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Gavilan
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Residenza: l'Universo... che, come disse un mio buon amico (tale H.Rouge), non è meritocratico.

MessaggioInviato: 07 Dic 2007 09:16    Oggetto: Rispondi citando

ste_95 ha scritto:
Grazie Gavi!

Prego! Very Happy
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Zeus
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MessaggioInviato: 08 Dic 2007 10:57    Oggetto: Rispondi citando

Gavilan ha scritto:
Se invece la parola inglese che vuoi utilizzare non è comunemente usata nella lingua italiana, allora devi optare per la forma plurale.


per esempio?
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Gavilan
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MessaggioInviato: 08 Dic 2007 13:08    Oggetto: Plurale dei termini stranieri Rispondi citando

I casi in cui le parole inglesi, e di qualsiasi altra lingua straniera, nella lingua italiana vanno scritte al plurale sono più che altro delle eccezioni. Solitamente basta seguire quella che io ho scritto come prima regola.
Vediamo di approfondire.

- La trascrizione per esteso di sigle o acronimi che comprendono parole al plurale, va fatta come nella lingua originale.
Per cui: DBMS = Data Base Management System, ma AES = Application Environment Specifications.

- Quando si riporta una citazione in inglese, le parole vanno ovviamente lasciate nella forma originaria.

- Può capitare di scrivere un racconto in italiano ma ambientato in un paese anglosassone, oppure un articolo che tratta argomenti prettamente inglesi o americani, o ancora di tradurre uno scritto dalla lingua originale. In questi casi può essere necessario ricorrere frequentemente a parole inglesi lasciandole nella forma originaria.
E' buona norma però scrivere questi termini, che siano al singolare o al plurale, tra virgolette o in corsivo (italic, per intenderci), a seconda della linea editoriale adottata dalla casa editrice, sito, rivista o giornale per cui si scrive.

- Come già detto, ci sono dei nomi stranieri che sono entrati nel nostro linguaggio solo nella forma plurale. In questo caso si utilizza il plurale anche quando nella frase che stiamo scrivendo ne stiamo parlando al singolare.
A esempio: conquistadores, peones, avances, jeans.

- Ancora, in caso di dubbio, si può scrivere il termine inglese in forma plurale tra virgolette o in corsivo, a seconda della linea editoriale adottata dalla casa editrice, sito, rivista o giornale per cui si scrive.

- Infine, una curiosità: parole come forum, album, curriculum, fanno parte della lingua latina (non di quella inglese, come potremmo pensare!) e non devono comunque essere declinate.


Mi permetto di lasciare anche un piccolo consiglio strettamente personale.
Quando si scrive un articolo di informatica o tecnologie, si ricorre sovente e giustamente all'utilizzo di termini inglesi. Negli altri casi però, ovvero quando non è strettamente necessario, cerchiamo di usare il corrispettivo in italiano: la nostra lingua è così ricca, è un peccato non sfruttarla!
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dasio78
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MessaggioInviato: 10 Dic 2007 00:13    Oggetto: Rispondi citando

Volevo ricordare l'importanza della REGOLA DEL P.O.R.C.O., ossia:

Pensa (decidi cosa vuoi dire);
Organizza (piccolo schema a punti);
Rigurgita (butta fuori, in brutta, senza pensarci troppo);
Correggi (con calma; col computer è più facile, ovviamente);
Ometti (qualsiasi testo, se nella versione finale si riduce del 20%, guadagna).
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Gavilan
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MessaggioInviato: 10 Dic 2007 22:35    Oggetto: Rispondi citando

Ottimo, grazie Dasio! Very Happy

Mi permetto di specificare una cosina riguardo alla O di "Ometti":
ciò che sicuramente va tolto sono congiunzioni, avverbi e aggettivi, perché, se usati in gran numero, appesantiscono la lettura del proprio elaborato.

A proposito di avverbi: sono da evitare il più possibile quelli che terminano in -mente

Per esempio, invece di "ciò che sicuramente va tolto", avrei fatto molto meglio a scrivere "ciò che senza dubbio va tolto". Wink
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Gavilan
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MessaggioInviato: 10 Dic 2007 22:47    Oggetto: L?accento Rispondi citando

Miniguida all'uso degli accenti.


Ogni volta che pronunciamo una parola composta da più sillabe, mettiamo senza accorgercene maggior enfasi di tono su una sola sillaba. Si parla allora di sillaba tonica, vocale tonica (vocale appartenente alla sillaba tonica), accento tonico (accento posto sulla sillaba tonica).

Secondo la posizione della sillaba tonica, le parole si dividono in:
tronche se l?accento cade sull?ultima sillaba, es.: caf, perché, vir;
piane se l?accento cade sulla penultima sillaba, es.: cavallo, camminata;
sdrucciole se l?accento cade sulla terzultima, es.: tavola, inutile;
bisdrucciole se l?accento cade sulla quartultima sillaba, es.: visitano.
Non è difficile capire a quale gruppo appartenga una parola: basta fare dei tentativi spostando l?accento di sillaba in sillaba e leggendola ad alta voce, finché la parola stessa ?suona? nel modo corretto.

Esistono due tipi di accento usati comunemente nella lingua italiana:
l?accento grave indica un suono aperto, es.: caffè, è, cioè, sì.
Vogliono l'accento grave le parole straniere entrate nel nostro uso comune (gilè, canapè, bignè?)* e i nomi propri di persona (Noè, Mosè?);
l?accento acuto indica un suono chiuso, es.: sé, né, perché, affinché, poiché e tutti gli altri composti di ?che?.
Sulla tastiera del computer, purtroppo, non esistono altre vocali con accento acuto all?infuori della ?é?, ma possiamo facilmente ricavarle in Microsoft Word dal menu Inserisci -> Simbolo, e nel Word Processor di OpenOffice da Inserisci -> Carattere speciale.

Tuttavia, la maggior parte delle parole del nostro alfabeto viene comunemente scritta senza specificare alcun accento. Ecco allora alcune regole pratiche sull?utilizzo degli accenti nella scrittura.

L?accento va segnato obbligatoriamente:
- sulle parole tronche;
- sugli omògrafi od omònimi (parole che si scrivono allo stesso modo ma si pronunciano diversamente), per chiarirne il significato quando non sia già reso inequivocabile dal contesto in cui sono inseriti. Per esempio: pèsca (frutto) o pésca (attività dei pescatori), circùito (elettronico o percorso) o circuìto (ingannato);
- sui composti, come: viceré, ventitré, trentatré, rossoblù, lassù.
- sui seguenti monosillabi: ciò, può, già, più, giù, piè.

Tutti gli altri monosillabi non vogliono l?accento, a meno che non si tratti di omògrafi, nel qual caso si mette l?accento su quello che viene pronunciato in modo più marcato. A esempio: dà (verbo dare) o da (preposizione), dì (giorno) o di (preposizione), sé (pronome) o se (congiunzione).

Sull?accentazione di sé stesso non esiste una regola universale, poiché alcuni dizionari riportano il ?sé? con l?accento acuto e altri senza. L?importante è mettere l?accento quando si usa il pronome ?sé? non seguito dall?aggettivo ?stesso?.

L?accento non si mette sulle note musicali, né sull?imperativo dei verbi, che vuole invece l?apostrofo poiché si tratta di troncamento: ?di? pure?, ?fa? così?.


Infine vorrei farvi notare che, ancora una volta, il correttore ortografico di Word non ci viene in aiuto, anzi tende a cancellare gli accenti che mettiamo sugli eventuali omònimi. Quindi: fate molta attenzione!

E se doveste avere qualche dubbio, tenete conto che un buon dizionario di italiano riporta sempre la posizione degli accenti.
Online vi consiglio il De Mauro Paravia.

Gavy Ciao


* Queste parole vi lasciano perplessi? Avete ragione: si tratta di "italianizzazioni" di parole straniere, possono far storcere la bocca ma sono comprese anch'esse nel dizionario di italiano.
Le parole che ho citato derivano dal francese:
gilè da gilet,
canapè da canapé,
bignè da beignet.



Caspita: colori, note a piè pagina... mi sto Silentizzando!
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MessaggioInviato: 10 Dic 2007 23:32    Oggetto: Rispondi citando

io io ho un consiglio!!!

è un metodo infallibile per trovare su quale vocale cade l'accento...

fingete di essere in una valle con l'eco e di urlare fortissimo una parola... bene la vocale che allungherete sarà quella accentata 8)

es. Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilent!!!
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MessaggioInviato: 10 Dic 2007 23:40    Oggetto: Rispondi citando

Ranger_Trivette ha scritto:
io io ho un consiglio!!!

è un metodo infallibile per trovare su quale vocale cade l'accento...

fingete di essere in una valle con l'eco e di urlare fortissimo una parola... bene la vocale che allungherete sarà quella accentata 8)

es. Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilent!!!


Curioso questo metodo... Think

L'hai testato in un canyon texano? Wink
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MessaggioInviato: 11 Dic 2007 23:35    Oggetto: Rispondi citando

nunu

lo insegnavano in "paperino e la valle dell'eco", uno dei miei mega 2000 preferiti!!! Wink Wink Wink

bei tempi quelli Crying or Very sad Crying or Very sad Crying or Very sad niente pagine tutte scritte da leggere... solo molte immagini da guardare un un gulp gasp ogni tanto...
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MessaggioInviato: 12 Dic 2007 15:29    Oggetto: Rispondi citando

Ranger_Trivette ha scritto:
io io ho un consiglio!!!

è un metodo infallibile per trovare su quale vocale cade l'accento...

fingete di essere in una valle con l'eco e di urlare fortissimo una parola... bene la vocale che allungherete sarà quella accentata 8)

es. Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilent!!!
Occhio a chiamarmi così forte, potrei venire davvero e allora l'accento sulla i te lo farei sul serio, facendoti volare giù nel Canyon per vedere se, come l'eco, rimbalzi! Twisted Evil Wink
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Benny
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MessaggioInviato: 12 Dic 2007 18:46    Oggetto: Rispondi citando

Ranger_Trivette ha scritto:
io io ho un consiglio!!!

è un metodo infallibile per trovare su quale vocale cade l'accento...

fingete di essere in una valle con l'eco e di urlare fortissimo una parola... bene la vocale che allungherete sarà quella accentata 8)

es. Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilent!!!

Quindi Dasio mette l'accento sulle N... curioso! Think
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ste_95
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MessaggioInviato: 12 Dic 2007 20:24    Oggetto: Rispondi citando

Tornando a parlare delle D...

C'è qualche prova scritta che lo sostiene visto che volevo convincere alcune persone....?
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Gavilan
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MessaggioInviato: 12 Dic 2007 21:54    Oggetto: Rispondi citando

ste_95 ha scritto:
Tornando a parlare delle D...

C'è qualche prova scritta che lo sostiene visto che volevo convincere alcune persone....?


Sì Ste, qualche post fa ho riportato per intero un articolo di Franco Forte che ne parlava.

Ecco il post con l'articolo.

Qui invece trovi la bibliografia e tutte le informazioni che vuoi su Franco Forte, così puoi convincere i tuoi amici che si tratta di una voce autorevole.

La rivista sulla quale è comparso il suddetto articolo è la "Writers Magazine Italia", l'unica rivista italiana che si pone come guida per gli scrittori.
Volendo, se ti serve proprio la prova scritta, puoi comprare il numero della rivista che ne parla: è la numero 1, la trovi sul sito.
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MessaggioInviato: 13 Dic 2007 13:24    Oggetto: Rispondi citando

Gavilan ha scritto:
ste_95 ha scritto:
Tornando a parlare delle D...

C'è qualche prova scritta che lo sostiene visto che volevo convincere alcune persone....?


Sì Ste, qualche post fa ho riportato per intero un articolo di Franco Forte che ne parlava.

Ecco il post con l'articolo.

Qui invece trovi la bibliografia e tutte le informazioni che vuoi su Franco Forte, così puoi convincere i tuoi amici che si tratta di una voce autorevole.

La rivista sulla quale è comparso il suddetto articolo è la "Writers Magazine Italia", l'unica rivista italiana che si pone come guida per gli scrittori.
Volendo, se ti serve proprio la prova scritta, puoi comprare il numero della rivista che ne parla: è la numero 1, la trovi sul sito.


Grazie!!!
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MessaggioInviato: 20 Dic 2007 22:22    Oggetto: Ulteriore precisazione intorno al tema della d eufonica Rispondi citando

Ulteriore precisazione intorno al tema della d eufonica


Dopo la domanda rivoltami da Ste_95, ho deciso di svolgere alcune ricerche più approfondite sulla questione della d eufonica. I risultati sono stati piuttosto interessanti e ho pensato di condividerli con voi per integrare la regola di cui già più volte abbiamo discusso.

Da ?il correttore di bozze?, manuale ufficiale appunto per i correttori di bozze, scritto da Marilì Cammarata, nell?edizione del 1997, casa editrice Bibliografica:
Citazione:
Si tende oggi a conservare la d eufonica di ad, ed, od, solo davanti alle parole che cominciano con la stessa vocale: ad aiutare, ed ecco, od ogni...; ma: e ancora, a uomini, o adesso.
Eccezioni: ad ogni, ad esempio (ma è sempre meglio scrivere per esempio), ad essa, ad opera, ad uso.

Ho cercato un?edizione più aggiornata di questo manuale, finora invano poiché è edito in poche copie e non vengono fatte singole stampe su richiesta, nella quale avrei voluto verificare se il paragrafo dedicato alla d eufonica è ancora tale, con l?indicazione di quelle eccezioni che non conoscevo. Ho però rintracciato in biblioteca un altro manuale per il correttore di bozze, scritto da un autore diverso ed edito da un?altra casa editrice nel 2007, purtroppo al momento è in prestito e non potrò visionarlo prima del mese prossimo. Vi farò sapere comunque quale sarà l'esito della mia ricerca!

L?Accademia della Crusca invece scrive questo:
Citazione:
L'uso della 'd' eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.). Si tratta di una proposta di semplificazione coerente con molti altri processi di semplificazione cui è sottoposta la nostra lingua, ma dobbiamo comunque tener presente che la d eufonica non è un elemento posticcio, ma trova la sua origine nella struttura originaria delle due parole interessate che in latino erano et ed ad.

Tra l'altro, se ci fate caso, c'è una contraddizione: l'ultima "ed" è sbagliata! Laughing

La lingua italiana è in costante crescita e mutamento e si possono anche riscontrare pareri leggermente discordanti a riguardo di una o dell?altra regola, come in questo caso. Alcune regole possono essere soggette a preferenze o ignorate senza commettere errori grossolani, come dire: meglio scrivere ?ad ogni? piuttosto che ?se io vorrei?, poiché nel primo caso si scriverebbe qualcosa di vetusto, nel secondo caso invece si commetterebbe un errore a dir poco orripilante.

Sta a noi decidere che fare delle d eufoniche in un nostro scritto, come già detto, in base al fine ultimo che ci poniamo con lo scritto stesso. A questo proposito, nel caso volessimo proporci a una rivista o una casa editrice, sarebbe bene verificare la linea editoriale della rivista o casa in questione (ovvero le regole utilizzate), o leggere attentamente il regolamento nel caso decidessimo di partecipare a un concorso.

Inutile specificarvi che io continuerò a segnare imperterrita ogni d eufonica che trovo in un articolo o racconto sottoposto al mio giudizio, starà poi a voi seguire o meno i miei consigli. Wink
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MessaggioInviato: 21 Dic 2007 11:54    Oggetto: Piuttosto che Rispondi citando

gfransb alcuni mesi fa in un'email alla redazione ha scritto:
Il termine "piuttosto", secondo una barbara usanza in voga oggigiorno in televisione è usato in maniera sbagliata. Esso infatti significa "invece di, più che....". Ma nel testo esso è usato al posto di "oppure" e di "o". Con significato quindi esattamente opposto. Leggere questi strafalcioni disorienta, ti costringe a pensare due volte a cosa significa veramente il testo. Evitatelo, se potete, contribuendo così a non diffondere usanze linguistiche completamente errate. Grazie


Pareri?
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ste_95
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MessaggioInviato: 22 Dic 2007 08:20    Oggetto: Rispondi citando

Passa una grande differenza tra piuttosto e oppure?? Rolling Eyes
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MessaggioInviato: 24 Dic 2007 02:01    Oggetto: Re: Piuttosto che Rispondi citando

zeussino ha scritto:
gfransb alcuni mesi fa in un'email alla redazione ha scritto:
Il termine "piuttosto", secondo una barbara usanza in voga oggigiorno in televisione è usato in maniera sbagliata. Esso infatti significa "invece di, più che....". Ma nel testo esso è usato al posto di "oppure" e di "o". Con significato quindi esattamente opposto. Leggere questi strafalcioni disorienta, ti costringe a pensare due volte a cosa significa veramente il testo. Evitatelo, se potete, contribuendo così a non diffondere usanze linguistiche completamente errate. Grazie


Pareri?


L?Accademia della Crusca si esprime negativamente riguardo all?uso di piuttosto che al posto di o o di oppure.
Dell?intero articolo, pubblicato nell?aprile 2002, riporto qui solo un estratto significativo:

Citazione:
non c?è bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dell?inammissibilità nell?uso dell?italiano d?un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. Intendiamoci: se quest?ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio. Mi limiterò qui a un paio d?esempi fra i tanti che potrei citare: dal settimanale L?Espresso, del 25.5.2001, incipit dell?articolo a p. 35 intit. Il cretino locale (sulla fuga dei cervelli dal nostro Paese): «È stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni popolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley»; naturalmente questo piuttosto che pretende di surrogare la semplice disgiuntiva, ma il lettore non edotto è portato a chiedersi come mai i giovani studiosi italiani sbarcati negli Stati Uniti snobbino per l?appunto i prestigiosi centri di ricerca della Silicon Valley.


Nel medesimo articolo, leggiamo anche alcune notizie storico-geografiche che ci aiutano a localizzare l?uso, definito errato, di piuttosto che:
Citazione:
Per quanto mi riguarda, non sono in grado di localizzare con sicurezza nello spazio e nel tempo l?insorgere della voga in questione. Mi risulta soltanto, sulla base di una testimonianza sicura, che tra i giovani del ceto medio-alto torinese il piuttosto che nel senso di o si registrava già nei primi anni Ottanta. È un fatto che questa formula è generalmente ritenuta di provenienza settentrionale (il che già contribuisce, presso molti, a darle un?aura di prestigio): «Un vezzo di origine lombarda, ma ormai molto diffuso, è quello di usare la parola "piuttosto" [...] nel senso di "oppure"», osservava criticamente un paio d?anni fa, sulla rivista L?esperanto, anno 31, n° 3, 5 aprile 2000, il direttore Umberto Broccatelli (scrivendo però "piuttosto" in luogo di "piuttosto che"). Il lancio vero e proprio del nuovo malvezzo lessicale, avvenuto senza dubbio attraverso radiofonia e televisione (e inizialmente - è da presumere - ad opera di conduttori settentrionali), sembra potersi datare dalla metà degli anni Novanta.


Vediamo cosa riporta il De Mauro Paravia alla voce piuttosto:

Citazione:
avv.
1 LE più rapidamente, più presto: il fuoco di sua natura più tosto nelle leggieri e morbide cose s?apprende, che nelle dure e più gravanti (Boccaccio)
2 FO più volentieri, preferibilmente: non mi piace la carne, mangio p. il pesce
3 FO o meglio, anzi: vediamoci al bar, o p. a casa mia | con valore di congiunzione avversativa, invece, anzi: smettila di ridere, p. cerca di aiutarmi
4 FO più spesso: in questa zona piove p. d?estate che d?inverno
5 FO alquanto, abbastanza: è una ragazza p. carina, l?esame mi è andato p. male

Varianti: più tosto

Polirematiche:
piuttosto che
loc.cong. CO invece di, anziché: p. che perdere tempo, comincia a studiare | pur di non: p. che uscire con lui sto a casa | piuttosto di loc.cong. CO piuttosto che.

Dove LE significa ?di uso letterario?, FO sta per ?fondamentale? e identifica i significati più importanti perché frequenti nel linguaggio scritto e parlato, e CO indica ?di uso comune?.
Le polirematiche sono espressioni composte da più parole con significato unitario. Nel nostro caso, piuttosto che e piuttosto di.


Come possiamo vedere, il De Mauro Paravia non contempla l?uso di piuttosto che al posto di o od oppure.

Nel dizionario Garzanti 2007 le definizioni di piuttosto sono pressappoco le stesse e in più si legge una nota interessante che conferma quanto affermato nell?articolo dell?Accademia della Crusca, e che riporto qui sotto:
Citazione:
L?uso di piuttosto che per indicare un?alternativa è tipico di alcune regioni dell?Italia del nord ma non è corretto. ?Immagina uno che si porti al guinzaglio un gatto piuttosto che un coniglio?, per intendere ?un gatto o un coniglio?; in ogni caso verrebbe frainteso da italiani di altre regioni, che intenderebbero ?uno che, pur di non portare al guinzaglio un coniglio, ci porterebbe un gatto?.



@Ste: Credo di aver risposto anche alla tua domanda. Se qualcosa non è chiaro, sono qua.
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MessaggioInviato: 15 Gen 2008 20:47    Oggetto: della SERIE----parlando di parole..... Rispondi citando

eccelso silent, chiedo a te un umile consiglio in quanto io giovane recluta di questo olimpo, se pur ormai avvezzo ad ambienti simili.Non volendo essere troppo proliasso vengo al dunque: io scrivo dalla eta' di 10 anni, mi e' sempre piaciuto scrivere e mi piace in maniera pasmodica la lettura, in special modo la buona lettura(cosa assai rara di questi tempi vedi librucoli solo prettamente commerciali).Ora quello che ti chiedo e' come fa una persona che ha un sogno nel cassetto a raggiungerlo senza passare per vie non propriamente legali a raggiungere una modesta notorieta' in questo campo?! Se tu sai il segreto svelamelo, io , in cambio ti forniro' in esclusiva le bozze preliminari del 8 libro di harry potter!!affare fatto?! Razz ...forse se sarai buono e d esauriente con me...ti faro' leggere qualcosa di mio...grazie Very Happy
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MessaggioInviato: 16 Gen 2008 09:31    Oggetto: Rispondi

Esimio Mr. Invisibile:
Il mio consiglio è quello di cominciare dalla punteggiatura e dalla semplice digitazione delle parole. Un linguaggio aulico come quello che ha usato, a parte l'ironia che lo contraddistingue, non sono sufficienti per esprimere un giudizio.
Sarà perciò necessario postare un breve componimento che verrà letto e commentato.

Questo è quanto al momento posso rispondere.
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