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Una tassa sul web per salvare l'editoria
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Autore Messaggio
{andrea}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:14    Oggetto: E' la naturale evoluzione dei sistemi di comunicazione Rispondi citando

Non c'è speranza per l'editoria, che non mororirà, ma restarà un mercato di nicchia.
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{Carlo}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:19    Oggetto: Rispondi citando

Questa volta non uscirò dal coro ma per motivi ben diversi da quelli finora esposti in questo dibattito.
Da ex direttore responsabile di una importante casa editrice posso confermare che il sistema editoriale cartaceo italiano è fortemente penalizzato dalle disfunzioni del sistema.
Personalmente, non sono nemmeno contrario "per principio" all'idea di una tassa in favore dell'editoria cartacea. Mi vedo invece costretto a schierarmi fra i CONTRARI a causa dei presupposti REALI che hanno portato ad avanzare la proposta di questa tassa. E per quelle che sarebbero le sue modalità di attuazione.
I presupposti:
- l'editoria cartacea italiana è in crisi ANCHE per le disfunzioni del sistema, ma SOPRATTUTTO per le incapacità dei suoi manager, compresa la lobby giornalistica (cui appartengono); non sanno affrontare l'evoluzione perché non hanno mai saputo né voluto rendere l'editoria cartacea una vera industria, capace di produrre utili che non fossero drogati da forme di tangentismo latente, come il finanziamento pubblico e i finanziamenti delle grandi aziende gestiti attraverso i potentissimi Centri meedia (cioé le grandi concessionarie che decidono su quali giornali investire e quali far morire)
- la proposta di questa tassa non viene dal mondo dell'editoria cartacea nel suo insieme, ma dalla Fieg, cioé dal sindacato dei quotidiani, ovvero i mezzi cartacei più drogati da questi sistemi di finanziamento
Le conseguenze pratiche:
- In definitiva, questa tassa non andrebbe a beneficio della carta stampata in generale, cioé di un mezzo di comunicazione nel suo insieme. Finirebbe invece NELLE TASCHE DEI SOLITI NOTI, cioé dei gruppi editoriali sempre drogati dal finanziamento pubblico, che ancora una volta tentano di replicare il marciume del loro sistema, le loro inefficienze, le loro fortissime dipendenze dal sistema politico e da quello finanziario.
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{Scip}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:31    Oggetto: Rispondi citando

Le cose vanno male.... Però per distribuire file sui libri digitali vogliono 10 euro quando i costi sono praticamente zero, mentre un libro di carta costa produrlo, costa immagazzinarlo e costa distribuirlo e ciononostante si trovano libri a 8 euro (e anche meno)...
Se non si vende ci sono dei motivi e forse prenderli in considerazione non è bello come tentare di forzare un mercato di pecore belanti ma inconcludenti (come quelle che scrivono nei forum :-))come è diventato il nostro...
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{Enorme Vigenti}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:36    Oggetto: Basta parassitismo Rispondi citando

Dico solo una cosa:
Se continuiamo a finanziare i parassiti dalla crisi non ne usciremo mai!
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Silent Runner
Supervisor sezione Chiacchiere a 360°
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:52    Oggetto: ...E l'avvocato del diavolo chi lo fa? Rispondi citando

Bene: tutto ciò che ho letto, un bel coro compatto e gioioso, era in fondo qualcosa che mi aspettavo: chi mai vorrebbe pagare le tasse?
Ma il problema non è nelle tasse (che poi servono a garantirci servizi altrimenti disponibili solo per chi se li può permettere pagandoli) ma nella loro distribuzione iniqua.

Nella pratica moderna, le leggi sulle quali si basano le grandi democrazie, le costituzioni, vengono regolarmente disattese. Prendendone una a caso, la nostra, troviamo scritto che ciascun cittadino debba contribuire in base al proprio reddito.

Ma così non è. E lo sappiamo bene. Sul come i governi, in questi anni, dal dopoguerra ad oggi abbiano distribuito il carico fiscale sui contribuenti (e non solo sui cittadini visto che pagano anche gli stranieri che vivono o passano di qui) ci sarebbe molto da dire e forse è già stato detto tutto.
Perciò eviterò di ripetere il già detto (e giustamente brontolato) salvo accennare solo ad una cosa che non sono è iniqua ma è anche totalmente inadeguata: Fa pagare le tasse a tutti, caricando in percentuale o con quota fissa, una parte del carico fiscale, indipendentemente dal reddito di chi accede al bene o al servizio.
L'esempio più banale è che il miliardario pagherà (e perciò contribuirà) una tassa sullo stesso bene che acquisterà il poveraccio con la differenza che quel 20% su un bene che incide grandemente sul reddito del poveraccio risulterà irrilevante per il miliardario.

Quand'anche il carico fiscale del 35% incidesse su un reddito di un milione di euro, al contribuente resterebbe una cospicua quantità di risorse che gli consentirebbero di vivere una vita agiata e senza problemi (economici).
Non sarà altrettanto agiata la vita di un dipendente che arriva a 1000 euro al mese e nemmeno lo sarà per il piccolo imprenditore soffocato dai debiti d'impresa e dal costo del lavoro (in gran parte tasse e balzelli) così come non lo sarà per il libero professionista che si è appena imbarcato, senza santi in paradiso, in una attività professionale carica di incognite.

Questa assurda distribuzione dei carichi fiscali può solo favorire e non solo per concorrenza sleale, chi praticherà l'evasione e/o l'elusione. Ed è naturale che chi si ritrova a confrontarsi con il fisco principalmente come consumatore di beni o utilizzatore di servizi, vale a dire chi paga gran parte delle sue tasse non su un reddito acquisito (la ricchezza che deriva dalle sue attività e dall'usufrutto dei beni posseduti), ma sui consumi, finisca per imbufalirsi come un babbuino.

Questa è ovviamente una semplificazione, le cose sono ancora più complesse e sfuggono alle analisi che facciamo quando ci troviamo davanti ad un problema complesso come questo.
La nostra società è il prodotto di stratificazioni successive. Anche se non lo percepiamo, siamo tutti il prodotto di qualcosa che ci ha preceduto e dal quale non possiamo prendere le distanze senza perdere il senso generale della cosa.

Dobbiamo cioè tenere conto di quanto e come si siano formati i sistemi nei quali si muove tutta l'economia e le istituzioni preposte a regolarne i flussi e le potenzialità. Esistono dunque due "sistemi" solo all'apparenza autonomi: uno si occupa della gestione dei beni collettivi e delle regole che ne garantiscono la distribuzione e l'efficienza e questa è la politica e le istituzioni. Poi esiste un sistema altrettanto fragile e complicato dalle sue stesse istanze e d è il sistema delle imprese e delle attività umane, professionali, di servizio e commercio, tutte tendenti giustamente a generare reddito per i singoli e per i gruppi.
Non sorprenderà se fra questi vi infilo anche la criminalità organizzata che però in questa semplificatissima analisi non metterò nel novero.

Ebbene? Che c'entra tutto questo con il fatto che la FIEG se ne esca con una proposta così "antipopolare"?
Se vogliamo considerare i fatti e non solo le emozioni irritate di chi viene disturbato nel sonno da qualcuno che l'avverte che sta per crollare la casa, forse sarà più comprensibile tutto quanto detto fin qui.

E' ben note che nessun sistema è per sua natura eterno e quando qualcosa mina la stabilità di un insieme di elementi collegati fra loro, il rischio che crolli parte dell'edificio può anche essere ignorato per seguire solo piccoli interessi all'apparenza più significativi e contingenti. Questo può produrre le più che giustificabili reazioni stizzite ma non aiuterà gli stizziti a capire il perché e il percome delle cose, li rinchiuderà ancor più nella loro oggettiva rabbia di perseguitati allontanandoli così sempre di più da una piena consapevolezza del perché accadono le cose e quali cose abbiamo in costo che poi verrà pagato sempre dai soliti noti, cioè noi.

Faccio presente che non ho alcuna soluzione per risolvere i problemi della FIEG e tantomeno delle persone (non vi immaginate quanti siano i precari e i freelance) che lavorano nell'editoria che garantisce quel minimo di circolazione delle notizie e delle idee, senza le quali il mondo nel quale navighiamo e utilizziamo per il nostro miglior beneficio non esiterebbe. Non ho nessuna intenzione di promuovere una simile iniziativa. Far pagare le tasse a chi non utilizza un servizio solo perché infinite cause e chissà quali incapacità hanno contribuito a una crisi così grave, non può essere risolta nel solito modo di sempre.

Cioè non va bene far pagare così, ai soliti bischeri: Non trovo adeguato al problema il ragionamento che dice: "sono tanti e perciò, proprio in virtù del fatto che sono tanti avranno meno voce in capitolo". E' in fondo il principio sul quale si fonda il populismo. Le masse si sfruttano per ottenere consenso e con questo vengono spremute per garantire stabilità politica ed economica.
Ma noi che della rete abbiamo colto lo spirito anarchico non ci stiamo!
Benissimo.
Ma non farei confusione fra le due cose, eviterei i discorsi di sempre, tipici delle vittime inconsapevoli di una visione populistica anche della propria libertà anarchica.
Sembra un paradosso e in fondo lo è.
Ma anche questa è una problematica che non intendo approfondire perché già l'80% di voi avrà già smesso di leggere questa analisi.

Abbiamo dunque due fronti che si contrappongono, due esigenze che sembrano opposte mentre in realtà entrambe contribuiscono (o almeno dovrebbero contribuire) a giustificare e garantire l'esistenza di entrambe. Perché una bilancia senza contrappesi non è una bilancia.

Come ho detto non ho soluzioni da proporre ma ritengo importante, per tutti noi che come contribuenti veniamo vessati da tasse e balzelli decisamente inaccettabili, di ricorrere a questo genere di linguaggio e di contrapposizione.
Lo scherno va bene, ok, sfottiamo pure ma senza evitare di guardare in faccia il problema.
Un paese dove la stampa finisce per essere inghiottita dal disinteresse dei cittadini non può che impoverirsi proprio di quella libertà che noi internettofili pretendiamo senza però fare un granché per mantenerla sotto il nostro controllo.

Quello che vorrei veder realizzato in un luogo di discussione autorevole come questo, è un nuovo approccio alla realtà che ci circonda ed è una realtà che contiene anche tutto quel che, all'apparenza, direttamente non ci riguarda.
MI piacerebbe leggere l'intervento di qualcuno che provi almeno a capire perché siamo giunti a tanto, perché la carta stampata non funziona più come un tempo, perché sono scomparsi gli editori puri, perché la stampa quotidiana è diventata ostaggio o addirittura è stata comprata a suon di milioni da entità politiche che si servono di questa per condizionare un'opinione pubblica sempre più distratta e indifferente.

So di chiedere troppo, siamo tutti presi dalle nostre piccole ritualità e sacrifici, dalla fatica di stare al mondo in un mondo che ci piace sempre meno, dimenticando quanto siamo fortunati da poterne parlare in pubblico, senza (almeno per ora) eccessive censure.

Oggi, mentre scrivo questo commento, è la giornata mondiale del libro e della lettura. Che stiamo facendo adesso? che state facendo voi? State leggendo. E che differenza c'è fra leggere su un monitor, un libro o un giornale? che differenza c'è fra l'essere attivi e passivi? Leggere un giornale non è necessariamente essere passivi, si può sempre usare la testa per capire e per confrontare, confutare riflettere.

Lo so che è più facile scrivere su un forum è più facile scrivere che leggere, è più gratificante per il nostro narcisismo, io stesso non ne sono immune. Ma se davvero siamo quello che siamo non è forse perché abbiamo letto, capito, conosciuto? Questi meravigliosi mezzi che è internet e il PC sono potenti amplificatori delle nostre idee, le fa circolare e le distribuisce a chi vorrà leggerle, non buttiamolo via con chiacchiere da bar sport, con invettive di chi si nasconde dietro un nick. Tutti siamo bravi a lanciare sassi nel lago per poi rimirare i cerchi che sempre più si allargano.
Ma se osservate bene, più i cerchi si allargano e si allontanano dal centro dell'impatto, questi si faranno insignificanti fino a scomparire e il sasso che abbiamo lanciato, l'idea che abbiamo espressa, resterà sul fondo, invisibile, insignificante.

Possiamo fare qualcosa di più che lamentarci semplicemente di un abuso. Proviamo a farlo qui invece di inveire, cosa che tutti sanno fare benissimo, dal genio allo sciocco.
Proviamo a pensare oltre le cose che normalmente trattiamo con superficialità solo perché è più facile.
Male che vada resteremo impercettibilmente gli stessi.

...E per la questione tasse? Ah, quella? Non preoccupatevi, fintanto ce ne staremo qui a scrivere sberleffi senza andare oltre nell'analisi dei sistemi nei quali siamo immersi, senza andare oltre gli stereotipi nei quali ci illudiamo di esprimere libero pensiero e giusta indignazione, se non sarà per la FIEG e il mantenimento in vita della carta stampata, saranno altre le tasse che pagheremo ingiustamente per l'inefficienza altrui e sicuramente saranno soldi spesi per cose meno nobili e meno utili per noi e per la nostra libertà.
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huckleberry
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 10:59    Oggetto: Rispondi citando

una proposta. perché non si fanno una versione on line e si fanno pagare da chi li vuole leggere andando sul loro sito?
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carloef
Eroe in grazia degli dei
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 11:58    Oggetto: Rispondi citando

avete voluto il libero mercato???
il consumatore ha scelto di non comprare più giornali
CHIUDERE BOTTEGA

è chiaro che si preferiscono altri mezzi propagandistici e la tv è al primo posto
perchè dover leggere una notizia quando te la leggono comodamente gl'altri
gratuitamente...(si c'è il canone ma (giustamente) non tutti lo pagano, e poi ci sono le tv private gratuite che campano di pubblicità)..

poi c'è internet che continua a diffondersi, seppur a fatica, come mezzo di informazione attiva (anche se la maggior parte probabilmente si limita fb e affini così come prima si limitava ai reality e via dicendo...)ruba un'altra parte di attenzione alla carta "straccia"

in più consideriamo il fatto che i giornali sono farciti di polifosfati organici e che in molti se ne sono resi conto e preferiscono starne alla larga così come dalle tv

ed ecco che la crisi è presto fatta..
adesso non so i numeri ma probabilmente erano in crisi anche prima e approfittando di questa nuova crisi cavalcano l'onda per chiedere nuovi aiuti
e internet è sempre il capro espiatorio:
non si vendono più giornali---colpa di internet
non si vende più musica e cinema---colpa di internet
c'è troppa violenza nelle strade--colpa di internet
bullismo----colpa di internet
mia moglie mi ha lasciato---colpa di internet


continueranno a comprare i giornali solo i pensionati per abitudine
e chi ha problemi di stitichezza

in più un individuo non può mica consumare notizie 24 ore al giorno..il problema è che questa gente è abituata male..molto male...e crede di poter ottenere, e probabilmente ne è in grado, cio che vuole...sempre nei limiti del possibile Evil or Very Mad
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carloef
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 12:05    Oggetto: Rispondi citando

huckleberry ha scritto:
una proposta. perché non si fanno una versione on line e si fanno pagare da chi li vuole leggere andando sul loro sito?


ma alcuni già lo fanno ma non so quanto seguito può avere.. ci sarà sempre qualcuno che da notizie gratuitamente e più seriamente di minzolini & co
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{Daniele 55}
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 12:27    Oggetto: Rispondi citando

Ma basta con questo assistenzialismo, se il settore è in crisi si rinnovi, le regole devono essere uguali per tutti, non solo per chi può far sentire la sua voce e ha lobby giuste. Mi sembra la tassa sul fax di buona memoria per non penalizzare le poste o il superbollo diesel!
Siamo in un libero mercato o sbaglio? Se va in crisi la Fiat tutti a correre e se va in crisi l'azienda xy non importa a nessuno: ci sono lavoratori di serie A e di serie B? Con questa crisi stanno chiudendo o fallendo migliaia di aziende medio-piccole, perché dovremmo aiutare solo i soliti noti? L'editoria è un business come tutti gli altri, già prendono quasi tutti sovvenzioni dallo Stato (vedi Report della Gabanelli). Adesso, si fa per dire, c'è Internet e oddio siamo in crisi: svegliatevi, evidentemente il pubblico predilig forme di comunicazione non cartacee e meno onerose, ma ci dovevate pensare già dieci anni fa... è ovvio che in futuro non ci sarà più carta o ve ne sarà molto meno, già le aziende mandano email invece di lettere normali o di fax, non ve ne siete accorti? Dove vivete?
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{marista urru}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 12:50    Oggetto: Rispondi citando

Siamo alle solite. Ogni tassa momentanea che ci hanno messo è stata consolidata e ci è rimasta in eterno, vedi il prezzo ella benzian, paghiamo ancora il terremoto del belice fra le atre assurdità,nella bolletta enel paghiamo i temovalorizzatori, il costo delle centrali, e il costo delle scelte sbagliate e degli errori dell'Ente. Ora dovrebbe chiunque naviga in internet pagare la mancanza di capacità degli editori, che risale a molto pria di internet, risale a scelte sbagliate, politiche sbagliate, poca flessibilità essersi adagiati sugli aiuti di stato.

Se paghiamo anche 1 centesimo saraà la fine della rete , pagheremo bollette e tariffe in pochi anni, non controllabili, esose e peggio. RESISTIAMO. Il libero mercato non può esitere solo per i piccoli, verdurai o rigattieri, esiste per tutti e certo chi naviga in Internet non è un esitore, sapete CHI SONO GLI EDITORI? Gente economicamente forte, fortissima e potente, che prende, prende e noi diamo, diamo.. ed il diavolo se la ride...
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 13:14    Oggetto: Rispondi citando

carloef ha scritto:
è chiaro che si preferiscono altri mezzi propagandistici e la tv è al primo posto
perchè dover leggere una notizia quando te la leggono comodamente gl'altri
gratuitamente...(si c'è il canone ma (giustamente) non tutti lo pagano, e poi ci sono le tv private gratuite che campano di pubblicità)

Mi permetto di correggere l'ultima affermazione: Wink le tivù private non sono in effetti gratuite. La pubblicità viene pagata da tutti i cittadini che acquistano i prodotti pubblicizzati. E vista la quantità di pubblicità, il costo che le aziende ricaricano sui prodotti venduti non è indifferente.
A chi afferma che il canone televisivo della tivù pubblica è ingiusto faccio presente che la tivù pubblica non genera reddito per un imprenditore che da questa impresa ricava un guadagno personale e perciò sarà interessato a condizionare le opinioni e i gusti degli spettatori.
Facendo credere di offrire prodotti di intrattenimento e informazione gratis, in realtà arrivano a crearsi un impero e non solo. L'esempio dell'attuale premier è talmente lampante da risultare, alla fine persino giusto.
Giusto che un individuo si crei un impero spillando soldi senza farsene accorgere, e non contento, cerchi adesso di cambiare l'intero palinsesto della nostra civiltà, per un capriccio che durerà il tempo breve di una vita da anziano clown incipriato.

Trovo tutto questo non solo un segno dei tempi ma anche del degrado delle intelligenze di un popolo che si crede furbo e si fa fottere da un prestigiatore grossolano che viene celebrato come grande comunicatore.
Cosa non si direbbe per onorare il Re quando si spera nei suoi favori?
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 13:44    Oggetto: Re: 1 mela al giorno..... Rispondi citando

Citazione:

1 euro al giorno per OGNI connessione....che vuoi che sia.

Veramente l'articolo parlava di un caffe' al mese...o giu' di lì.
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 13:52    Oggetto: Ottima pensata! Rispondi citando

Cioe'...si dovrebbe far pagare chi usa Internet per far banchettare questi mentecatti che sempre da Internet (e molte volte senza nessuna verifica) prendono le notizie, per poi a loro volta stamparle e venderle ??
Questa le batte tutte.
Potevano amministrare meglio quanto gia' gli versiamo con le nostre tasche, anzi...vista la situazione, dovrebbero RESTITUIRE il maltolto, invece di battere ancora cassa. Parassiti!
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 14:15    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:

A chi afferma che il canone televisivo della tivù pubblica è ingiusto faccio presente che la tivù pubblica non genera reddito per un imprenditore che da questa impresa ricava un guadagno personale e perciò sarà interessato a condizionare le opinioni e i gusti degli spettatori.

Penso che la sensazione di ingiustizia sia portata più dal fatto che quella "malvagia" pubblicità che costringe a comprare sia anche sulla tivù pubblica, quindi dovrebbe essere senza canone oppure con canone e senza pubblicità. Almeno, IMHO...
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 14:39    Oggetto: Rispondi citando

carloef ha scritto:
huckleberry ha scritto:
una proposta. perché non si fanno una versione on line e si fanno pagare da chi li vuole leggere andando sul loro sito?


ma alcuni già lo fanno ma non so quanto seguito può avere.. ci sarà sempre qualcuno che da notizie gratuitamente e più seriamente di minzolini & co


...ma la logica è questa, se nessuno vuole il tuo prodotto lo vendi, altrimenti ti attacchi!

inoltre come si fa a stabilire le priorità degli aiuti? io voglio una tassa per chi quest'anno ha perso il lavoro!
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 15:33    Oggetto: Rispondi citando

Ahriman80 ha scritto:
Silent Runner ha scritto:

A chi afferma che il canone televisivo della tivù pubblica è ingiusto faccio presente che la tivù pubblica non genera reddito per un imprenditore che da questa impresa ricava un guadagno personale e perciò sarà interessato a condizionare le opinioni e i gusti degli spettatori.

Penso che la sensazione di ingiustizia sia portata più dal fatto che quella "malvagia" pubblicità che costringe a comprare sia anche sulla tivù pubblica, quindi dovrebbe essere senza canone oppure con canone e senza pubblicità. Almeno, IMHO...

A me la pubblicità non sembra affatto "malvagia". Serve invece a promuovere merci che altrimenti nessuno saprebbe che esistono, contribuiscono ad aumentare gli acquisti e consentire l'esistenza in vita dell'impresa. E' una tassa involontaria e inconsapevole che paghiamo tutti ed è una tassa che comunque può dare dei benefici a tutta la comunità promuovendo lavoro e professionalità dando da mangiare a tanta gente.
Il punto è un altro: La scorrettezza e la disonestà e in chi afferma che a sua tivù privata è gratuita mentre in realtà da questa ha un doppio ricavo, essendo egli proprietario pure delle concessionarie di pubblicità.

Sulla tivù pubblica la pubblicità non dovrebbe essere comunque abolita perché questa serve per pagare le varie professionalità che in questo ente lavorano e traggono un reddito per la loro sopravvivenza (sono assai pochi quelli che lavorano senza averne bisogno perché sono già ricchi di famiglia). Senza considerare l'indotto.
Ribadisco il concetto: non si può fare un paragone fra tivù pubblica e tivù privata essendo quest'ultima generatrice di profitto (legittimo) che va solo all'imprenditore mentre gli introiti della tivù pubblica restano nella disponibilità dell'ente pubblico.
IO pago il canone malvolentieri ma lo pago perché credo nel mio diritto di avere una tivù migliore. Malgrado la tivù di stato ormai completamente in mano ai partiti e alla maggioranza abbia mortificato le sue migliori professionalità per promuovere in parallelo alla tivù commerciale, uno spaventoso obbrobrio utile solo alla ragione del Principe.

Una soluzione (che mai verrà realizzata ) sarebbe quella di ridurre lo spazio delle pubblicità in tivù per consentire che una parte degli investimenti pubblicitari torni alla carta stampata e un'altra si riversi su internet a sostegno delle imprese che su internet lavorano.
Sarebbe opportuno che una redistribuzione sottraesse un po' di denaro da imprese televisive che hanno praticamente ingoiato la maggior parte delle risorse restituendo una quantità di spazzatura inimmaginabile.
Fra l'altro uno dei vantaggi (per il cittadino) è che sulla carta stampata la pubblicità può comunque essere schivata semplicemente non guardandola. In tivù sei seduto passivamente e te la devi sorbire fino a che non è finita. E' sempre presente, la puoi rileggere, riguardare se ti interessa il messaggio, non scompare alla fine dello spot. In qualche modo è forse più fruibile che in tivù e forse costa qualcosa meno, tutto sommato.

A nessuno fa piacere pagare per qualcosa che non ritiene di dover pagare pur consumandolo. Questa mentalità dovrebbe essere un po' rivista ma forse i tempi non sono maturi, siamo destinati a morire così come siamo adesso, un po' anarchici e un po' furbacchioni.
Insomma, fedeli propugnatori del chiagni & fotti, così come da ormai qualche decennio ci hanno insegnato ad essere. Wink

Marò, ho riletto quanto ho scritto e mi sono spaventato per la sua scarsa qualità: mi scuso con tutti per la cattiva qualità del mio esporre ma spero che mi scusiate.. prima di tornare al pc mi sono sorbito tutti i tiggì dalla tivù pubblica a quella privata. Solitamente ci metto una mezz'ora prima di tornare normale. alcolizzato


L'ultima modifica di Silent Runner il 23 Apr 2010 15:37, modificato 1 volta
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{aldo}
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 15:34    Oggetto: Non è del tutto giusta Rispondi citando

Con tutti i balzelli che ci sono sarebbe una delle tante, ma l'editoria si dovrebbe porre parecchie domande invece di pagare giornalisti inutili spesso ignoranti e corrotti farebbe meglio a rinnovarsi lavoro nel settore e ci sono siti che fanno meno accessi di un blog gestiti da schiere di giornalisti strapagati.
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Ahriman80
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Registrato: 24/11/09 12:23
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 15:38    Oggetto: Rispondi citando

Sono d'accordo su tutto tranne sulla pubblicità nella tivù pubblica... Forse perchè mi sembra di pagare doppio. Mi spiego:

Tivù privata: Ricavi->pubblicità
Tivù Pubblica: Ricavi->pubblicità + Canone
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{vicvondoom}
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MessaggioInviato: 23 Apr 2010 16:29    Oggetto: Rispondi citando

Salvare i giornali? Ma se son quelli che fan più danni! Sversano fatti e cronache con dati falsi o inventati e noi dobbiamo salvarli?
Campiamo i dadi? si?
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{alfonso}
Ospite





MessaggioInviato: 23 Apr 2010 16:33    Oggetto: categoricamente NO Rispondi

è ora di farla finita con tutte qeste tasse, se i giornali non li vendono più, cambiassero mestiere
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