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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 15 Lug 2008 13:10 Oggetto: la decrescita infelice |
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- la decrescita infelice ?
a cura di Paolo De Gregorio, 14 luglio 2008
Già si vede all?orizzonte qualche fosco segnale di stagnazione economica globale, forse di recessione, e c?è già gente che nel ricco occidente si priva di frutta e verdura, non fa vacanze perché non ce la fa con il reddito.
Ho la netta impressione che la crisi legata principalmente ai mutui americani fasulli, all?aumento del prezzo del petrolio, all?aumento dei prezzi dei cereali dovuto alla speculazione e all?aumento dell?uso dei cereali per fare etanolo per autotrazione, sommata alla mai abbastanza denunciata crisi climatica con siccità, uragani più frequenti, uso agricolo di acque delle falde fossili non rinnovabili, impoverimento dei mari per l?esagerato sforzo di pesca, lo scongelamento in atto dell?Artico, sono crisi di segno strutturale non riassorbibili con aggiustamenti contabili, e andrebbero governate saggiamente, cosa che non avviene.
Certo, coloro che hanno puntato tutto sulla globalizzazione, con cui è stato contagiato tutto il mondo, sono al potere, sanno bene che la fine di questa follia sarebbe anche la loro fine e cercano di resistere in tutti i modi, anche se i nodi strutturali della globalizzazione sono venuti al pettine, e il prezzo elevato del petrolio non consente più la possibilità di far viaggiare le merci in modo economico.
E? evidente che l?unica strategia possibile sarebbe quella di riconvertire tutte le economie nazionali puntando alla autosufficienza alimentare ed energetica, cosa oggi tecnicamente possibilissima, puntando sul solare diffuso e su una agricoltura non industriale, legata al territorio e che produce per i bisogni interni a km zero.
Quella che andrebbe realizzata globalmente sarebbe l?autosufficienza di ogni nazione, la fine delle tutele, delle egemonie, delle ruberie di materie prime, per passare alla sostenibilità, senza dipendere da forniture estere, e facendo i conti con un indispensabile contenimento delle nascite non potendo più contare sulla emigrazione.
Il mondo ha già 800 milioni di affamati che nessuna politica assistenziale, tipo FAO, ha potuto fermare, e tutte le valutazioni e i programmi di contenimento della fame si sono rivelati sbagliati e fantasiosi, ed è ora di scontrarsi con le religioni che sono il principale ostacolo a qualsiasi pianificazione demografica.
Fermare globalmente l?emigrazione significa responsabilizzare i singoli individui che non potranno più scaricare su altri paesi la propria irresponsabilità riproduttiva, perché si sa benissimo quanta gente può sfamare un territorio e se la via dell?emigrazione è veramente chiusa, qualcosa ci si inventa anche se i preti islamici e cattolici remano contro.
L?unico contenimento delle nascite operato al mondo è stato quello cinese, attuato da uno Stato lungimirante che ha tassato le famiglie con più di un figlio, e reso possibile dal fatto che in Cina le religioni non contano nulla.
La fine della globalizzazione significherebbe anche la fine di un sistema che fa consumare agli Usa, che sono il 5% della popolazione mondiale, il 40% di tutte le risorse alimentari ed energetiche mondiali, facendo finire questa assurdità che il cibo arriva agli obesi dai paesi affamati (basta pensare alle banane).
Il problema è che sia la destra che la cosiddetta ?sinistra? oggi hanno la stessa posizione di ineluttabilità della globalizzazione anche se questa mostra segni di cedimento e di inadeguatezza ad affrontare l?emergenza, la loro politica non cambia, anche perché culturalmente inadeguate a guidare la rivoluzione energetica, ambientale, agricola, demografica, della sostenibilità.
Oggi economia e politica sono un tutt?uno con il mercato e questo è male, perché una nazione apparentemente fortissima come la Cina, totalmente inserita nella globalizzazione, sta trasferendo nelle nuove città e nei poli industriali centinaia di milioni di contadini per far fronte alla produzione di merci da esportazione, ma se una crisi petrolifera, economica, monetaria, fermerà questo flusso di esportazioni ci si troverà di fronte a problemi giganteschi che sarebbe meglio prevenire.
Certo tornare a consumare in proporzione a ciò che si è in grado di produrre in modo sostenibile, sembra un passo indietro e la fine del consumismo, ma questa non è una libera scelta, è una strada obbligata che si deve percorrere se non si vuole andare ottusamene e a testa bassa verso il disastro, ed è una strada che preti e capitalisti, grandi e storici alleati, non vogliono e non possono percorrere.
Presto le grandi metropoli potranno trasformarsi in inferni dove non arriveranno più rifornimenti alimentari ed energetici e rapidamente i rapporti tra gli uomini potrebbero tornare a quelli dell?età della pietra.
Oggi la tecnologia fotovoltaica è in grado di dare ad una singola casa energia per scaldarsi, per cucinare, per caricare le batterie di una macchina elettrica. Un piccolo appezzamento di terra può dare l?autonomia alimentare, l?autosufficienza idrica è possibile con cisterne collegate al tetto, e anche tutto il sapere è su internet.
Vi sono oggi in Italia milioni di persone che potrebbero cominciare a vivere in questo modo, umano, sostenibile, nuovo, sottraendosi all?orgia del mercato e alla sua distruttività, fondando un nuovo umanesimo basato sulla sobrietà, sulla autoproduzione, sulla libertà, sul libero scambio di prodotti, sulla responsabilità riproduttiva, sul rispetto della natura, senza produrre rifiuti, riciclando ogni cosa.
Chi può lo faccia, l?Italia è piena di paesi abbandonati, di terre incolte, dove far rinascere la vita e vivere semplicemente, con le proprie forze.
Paolo De Gregorio |
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amhara Semidio


Registrato: 29/11/07 23:09 Messaggi: 210 Residenza: In giro!
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Inviato: 15 Lug 2008 14:09 Oggetto: |
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relativamente al tuo discorso generale di crisi della globalizzazione, sono perfettamente d'accordo con te. anzi mi sembra addirittura allucinante il ritmo con cui si stanno susseguendo i cicli recessione-sviluppo dal 1999 ad oggi.. se nel passato i cicli definiti "fisiologici" duravano dai 15 ai 20 anni, siamo passati ai quinquenni degli anni 90 ai bienni dei primi anni 2000 ad oggi, dove i cicli recessione sviluppo sembrano durare non più di 6 mesi ciascuno. ho inoltre l'impressione (non capisco niente di economia.. premetto) che la moneta circolante, dai contanti alla moneta virtuale, non corrisponda affatto con il valore dei beni attualmente esistenti sul pianeta..
però sulle soluzioni fornite non ho esattamente la tua stessa visione. tu non chiedi solo le classiche "lacrime e sangue", chiedi all'umanità un irrigidimento, un inquadramento burocratico degno della società romana tarda, dove era addirittura impossibile abbandonare la propria casa.. una sorta di feudalesimo in salsa tecnologica. eppure le cose secondo me non funzionano proprio così, perchè se ogni regione dell'italia si mettesse a produrre per sè, avremmo che in puglia ad esempio mangeremmo ogni giorno pane pasta olio pomodori e tonno.. avremmo una alimentazione più povera.. e comunque non è detto che i prezzi possano scendere, anzi sono convinto che i prezzi aumenterebbero e non di poco, da un lato perchè mancherebbe il freno della concorrenza, dall'altro perchè le capacità agricole di alcune regioni solo quelle che sono, nonostante la tecnologia. e chi te lo dà il capitale per utilizzare tanta tecnologia poi? come lo accumuli? come costringi la popolazione a non muoversi dal luogo dove è nata? come costringi la popolazione a non fare figli?
te lo dico io come: con un regime poliziesco e violento; irreggimentare la società è quello che chiedi tu: la risposta automatica è la fine della democrazia, non tanto del consumismo (anche di quello, ma mi interessa meno).
sai cosa succederebbe, a lungo andare? che le comunità più povere diventerebbero più aggressive.. e che finirebbero per espandersi a danno di altre. ricomincerebbe il processo accumulativo e nel giro di 50 anni saremmo punto e daccapo.
temo che il tuo idilliaco "ritorno al proprio orto" di sapore un pò rousseiano nasconda problemi non piccoli, legati alla natura in sè dell'uomo. |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 15 Lug 2008 16:43 Oggetto: |
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La mia non è una soluzione idilliaca, è una soluzione di sopravvivenza, non è un auspicio.
Poi se si affronta con il giusto spirito può anche essere una soluzione felice.
Io parlo di fine della globalizzazione intesa come economia basata sulle esportazioni e importazioni, non voglio esasperare il concetto a livello regionale. Tra l'altro, l''esempio che fai della Puglia non mi pare per niente adatto in quanto in quella regione l'agricoltura è ricca come la pesca. Il tonno si pesca nel Tirreno...Forse qualche altra regione è povera d'agricoltura, ma osservo che la cucina contadina è ricca di ricette di ogni regione che si basano sulle colture locali che esistono ancora o possono essere recuperate (certo non si può più coltivare su terreni concimati con diossina).
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