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Diciassettenne dice addio su Facebook e si suicida
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Zeus News
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MessaggioInviato: 21 Mag 2010 17:31    Oggetto: Diciassettenne dice addio su Facebook e si suicida Rispondi citando

Commenti all'articolo Diciassettenne dice addio su Facebook e si suicida
Lascia un messaggio agli amici del social network. Poi esce di casa e si butta nel Piave.



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{ice}
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MessaggioInviato: 21 Mag 2010 17:41    Oggetto: prevedibili reazioni dei nostri politici ignoranti Rispondi citando

già immagino le esternazioni: Ragazzo ucciso da Facebook
al rogo Facebook
basta internet
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merlin
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MessaggioInviato: 21 Mag 2010 17:41    Oggetto: Rispondi citando

Uno di meno! disse il capitone guardando il barbio attaccato all'amo.
E continuò a nuotare come se nulla fosse, masticando ancora tra sé e sé: Chi xe mamo, staga a ca'.
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al_pacino
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MessaggioInviato: 23 Mag 2010 11:50    Oggetto: Rispondi citando

merlin ha scritto:
Uno di meno! disse il capitone guardando il barbio attaccato all'amo.
E continuò a nuotare come se nulla fosse, masticando ancora tra sé e sé: Chi xe mamo, staga a ca'.

spero sia una citazione.. posso sapere da dove?
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MessaggioInviato: 23 Mag 2010 22:10    Oggetto: Rispondi citando

Esiste una sterminata casistica sui comportamenti suicidari degli adolescenti.
L'accostamento a Facebook può essere utile per tracciare un profilo estremamente parziale del suicida ma questo non risolve due cose: non riporterà in vita il suicida, non impedirà ad altri di farlo. Forse avremo anche qualche strascico in forma di emulazione ma questo non cambierà le cose. I giovani continueranno a suicidarsi, così come gli anziani, gli adulti e talvolta anche i bambini.
La mente umana è un mistero solo perché siamo umani e a nessuno è consentito di guardarsi dentro e capire tutto quel che c'è da capire, non tutti gli individui raggiungono quel livello di autostima e di progettualità sufficienti a superare le crisi.
Un giovane adolescente è sicuramente più indifeso di un adulto sano e ben orientato ma io comincio a credere che tutte queste categorizzazioni e distinzioni su età, sesso, estrazione sociale, scolarizzazione, religione ecc. siano utili solo per stilare una statistica che guarda se stessa.
A ben guardare, le ragioni addotte dal giovane auto-omicida nelle sue dichiarazioni su FaceBook sono troppo labili e perciò non convincenti.
Perciò, qualsiasi speculazione a riguardo, a mio avviso potrà solo dimostrare una velata forma di morbosità.
La morte ci fa paura, ne abbiamo un orrore istintivo.
Trovo perciò strano che si dia tanta importanza ad un perché che comunque nessuno di noi avrebbe condiviso.
Perché suicidarsi è un gesto di rinuncia, di abbandono dei giochi.
Per qualcuno, giocare è troppo doloroso.
Perciò non possiamo che osservare il fenomeno dopo che è accaduto.
Purtroppo.
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digirun
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 14:47    Oggetto: Rispondi citando

ecco un argomento su cui non mi va di scherzare come faccio di solito...

il mio migliore Amico si è suicidato qualche anno fa, non ho potuto far nulla, nessuna cosa lasciava intendere, era all'estero da un po', quando è successo...

non era una persona triste, non era un solitario, era sempre allegro, creativo e di compagnia.

trovo molto azzeccate le parole di SILENT:

Perché suicidarsi è un gesto di rinuncia, di abbandono dei giochi.
Per qualcuno, giocare è troppo doloroso.
Perciò non possiamo che osservare il fenomeno dopo che è accaduto.
Purtroppo.


e vi prego, non siate troppo cattivi nei commenti a seguire.

rispetto per la scomparsa di una giovane vita.

ho un "alter ego" che nessuno immagina, su altri forum mi fermo spesso a parlare con ragazzi giovani, lo sento come un dovere, come per espiare una colpa, il non aver intuito il disagio del mio amico, vorrei dare una mano a prevenire...
sapeste quanta infelicità nei ragazzi di oggi, apparentemente superficiali e spensierati....

Rolling Eyes
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 14:51    Oggetto: Rispondi citando

MERLIN! non è da te! Confused

io, UNO DI MENO! lo direi volentieri, come facevo al tempo di tangentopoli, quando si suicidano politici, imprenditori (LADRI), faccendieri e gente della cricca...

ma non per un povero ragazzo "innocente"

questa società del consumo e del profitto a tutti i costi, sta escludendo i miti, le persone perbene, i poeti....
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 15:07    Oggetto: Rispondi citando

Ma anche dire "Uno di meno" non è poetico ed esclude comunque la capacità di comprendere chi avversiamo.
E comprendere non vuol dire lasciargliela passare.
Il fatto che qualche furbo sia stato anche fragile e si sia suicidato davanti alla prospettiva di finire in carcere non rende migliore la società in cui viviamo.
Rallegrarsi per la scomparsa di un tiranno può essere comprensibile ma farlo per la scomparsa di uno sciocco o di una persona furba ma fragile, magari un piccolo truffatore o profittatore che vantaggio comporta se non quella dimostrare che il nostro cinismo può essere una forma di debolezza?
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 15:29    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:
[...]
Il fatto che qualche furbo sia stato anche fragile e si sia suicidato davanti alla prospettiva di finire in carcere non rende migliore la società in cui viviamo.
Rallegrarsi per la scomparsa di un tiranno può essere comprensibile ma farlo per la scomparsa di uno sciocco o di una persona furba ma fragile, magari un piccolo truffatore o profittatore che vantaggio comporta se non quella dimostrare che il nostro cinismo può essere una forma di debolezza?


Non sono del tutto d'accordo con quanto hai detto. Questa storia dei furbi deve finire. Viviamo male grazie a tutti i furbi di ogni ordine e grado che ci fregano infischiandosene delle regole e dell'etica. Furibondo

Credo nelle regole giuste, credo nel buon senso che deve guidarci in ogni azione quotidiana, ma sono stufo dello stato delle cose, del vedermi fregato, del dover pagare per gli altri, del rinunciare a tanto per vivere solo perche i furbi sono ovunque e la fanno franca perché altri furbi governano (tanto una parte politica quanto l'altra). Una soluzione possibile per estirpare questo cancro è eliminare ogni cellula malata. Twisted Evil Evil or Very Mad
Li raccoglierei insieme e li sterminerei tutti. blufire
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 15:58    Oggetto: Rispondi citando

Bene: questa tua ultima affermazione ancorché pubblica, mostra un disagio privato che posso comprendere ma non condividere.
Quello che ci separa dagli altri, dai "Cattivi", dai "Malvagi" dagli "Sbagliati", dai troppo furbi" dai "cretini di ogni età" non è la diversità, perché in realtà tutti siamo diversi. Quello che ci separa sono le scelte. Se tu fai una scelta estrema, sterminarli tutti, non puoi pensare di essere migliore di quelli che vuoi sterminare.
Loro, fino a prova contraria, non lo hanno fatto con te.
Vuoi passare per quello che è peggio di loro?
E guarda che il mio non è un atteggiamento buonista. Il buonismo è un'invenzione dei cattivisti. Gente che non è migliore delle persone che questi ultimi, i cattivisti, criticano. (il discorso è un po' contorto mi si è avvitato su se stesso da solo.. ma non ho voglia di correggerlo)

Tutte queste semplificazioni, questo manicheismo, questa facile via che consiste nel dividere il mondo in noi e loro, in buoni e cattivi va bene solo nella nostra testa o in qualche videogioco sparatutto. La realtà è assai complessa ma non del tutto incomprensibile. Basta non limitarsi agli slogan e agli sfoghi del momento. Forse, capire l'origine delle cose potrebbe aiutarci ad affrontarle meglio, o forse no.
Certo, se partiamo subito con le semplificazioni, andremo solo a sbattere contro di esse, come mosche contro il vetro della finestra che è per metà aperta. Insisteremo nel voler passare dalla parte chiusa senza provare a cercare un'altra via.
Per questo le mosche non hanno inventato la bomba atomica. Non ne hanno bisogno per farsi del male da sole.

Senza offesa eh? Visto che avevi parlato di buonsenso...
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WIKYTJO
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MessaggioInviato: 24 Mag 2010 20:15    Oggetto: Suicidio adolescenziale Rispondi citando

Qui da me ragazza 16enne, a seguito di delusione amorosa, si è buttata nel fiume Crati, ma qualc1 s'accorge e si tuffa dietro, l'ha trascinata fino a riva,e per i controlli ospedalieri niente di grave, solo medicazioni.
In effetti non è raro ke gli adolescenti, e anke ki non è ancora 30enne tentino di lasciare il mondo.
Recentemente a Napoli studente liceale si getta da finestra del 2° piano, a
scuola, purtroppo i problemi guai sciagure disgrazie ci sono sempre state,
cambiano i tempi, io ho 47 anni, e ho sofferto di depressione, però ki è depresso anke se si cura non è ke le medicine gli fanno affrontare e-o risolvere i problemi: conosco gente senza lavoro e casa ke stenta a mettere insieme pranzo e cena, e altresì mi sono accorto 11 anni fa ke ero uno dei tanti dimenticati: ho avuto degli amici e conoscenti, poi ognuno è andato per la sua strada, ha preso decisioni, e anke ke abitiamo nella stessa città non si hanno contatti, poi si ricordano e si fanno vivi solo se hanno bisogno.........
Quel giovane, come la ragazza mia concittadina, tempo 10 giorni e anke meno tutti si saranno dimenticati.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 00:42    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:
[...] Quello che ci separa dagli altri [...] sono le scelte. Se tu fai una scelta estrema, sterminarli tutti, non puoi pensare di essere migliore di quelli che vuoi sterminare. Loro, fino a prova contraria, non lo hanno fatto con te. Vuoi passare per quello che è peggio di loro? [...]
Tutte queste semplificazioni, questo manicheismo, questa facile via che consiste nel dividere il mondo in noi e loro, in buoni e cattivi va bene solo nella nostra testa o in qualche videogioco sparatutto. La realtà è assai complessa ma non del tutto incomprensibile. [...] Forse, capire l'origine delle cose potrebbe aiutarci ad affrontarle meglio, o forse no. [...]
Senza offesa eh? Visto che avevi parlato di buonsenso...


Partiamo dal basso; non mi offendo dato "che seguo" da tempo tuoi commenti, e se ho parlato di buon senso non l'ho fatto a caso, inoltre il primo commento che avrei fatto l'ho comununque "tradotto" e reso adatto al pubblico. E' chiaro che ciò che ci separa dagli altri sono le scelte, non a caso ho parlato di etica. Lo sterminio metaforico o reale sarebbe una possibile soluzione. Dici che non l'hanno fatto a me, o a noi in senso più generico? Un esempio concreto di come si renda invivibile la vita della gente comune: nella mia regione un ATO che gestisce l'acqua sta per decidere di aumentare del 30% il costo dell'acqua perché deve ripianare i debiti generati dalle passate gestioni dell'ATO stessa. Ti pare giusto che io e gli altri dobbiamo "tirare ancora la cinghia" per merito di gente corrotta ed incapace. Far pagare loro ogni spesa riducendoli sul lastrico e svergognarli pubblicamente sarebbe quanto meno equo. Io e molti altri non avremmo gestito la cosa in tal modo solo per correttezza. Qui c'è poco da capire, bisogna agire e cacciare via questi ladri, ed intendo i politici tutti. Le chiacchiere se le porta via il vento. La misura è colma, ma sembra che il popolo sia distratto, quindi il fatto che io sia alquanto incazzato non dovrebbe destare tanta meraviglia.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 03:19    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 11:01    Oggetto: Re: Suicidio adolescenziale Rispondi citando

WIKYTJO ha scritto:
Qui da me ragazza 16enne, a seguito di delusione amorosa, si è buttata nel fiume Crati, ma qualc1 s'accorge e si tuffa dietro, l'ha trascinata fino a riva,e per i controlli ospedalieri niente di grave, solo medicazioni.
In effetti non è raro ke gli adolescenti, e anke ki non è ancora 30enne tentino di lasciare il mondo.
Recentemente a Napoli studente liceale si getta da finestra del 2° piano, a
scuola, purtroppo i problemi guai sciagure disgrazie ci sono sempre state,
cambiano i tempi, io ho 47 anni, e ho sofferto di depressione, però ki è depresso anke se si cura non è ke le medicine gli fanno affrontare e-o risolvere i problemi: conosco gente senza lavoro e casa ke stenta a mettere insieme pranzo e cena, e altresì mi sono accorto 11 anni fa ke ero uno dei tanti dimenticati: ho avuto degli amici e conoscenti, poi ognuno è andato per la sua strada, ha preso decisioni, e anke ke abitiamo nella stessa città non si hanno contatti, poi si ricordano e si fanno vivi solo se hanno bisogno.........
Quel giovane, come la ragazza mia concittadina, tempo 10 giorni e anke meno tutti si saranno dimenticati.

Sì è possibile che questo avvenga che presto tutti si dimentichino della ragazza e dei suoi problemi che l'anno spinta al suicidio. Del resto devi considerare che non viviamo più negli anni 50 dove tutti sapevano di tutti e anche le più piccole tragedie restavano vive nell'immaginario collettivo per anni e anni.
Oggi tutto è cambiato, l'enorme massa di informazioni e stimoli che dobbiamo assorbire costringe il nostro cervello a "scremare" e a rimuovere il più possibile quanto non serve o è troppo indigeribile, ingestibile o non necessario.

La solitudine dell'individuo è però la stessa di sempre e nasce con l'uomo consapevole, l'Homo sapiens sapiens che guardava le stelle e da questa visione cominciava a intuire la sua distanza dalla natura che lo aveva generato. E per compensare questo orrore per il vuoto e la separazione si è inventato gli dei, perché nemmeno gli affetti sono in grado di riempire quel senso di appartenenza a qualcosa che resta lontano e a suo modo irraggiungibile in quanto incomprensibile nella sua pienezza e vastità.
Mi spiace per la tua depressione e immagino che tu sappia quanto questa sia stata personale, assoluta, irripetibile. Può sembrare assurdo che la depressione, male oscuro che attanaglia milioni di individui, sia un male comune e al contempo personalissimo.
Intendo dire che non c'è una depressione uguale all'altra e ciascuna ha le sue cause profonde. Chimiche, biochimiche, affettive e ambientali.
E forse potrà sembrare assurdo che la depressione possa essere in qualche modo considerata un male "necessario" o parrà stonato considerarla una sorta di difesa ultima davanti all'impossibilità di affrontare l'oggi senza sentirsi sopraffatti.
Perché non è il futuro che ci spaventa ma è il susseguirsi dell'oggi, inesorabile e macinante come una enorme macchina che tritura le cose, la nostra vita, i nostri sogni, per farne polvere che non potremo mai più ricomporre in oggetti o persone. L'oggi, trasforma il nostro divenire cancellando per sempre il passato, come un proiettore cinematografico che distrugge la pellicola appena questa passa davanti all'obiettivo.
Si può avere una e una sola proiezione.

Dunque la depressione può far parte del nostro divenire, può essere una componente che ci delimita e ci dice chi siamo, perciò in qualche modo è un evento necessario al divenire e all'essere nell'economia generale del nostro essere qui e ora, ovviamente sempre che questo sia il nostro "qui e ora" e non il frutto di qualche equivoco paranoico.

E questo in effetti, se non stonato è quantomeno inadeguato alla necessità di descrivere il problema. Le ragioni di quella ragazza o del ragazzo di cui parla l'articolo che stiamo commentando sono imperscutabili in quanto segrete, nel senso che nessuno di noi può porsi all'interno di queste ragioni senza "essere" al contempo quelle persone.
Ne possiamo parlare sono superficialmente, dicendo ciò che più ci piace immaginare che siano. Ma non potremmo andare oltre.
La nostra stessa depressione è indescrivibile, inenarrabile nel momento stesso in cui la superiamo. E' come cercare di descrivere un sogno che al mattino si dissolve nella memoria sfilacciandosi in filamenti che, separati dai loro significati, perdono qualsiasi coerenza, lasciandoci delusi e con un senso di perdita e di abbandono.

E perciò inevitabile che ci si possa trovare indifesi davanti alla depressione che può coglierci in qualsiasi momento. Perché a nessuno viene insegnato a vivere le proprie emozioni e le proprie esperienze, ciascuno è gettato nella realtà del mondo e di se stesso senza manuale di istruzioni. Oppure come accade spesso con le religioni, ti viene fornito un manuale di istruzioni velleitario e sbagliato. Come si può far funzionare bene una lavatrice seguendo le istruzioni di un televisore?

Gli adolescenti cadono spesso vittima dell'enorme carico emotivo che la loro crescita e denaturazione dell'IO precedente (quello dell'infante) subisce e questo può produrre atti giudicati estremi solo a cose fatte.
Non sempre l'adolescente che tenta il suicidio ripete il gesto una volta superata al crisi. In fondo, il ragazzo citato nell'articolo, come la maggior parte di suicidi "dimostrativi" in qualche modo lasciano un messaggio, una richiesta di aiuto che però non può essere accolta e quasi sempre non viene interpretata come tale.
Diversa è la cosa per chi si toglie la vita per impossibilità di vivere, vedi malati terminali o persone messe davanti alla certezza di una morte orribile (vedi i suicidi delle Torri Gemelle che si gettavano nel vuoto per evitare di morire in modo atroce).
Con tutto il rispetto per la tua depressione vorrei però invitarti a non soffermarti in simili termini davanti ad episodi come questi. Capisco che le consonanze derivanti dall'esperienza della disperazione possono restituire in qualche modo un senso al proprio dolore ma ci sono moltissime altre cose che condividi con gli altri, cose che possono restituirti un senso di appartenenza a una "umanità" diversificata ma al contempo simile a te nelle speranze, nei sogni e nei bisogni. E tutte queste cose non sono necessariamente dolorose o problematiche.

Spesso, vorrei che ci soffermassimo di più su questo particolare, il soffrire, la depressione, il malumore continuo e strisciante sono un modo per reagire alle difficoltà. E anche se è un modo sbagliato è comunque un segno di vitalità e di attenzione. Purtroppo a nessuno viene insegnato l'orientamento umorale, a nessuno viene detto come si fa ad affrontare un problema.

P.s. Se puoi cortesemente evitare di usare la "k" e scrivere "che" come in italiano corrente, è meglio, facilita la lettura del testo.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 12:16    Oggetto: Uno di meno Rispondi citando

al_pacino ha scritto:
merlin ha scritto:
Uno di meno! disse il capitone guardando il barbio attaccato all'amo.
E continuò a nuotare come se nulla fosse, masticando ancora tra sé e sé: Chi xe mamo, staga a ca'.

spero sia una citazione.. posso sapere da dove?

Beh, è mia. (anzi, solo in parte).
In effetti, l'uno di meno deriva da ricordi scolastici, quando alle interrogazioni ci si acquattava dietro il compagno che stava daventi nella vana speranza di non cadere sotto l'occhio dell'insegnate.
All'epoca, le interrogazioni era inquisizioni e non c'era l'abitudinaccia di "studiare da qui a qui" oppure di interrogare a pezzi, solo alcuni "prenotati" in giorni stabiliti; e dovevi per forza ricordarti anche di tutta la rabaccia vecchia.
Da qui l'abitudine di un certo Marcello, che dall'ultimo banco dopo ogni chiamata sussurrava a mezza voce: Uno di meno. E ti assicuro che nessuno aveva voglia di ridere.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 13:15    Oggetto: uno di meno e altre cose Rispondi citando

Ammetto volentieri che l'affermazione possa dispiacere a molti e non essere condivisa da quasi tutti.
Però a me tutti 'sti suicidi (che non sono roba soltanto di casa nostra, nei paesi scandinavi è dagli anni '60 che i giovani si ammazzano) fanno provare soprattutto rabbia nei confronti delle famiglie di poveri ragazzi, che non hanno saputo rappresentare ai figli la necessità di un piano per realizzare la propria vita.

In un periodo di pur relativo benessere, quando l'interrogativo più pressante diventa il che faccio stassera? coi sodi del papà, è chiaro che non si diventa mai pronti ad affrontare le avversità anche minime.
E ci si butta disotto a causa di un esame andato storto, di un amorazzo finito male, di una sgridata ritenuta ingiusta, di un episodio di bullismo insomma di una noia di vivere che sicuramente non ci sarebbe se il vero e unico problema fosse quello di mettere insieme il pranzo con la cena, magari a giorni alterni.
E allora è facile mettersi col gruppo e andare in giro a far danno; magari a stuprare una ragazzina, meglio se minorata, o a buttare sassi da un cavalcavia.

Immagino che, in proporzione, il popolo dei ragazzini che vive nel metrò e nelle fogne di Mosca o di qualche altra metropoli dell'ex paradiso comunista, oppure nelle bidonville africane o brasiliane, o nei villaggi rurali di India e Cina, conti assai meno suicidi pur avendo ricevuto per forza di cose assai meno insegnamenti utili dalle famiglia; perché può essere vero come afferma Collodi che la fame è cattiva consigliera, ma di sicuro è sempre un'ottima maestra nella difficile arte della sopravvivenza.

E chi non è attrezzato, meglio si faccia da parte sponte sua. prima che ci pensino gli altri, magari a causa di qualche malefatta talmente grossa da non poter essere perdonata neppure da un giudice buonista professionale.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 15:24    Oggetto: Rispondi citando

Immagino che, in proporzione, il popolo dei ragazzini che vive nel metrò e nelle fogne di Mosca o di qualche altra metropoli dell'ex paradiso comunista, oppure nelle bidonville africane o brasiliane, o nei villaggi rurali di India e Cina, conti assai meno suicidi pur avendo ricevuto per forza di cose assai meno insegnamenti utili dalle famiglia; perché può essere vero come afferma Collodi che la fame è cattiva consigliera, ma di sicuro è sempre un'ottima maestra nella difficile arte della sopravvivenza.

beh, li si trovano in un "mal comune mezzo gaudio" qui il ragazzino che ha una famiglia onesta, padre operaio, madre casalinga e quindi pochi soldi per le tasche e NESSUNA prospettiva di scalata sociale (e lo sapete bene, non fate i finti tonti) si confronta magari col compagno di classe, figlio di un imprenditore farabutto (più o meno lo sono tutti, ci ho a che fare, potrei farvi nomi cognomi e tangenti) o di un professionista che ha a che fare con le pubbliche amministrazioni che ruba a man bassa con complici ben "assediati" nel senso di essere sulla poltrona giusta....
sa che per lui sarà tutto in salita, che verrà sempre umiliato, che nonostante il suo massimo impegno l'altro gli sarà sempre davanti, le più volte senza alcun merito se non l'appoggio del padre e degli "amici" del padre...vedi la trota, tanto per fare un nome recente....

personalmente prima di suicidarmi, trovandomi in una situazione limite, avrei fatto una strage.... tanto per portare qualcuno con me.

deve essere TREMENDO, avere delle potenzialità, esserne coscienti e non poterle esprimere!

del resto lo sapete, NON sono comunista, ma auspico una rivoluzione "alla francese" con tanto di ghigliottina Twisted Evil che riporti un minimo di "parità" nelle opportunità sociali.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 16:02    Oggetto: Re: Uno di meno Rispondi citando

merlin ha scritto:
Beh, è mia. (anzi, solo in parte).
In effetti, l'uno di meno deriva da ricordi scolastici, quando alle interrogazioni ci si acquattava dietro il compagno che stava daventi nella vana speranza di non cadere sotto l'occhio dell'insegnate.
All'epoca, le interrogazioni era inquisizioni e non c'era l'abitudinaccia di "studiare da qui a qui" oppure di interrogare a pezzi, solo alcuni "prenotati" in giorni stabiliti; e dovevi per forza ricordarti anche di tutta la rabaccia vecchia.
Da qui l'abitudine di un certo Marcello, che dall'ultimo banco dopo ogni chiamata sussurrava a mezza voce: Uno di meno. E ti assicuro che nessuno aveva voglia di ridere.

A questo punto non ci resta che dire: "Sorridi, sei su Facebook!"
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 16:21    Oggetto: Rispondi citando

digirun ha scritto:
[...] del resto lo sapete, NON sono comunista, ma auspico una rivoluzione "alla francese" con tanto di ghigliottina Twisted Evil che riporti un minimo di "parità" nelle opportunità sociali.

NON sei un comunista ma, lo dico senza offesa, nemmeno molto ferrato in storia. La rivoluzione francese non è stata quella bella rivoluzione popolare con tanto di Liberté Fraternité, Egalité, perché l'ultima parola, in effetti è stata Décolletée".

E non mi riferisco alla splendida abitudine delle donne di offrire alla vista le loro graziose tette, bensì al periodo del terrore che terminò, a ben ricordare, con la caduta della testa del suo stesso artefice maggiore, tale Robespierre.
La rivoluzione Francese, al di là delle iconografie romantiche non fu una rivoluzione che portò quel minimo di parità nelle opportunità sociali, fu una rivoluzione promossa dalla borghesia che se ne servì per spazzare via una classe nobiliare parassitaria giunta ormai alla fine del suo ciclo.
In sintesi i poveracci rimasero poveracci, i ricchi rimasero ricchi, qualcuno si arricchì di più, altri no, volarono molte teste e il sangue sparso non tornò nei corpi di nessuno, andò sprecato (non esisteva la banca del sangue e il sangue versato non dava interessi) e le cosiddette parità nelle opportunità sociali divennero un mito, un feticcio, un'illusione da inseguire perché, disgraziatamente, continuava ad allontanarsi dal piano di realtà del tempo e dai piani delle classi dirigenti.

Tutte le rivoluzioni portano disgraziatamente alle dittature e se così non è stato in Francia non è certo per via della lungimiranza dei cittadini ma solo per un disgraziato caso (disgraziato per Robespierre).
Non tutte le stelle massicce collassano in buchi neri, non tutte le ciambelle vengono col buco.
A me non piacciono le rivoluzioni. Chi le fa è sempre interessato ad altro, a qualcosa di personale.
L'unica rivoluzione che auspico è quella della terra intorno al sole.
Spero non si fermi almeno fino a che ci sono sopra io.
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MessaggioInviato: 25 Mag 2010 17:03    Oggetto: Rispondi

digirun ha scritto:
sapeste quanta infelicità nei ragazzi di oggi, apparentemente superficiali e spensierati....

Digi, io li frequento abbondantemente, mescolato a loro, come uno di loro...
È vero: "quanta infelicità nei ragazzi di oggi", ma quando ti accorgi che le cause risiedono nel possedere un cellulare obsoleto rispetto a quello dei compagni, con i quali si vergognano; nel non poter avere la felpa SPAM con il cappuccio come tutti gli altri; nel dover fingere con il branco di avere la Playstation mentre non è vero... la tentazione di dire "uno in meno" è forte, seppur scorretta... Confused




Merlin ha scritto:
[...] perché può essere vero come afferma Collodi che la fame è cattiva consigliera, ma di sicuro è sempre un'ottima maestra nella difficile arte della sopravvivenza.

E chi non è attrezzato, meglio si faccia da parte sponte sua. prima che ci pensino gli altri, magari a causa di qualche malefatta talmente grossa da non poter essere perdonata neppure da un giudice buonista professionale.

Toh!! sono completamente d'accordo con te...
D'altra parte Darwin non è che cianciava storielle... Wink
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