una webRadio, di una trasmissione tv in netCasting o musica ambientale per chiese, per ristoranti, per negozi di moda e dentisti. Ma questa è un'altra storia.

Forse.

Viene da chiedersi: ma il Legisltore dormiva o, cosa grave, era più tirato per la giacchetta? Non poteva indicare un'equa (e sottolineo l'aggettivo) tabella unica per il pagamento di tutti i diritti, che accontentasse autori, editori, riproduttori e utenti, corrisposto -pure- a ricossori diversi ma un'unica volta?

Impresa improba, perchè tutti pretendono la luna e vogliono cavare il sangue dalle rape?

Punto informatico tratta la questione negli articoli

Italia, son pirati 180 centri commerciali?
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57959&r=PI

Musica d'ambiente, Mondadori e Feltrinelli pagano i diritti
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57694

Musica legale per le parrocchie
http://punto-informatico.it/p.asp?i=54194

Musica, diritti pagati in negozio
http://punto-informatico.it/p.asp?i=54411

ed il relativo commento di un lettore
http://punto-informatico.it/forum/pol.asp?mid=1091362&r=PI
Top
{Gt}
Ospite





MessaggioInviato: 04 Mar 2006 21:34    Oggetto: E questo commento spiega... Rispondi citando

...perchè sempre più gente, quando può, evade le tasse, perchè semplicemente:

1) Non ce la fa materialmente (teoria delle rape)
2) Alla lunga si rompe le scatole di pagare per ogni cosa non una, due ma N/indefinibili volte e quindi pone un freno arbitratio.
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Puppybarf
Semidio
Semidio


Registrato: 17/10/05 10:22
Messaggi: 206
Residenza: Benevento

MessaggioInviato: 29 Mar 2006 02:40    Oggetto: Rispondi

Non credevo che l'ing. Chiariglione potesse sposare cause così meschine... evidentemente, avevo io idealizzato un po' troppo il padre dell'Mp3 Crying or Very sad !
Beh, in fondo un detto delle mie parti tradotto in Italiano reciterebbe più o meno così: "i soldi rendono la vista ai ciechi"... inutile aspettarsi qualcosa di diverso su questo fronte e da queste fonti Evil or Very Mad !
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