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Cyberpunk e hacker
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Autore Messaggio
Zeus News
Ospite





MessaggioInviato: 24 Giu 2003 00:00    Oggetto: Cyberpunk e hacker Rispondi citando

Commenti all'articolo Cyberpunk e hacker
Alla base del cyberpunk e dell'hacker vi è l'affermazione di un approccio diverso rispetto al potere da sempre rappresentato dalla tecnologia. Un approccio non demonizzante e il più possibile legato a esigenze sociali e collettive di utilizzo, reagendo all'impoverimento comunicativo che sembra caratterizzare l'era del villaggio globale.
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Ospite






MessaggioInviato: 27 Giu 2003 10:32    Oggetto: Dovreste informarvi di piu' prima di parlare Rispondi citando

1: La vecchia fantascienza alla Asimov e' viva e vegeta (sia le opere spaziali sia il resto) Ed e' ancora il tipo di fantascienza piu' diffusa dato che comprende tutti i suoi tipi escluso, forse, il cyberpunk.
2 Il cyberpunk non e' estremamente diffuso come avete lasciato intendere, ma ancora abbastanza raro.
3 In Italia Il Neuromancer l'ho visto tradotto solo come il Neuromante (L'ho letto in quattro diverse stampe, tutte con lo stesso nome) e non l'ho mai sentito nominare in nessun articolo o recensione come Negromante. Quindi la traduzione e' vetusta, potevate aggiornarvi.
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Francesco Panzetti
Ospite





MessaggioInviato: 27 Giu 2003 16:52    Oggetto: Considerazioni sull'importanza del cyberpunk Rispondi citando

Credo che chiunque sia stimolato a comprendere in tutta la sua complessità la società nella quale viviamo non possa ignorare né il movimento cyberpunk né il fenomeno dell'hacking.
Innanzi tutto vi è una caratteristica del cyberpunk che si dimostra estremamente attuale e strettamente connessa alla dottrina della filosofia della mente e delle applicazioni di essa all'Intelligenza Artificiale (IA): si tratta del concetto di estensione corporea, che permette di fondere uomo e macchina in modo da considerare la seconda come un'estensione, appunto, delle facoltà percettive del corpo umano. Nella filosofia della mente e nell'IA, infatti, si è affermato recentemente un approccio che considera la mente non più come un elaboratore basato su un ciclo di stimolo e risposta, cioè come un ente separato dal mondo esterno, ma in tale dipendenza dal contesto ambientale (l'environment) che quest'ultimo e la mente stessa formano un tutt'uno. Un simile approccio ha ragioni d'essere scientifiche; si è provato, infatti, che il soggetto pensante non può prescindere dal mondo che lo attornia, e questo non è saltato all'occhio solo in un'ottica computazionale (quale quella della maggior parte della filosofia della mente), ma anche, più indietro nel tempo, nella filosofia di Heiddegger, il quale ha affermato che il mondo preesiste al soggetto, e quindi in nessun caso questo può prescinderne. Sostituisce quindi l'essere con l'esser-ci (Dasein). Anche Gregory Bateson, su un piano più vicino alla filosofia della mente, ha compiuto lo stesso salto di prospettiva quando ha scritto, negli anni '70, il celebre testo intitolato "Verso un'ecologia della mente" (Towards an Ecology of Mind). Bateson ha approfondito il tema della impossibilità di dare della conoscenza una spiegazione di tipo dualistico (stimolo-reazione, mondo-soggetto) anche nell'opera successiva, intitolata "Mente e Natura", del 1979, nella quale introduce, tra stimolo e risposta, il cd. "rafforzamento", cioè un effetto che la risposta (o l'aspettativa della risposta, o una risposta precedente all'interno di un ciclo di stimoli e risposte) può produrre nello stimolo, permettendone la variazione e quindi, nella chiave di lettura batesoniana, la realizzazione dell'evoluzione. L'effetto di autoadattamento (che Bateson, da biologo, desume in maniera rigorosamente sperimentale) è singolarmente simile a quello della backpropagation nella teoria delle reti neurali (una sorta di feedback). L'IA si è avvalsa di queste teorie innovative per risolvere alcuni problemi quali, p. es., la capacità di riconoscimento delle forme visive da parte di una macchina costruita a questo scopo, o nella teoria multi-agente, che non prescinde dal mondo che attornia gli agenti. Ne è scaturito così l'approccio della cd. cognizione situata. Bateson, filosofia della mente (solo in parte, per via della grande frammentazione di orientamenti) e IA convergono oggi nel riconoscere che un soggetto al lavoro ed il computer che usa fanno parte l'uno dell'altro, poiché in quel momento il computer è una estensione della mente del soggetto stesso, condividendone quantomeno le informazioni. Per altro, il dualismo soggetto-mondo è identificato comunemente nella filosofia cartesiana, radice di tutto il pensiero scientifico; da alcuni, poi, è ricondotta al nucleo stesso del Cristianesimo, che ha fondato le premesse per l'Occidente moderno nei termini dualistici ed antitetici di un ordine immanente e di un "Dio lontano" (Jilius Evola, addirittura, andava ancora più indietro e ne rintracciava l'origine nella religiosità giudaica; la realtà è più complessa, tuttavia, come Evola stesso più tardi riconobbe). In questa chiave il cyberpunk, quando si esprime artisticamente immaginando corpi umani con jack e processori interni integrati con le funzioni biologiche realizza una metafora espressiva di quello che, anche senza arrivare a questo grado di interazione fisica, già esiste sul piano mentale. Può essere considerato, in somma, come una sorta di allegoria che non ricusa però la fattibilità dell'integrazione tra naturale e artificiale, sulla quale si stanno conducendo per altro molti esperimenti.
Per inciso, estensioni corporee sono anche i tatuaggi e i piercing, come insegna quella parte dell'antropologia culturale che se ne è occupata di recente.
L'altro aspetto che vorrei sottolineare, dell'importanza dell'hacking in particolare, è il ruolo dimostrativo e didattico di questo fenomeno, a patto che si faccia discernimento tra chi agisce in conformità ad un programma ideologico od etico e chi invece agisce solo per il gusto della sfida tecnica. Non vi è dubbio che l'hacking, nel momento in cui blocca o sabota db di banche, enti militari o governativi etc. arrechi a questi soggetti un danno; danno che in alcuni casi (come le banche) può ripercuotersi anche su chi non entra nei loro processi decisionali e semplicemente si avvale dei mezzi e/o servizi da loro erogati. E' anche vero, però, che la coscienza e la riflessione non possono non portare a determinate conclusioni -a patto che essa venga condotta neutralmente e fino in fondo-, e cioè che le nostre interazioni con simili soggetti contribuiscono alla legittimazione di azioni alcune delle quali eticamente non possono essere considerate positivamente. Oltre tutto, anche un rozzo ragionamento di buon senso impone che chi "ha la coscienza a posto" non abbia motivo di non rendere pubblici gli atti e le decisioni di un ente o di una società. Ma siccome il potere si alimenta, per manifestarsi, di strutture (in senso logico) occulte (ovvero non manifeste; vd. per una panoramica dettagliata e completa il rapporto Euripses del 1994, cap. III), il controllo dell'informazione e quindi dell'opinione, come sappiamo, è necessario, e necessaria è la menzogna. Il problema è semmai far raggiungere all'opinione pubblica un'informazione corretta di questa parte del fenomeno, giacché attraverso i media si cerca (e ci si riesce) a darne un giudizio negativo. Tutto il mondo dell'Information Technology procede nel senso della dipendenza dell'utente rispetto al mondo industriale, anche quando si agisce per la sicurezza dei dati e la tutela della privacy. In realtà il digitale è una rete senza centro, quindi ogni tipo di controllo costituisce una sfida. In questo campo dove agire o nascondersi è facilissimo e in cui i "decodificatori" sono in possesso di pochi non prolifera però soltanto l'interesse spesso truffaldino- dei grandi lucri economici, ma per fortuna anche la "contro-azione" di coloro che hanno scelto di resistere alla corrente. Non è nostro dovere diventare hackers o agire illegalmente; lo è però non criminalizzare queste azioni dimostrative adottando un ragionamento imposto e sopra tutto tentare di affermare attraverso la protesta civile e scelte consapevoli se non il nostro assenso all'hacking- almeno il dissenso ai nemici che costoro combattono.
In ultimo, è da rilevare come qualsiasi sfida all'"ordine costituito" dell'IT (compreso quindi l'hacking non ideologico) offre la riflessione sul pericolo che la società dell'informazione corre in ogni momento: estrojettando infatti le informazioni dalla mente e fissandole nei libri, gli uomini hanno reso quelle più vulnerabili (e l'incendio della Biblioteca di Alessandria d'Egitto è l'emblema di questo pericolo); il controllo sulla tecnologia, però, rimaneva semplice e diretto, bastando che si sottraesse la carta al fuoco. Aumentando invece la complessità delle tecnologie di conservazione delle informazioni, il controllo su di esse diminuisce proporzionalmente; o meglio, anche se parallelamente aumentano i sistemi di sicurezza, l'apertura di un "crash" in questi sistemi può comportare irrimediabilmente la perdita di tutti i dati. Un'eccessiva dipendenza dal digitale e dall'energia elettrica necessaria a farlo esistere induce, a mio avviso, a riconsiderare il ruolo e i modi dell'IT nel nostro mondo. A partire dal superamento degli attuali, obsoleti, sistemi operativi che sono il risultato delle ricerche di mezzo secolo fa, e all'eliminazione di interfacce grafiche che, oltre ad essere inadatte concettualmente all'interazione ottimale uomo-macchina, sono anche eccessivamente difficili da gestire per un analfabeta informatico e comportano problemi troppo numerosi e troppo ardui quando non impossibili- da risolvere. Gli strumenti ci sono; solo che non fanno gola all'industria (cito la valutazione sui sistemi operativi da Burattini Cordeschi, "Intelligenza Artificiale", Carocci 2000, pag. 278; per quanto riguarda gli strumenti, interessante l'articolo appena comparso ad opera di Paolo Attivissimo al seg. indirizzo: http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/25/01/200306250101).
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Ospite






MessaggioInviato: 30 Nov 2004 03:57    Oggetto: Rispondi

NEUROMANCER L'HO LETTO, E MI è PIACIUTO. IO TROVO TROVO CHE QUI CI SONO PERSONE CHE NON VIVONO NEL PRESENTE E E CI SONO DEI NEOLOGISMI CHE DEVONO ESSERE ESPLORATI. MA TORNIAMO ALLA PROBLEMATICA LETTERARIA DI ASIMOV E CHIEDIAMOCI COME SI FORMA L'IMMAGINARIO DI UN EPOCA IN CUI LA LETTERATURA NON SI RICHIAMA PIù AD UNA AUTORITà O AD UNA TRADIZIONE COME SUA ORIGINE O COME SUA FINE MA PUNTA SULLA NOVITA', L ORIGINALITA' LA LEGALITA' E L INVENZIONE. MI PARE CHE,PENSO ANCHE A VOI,CHE IN QUESTA SITUAZIONE IL PROBLEMA DELLA PRIORITA DELL IMMAGINE VISUALE O DELL ESPRESSIONE VERBALE (CHE E UN PO COME IL PROBLEMA DELL UOVO E DELLA GALLINA E DELLAPRIORITA DELL ACCENDINO PER ACCENDERE UNA SIGARETTA)INCLINI DECISAMENTE DALLA PARTE DELL IMMAGINE VISUALE.
COMUNQUE OGNUNO LA PENSI COME VOGLIA MA SARA ORMAI TROPPO TARDI QUANDO INIZIERAI A CAPIRE
PS UN ALTRA FALSISSIMA IDEA CHE PURE HA CORSO ATTUALMENTE E L EQUIVALENZA CHE SI STABILISCE TRA (E QUI ATTENZIONE!)TRA ISPIRAZIONE,ESPLORAZIONE DEL SUBCONCIO E LIBERAZIONE E I RAPPORTI CHE SI INTRATTENGONO TRA CASO E AUTOMAtiSMO E LIBERTA DELLA FANTASCIENZA ALLA ASIMOV.

AMELETO CASCIO
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