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Lo sciopero del Corriere e la nuova era dell'informazione
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Zeus News
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MessaggioInviato: 04 Ott 2010 10:13    Oggetto: Lo sciopero del Corriere e la nuova era dell'informazione Rispondi citando

Commenti all'articolo Lo sciopero del Corriere e la nuova era dell'informazione
La lettera del direttore De Bortoli ha acceso la discussione: Internet ha cambiato il giornalismo, la carta stampata deve capire come evolversi.



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merlin
Dio maturo
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Registrato: 15/03/07 23:32
Messaggi: 2421
Residenza: Kingdom of Camelot

MessaggioInviato: 04 Ott 2010 11:56    Oggetto: c'è poco da discutere. Rispondi citando

Difatti quel che si può capire siamo già ai pesci in faccia.
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ioSOLOio
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Messaggi: 16342
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MessaggioInviato: 04 Ott 2010 13:08    Oggetto: Rispondi citando

Avevo letto la lettera del Direttore e, dai contenuti, non si poteva che essere concordi con Ferruccio de Bortoli.

Citazione:
La lettera del direttore de Bortoli

Cari colleghi
Questa lettera vi complicherà la vita. Ma la discussione che ne scaturirà ci permetterà di investire meglio nel nostro futuro di giornalisti del Corriere della Sera. E costituirà uno spunto importante per una discussione di carattere generale che la nostra categoria non può rinviare all'infinito. Di che cosa si tratta? In sintesi vi potrei dire: investiamo di più nel giornale e nella qualità, ritorniamo a dare spazio ai giovani, ma ricontrattiamo quelle regole, in qualche caso autentici privilegi, che la multimedialità (e il buon senso) hanno reso obsolete. Con molta fatica, grazie soprattutto al vostro senso di responsabilità, stiamo completando una ristrutturazione dolorosa ma necessaria che non ha messo però in cassa integrazione diretta alcun collega, com'è avvenuto in tutte le altre testate.

Ora si apre una fase diversa, ugualmente impegnativa. Non mi nascondo le difficoltà. Il periodo che attraversiamo è difficile, in tutti i sensi. L'editore è chiamato a investire sul giornale, e sull'intero sistema di diffusione dei suoi contenuti, con una rinnovata attenzione alla qualità e alla promozione di talenti giovani e multimediali. Noi lo incalzeremo con il necessario puntiglio. Parte non secondaria dei risparmi, resi possibili dalla ristrutturazione, deve andare ad accrescere la capacità di penetrazione del giornale nelle diverse aree di diffusione, rafforzandone l'autorevolezza e l'indipendenza, anche con nuovi prodotti allegati. Nell'aggiornamento al piano editoriale sono contenute diverse proposte: dal rafforzamento del fascicolo nazionale a nuove cronache locali, dal nuovo inserto culturale della domenica alle iniziative sul web e sulla tv, all'assunzione di dieci giovani all'anno, attraverso la Rete e la selezione dagli stage universitari. Ne discuteremo a tempo debito. Questa condizione è, per chi vi scrive, irrinunciabile e pregiudiziale a ogni altro sviluppo editoriale, e al proseguimento di ogni forma personale di collaborazione.

Ma vi è una seconda condizione che, con sincerità forse un po' brutale, io pongo alla vostra attenzione. In questi mesi abbiamo compiuto significativi passi avanti nell'arricchire la nostra informazione, non solo sulla carta, ma anche e in particolar modo sul web. Sono state lanciate nuove iniziative. Edizioni del giornale sono disponibili, per la prima volta anche a pagamento, su Iphone e smartphone. A due mesi dal lancio degli abbonamenti al giornale su Ipad, abbiamo già toccato la soglia delle settemila adesioni, la metà delle quali per un periodo di sei mesi o un anno. Gli streaming di Corriere tv sono ormai largamente superiori a molti, e importanti, canali televisivi. L'industria alla quale apparteniamo e la nostra professione stanno cambiando con velocità impressionante. In profondità. Di fronte a rivolgimenti epocali di questa natura, l'insieme degli accordi aziendali e delle prassi che hanno fin qui regolato i nostri rapporti sindacali non ha più senso. Questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell'era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà. Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste.

Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell'interessato a ogni spostamento, a parità di mansione. Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti. Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l'edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l'atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l'affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l'edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell'edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell'impresa e del lavoro.

L'elenco, cari colleghi, potrebbe continuare. E' un elenco amaro, ma sono costretto a farlo perché, continuando così, non c'è più futuro per la nostra professione. E, infatti, vi sfido a contare in quanti casi sulla Rete è applicato il contratto di giornalista professionista. Tutto ciò deve farci riflettere. Seriamente. Sediamoci attorno a un tavolo, chiedendo all'azienda di assumersi le proprie responsabilità, per stringere un nuovo patto interno all'altezza delle nostre sfide professionali ed editoriali. Ma una cosa deve essere chiara fin dall'inizio. Se non vi sarà accordo, i patti integrativi verranno denunciati, con il mio assenso. Sono convinto che avremo modo di riflettere su questa mia proposta, insieme ai colleghi dell'intera redazione, e di convenire su tutto ciò che è necessario fare per non ipotecare ancora di più il nostro già incerto futuro.



Poi però si sente, doverosamente, la versione del Comitato di Redazione che sciorina concetti un po' diversi
E purtroppo -come sempre in queste situazioni- diventa difficile farsi una idea precisa e oggettiva dei fatti, dal momento che i fatti purtroppo non si conoscono se non per essere raccontati dalle parti.


E' certo che da un lato cambiano i tempi e le professioni -tutte- devono adeguarsi, quindi senza barricate sulle proprie posizioni.
Dall'altro però questi doverosi cambiamenti non devono essere presi ad alibi e sfruttati dalla proprietà per prevaricare certi diritti del lavoro, ottimizzando facilmente gli utili.
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{CarCarlo}
Ospite





MessaggioInviato: 04 Ott 2010 14:40    Oggetto: Rispondi citando

Tra tutte le caste denunciate dal famoso libro di Stella e Rizzo, la casta dei giornalisti non è mai stata esaminata a fondo (chissà perché). Tra gli enormi contributi statali forniti al settore, tra privilegi e stipendi faraonici che percepiscono alcuni direttori, agli elevati stipendi medi che percepiscono gli "anziani" che lavorano da anni per la carta stampata, stipendi che hanno consentito il formarsi di un fondo pensione di categoria che è uno dei più alti d'Italia (confrontare con quello dei metalmeccanici per un paragone), penso che qualche ridimensionamento debba esserci anche in quel settore.
Per contro i nuovi giornalisti e giornalisti che lavorano per il web pagati a pochi spicci e per il numero di righe che producono.

Forse quel mestiere necessita in qualche modo di un livellamento tra le sue parti, anche perché sentire un Feltri o un Del Debbio dire che "fare il giornalista è sempre meglio che lavorare" fa un po' girare le scatole.
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OXO
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Registrato: 10/05/05 17:30
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Residenza: Scandicci

MessaggioInviato: 04 Ott 2010 17:19    Oggetto: Rispondi citando

Personalmente ho sempre avuto molta stima di De Bortoli: il problema da lui sollevato è certamente reale, però concordo con ioSOLOio sulla complessità della vicenda, sulla quale bisognerebbe avere maggiori informazioni per poter giudicare obbiettivamente.

Certo che anche il tema sollevato dal nostro ospite non è di poco conto e purtroppo riguarda tutto il mondo del lavoro: il problema è che noi giovani paghiamo gli errori dei nostri nonni e dei nostri padri, e ormai i buoi sembrano belli che scappati, nonostante fossero incredibilmente pingui... Rolling Eyes
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{gufonoioso}
Ospite





MessaggioInviato: 04 Ott 2010 19:01    Oggetto: proposte folli o troppo ovvie ? Rispondi citando

Non mi sento di schierarmi totalmente a favore di De Bortoli perche' non conosco i retroscena e dunque ignoro se certe proposte sono strumentali o no. Piu' che sull'hardware usabile per leggere gli articoli dei giornali io vorrei mettere l'accento sul modo in cui e' possibile informarsi via internet di quanto scrivono i giornalisti su questo o quell'argomento. Anche se "mediamente" non leggo la stampa che sostiene opinioni politiche totalmente diverse dalle mie ( certe letture sarebbero per me una pura perdita di tempo e un attentato alla salute del mio fegato ) noto che il Corriere della Sera presenta punti di vista molto discordanti seppure nati da una stessa filosofia politica globale. Gli esempi sono innumerevoli. Da articoli che accusano il papa di connivenza con i pedofili ad articoli vaticanisti che mettono alla gogna i bestemmiatori e chiariscono i misteri di questa o quella religione e incitano alla recita quotidiana del rosario; dai filo solari-eolici-biomassoni ai filo nuclearisti; dai filorisparmiosi, sostenitori dell'austerità economica per il superamento della crisi mondiale attuale ai filospendaccioni che ripropongono un rilancio della spesa pubblica per sostenere i consumi e rimettere in moto la produzione ... etc. Dunque anche acquistando una singola testata a modico prezzo giornaliero ( ma alto in abbonamento annuale ), mi tocca acquistare la produzione di giornalisti la cui opinione so a priori, non per prevenzione ma per spiacevole sperimentazione dopo sporadica lettura, che non coincidera' per nulla con la mia. Per questo motivo trovo spiacevole l'idea di dovere finanziare, con un acquisto in blocco, gente che in certi casi ritengo addirittura in malafede e venduta o farneticante. Da qui la mia proposta di una carta di credito speciale, ricaricabile, valida per tutti gli editori aderenti all' iniziativa, che consenta l'acquisto di singoli articoli di approfontimento scritti da giornalisti noti perche' scrivono l'articolo "di stimolo all'acquisto" su giornali cartacei o sul sito del giornale ad accesso gratuito. Il prezzo di acquisto del singolo articolo dovrebbe essere irrisorio, mettiamo 5 o 10 centesimi ( ma consentire anche "libere donazioni" ), il che demotiverebbe la divulgazione in rete dell' articolo da parte di siti pirata ( che andrebbero comunque puniti con la chiusura del sito stesso per un congruo numero di giorni ). Trovo che potrebbe essere una soluzione fruttuosa tanto per il Corriere della Sera e per gli editori in genere quanto per la professionalità del giornalista che potrebbe far valere, a livello di retribuzione, il numero degli acquirenti dei suoi articoli. Indurrebbe le testate ad una periodica campagna acquisti dei giornalisti che... segnano piu' reti e che, perche' no... andrebbero retribuiti come il Maradona dei tempi d'oro se riuscissero a catalizzare sul giornale ( o sulla rivista ) un numero elevato di lettori paganti ( un giornalista potrebbe stimolare la lettura di altri articoli di giornalisti sinergicamente a lui affini) ... Concludo questo fluviale intervento con una domanda. L'individuazione degli articoli illegalmente clonati in rete non potrebbe essere fatta mediante software capace di focalizzare automaticamente l'attenzione dei controllori sui documenti che, ad una indagine statistica del contenuto alfanumerico, risultassero troppo simili per non essere appunto dei cloni dell'articolo originale ? Ovviamente mi scuso se questa fosse la scoperta dell'acqua calda...
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{Carlo}
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MessaggioInviato: 04 Ott 2010 21:01    Oggetto: Rispondi citando

Sono giornalista professionista "di parte" da oltre vent'anni. "Di parte" perché i mie colleghi mi fanno schifo. Quasi tutti. E faccio fatica ad aggiungere il "quasi". Tutto sommato, potrei avere un minimo di pietà nei confronti dei cosiddetti culi di pietra, ovvero i pochi ma buoni che presidiano le redazioni per assemblare le pagine. Ovvero, i due redattori che presidiano il mensile, i venti addetti al desk del settimanale, i cinquanta che sono necessari alla realizzazione del quotidiano. E gli altri? Cosa fanno dalla mattina alla sera gli altri cento giornalisti stipendiati dal Corriere, che raramente qualcuno ha mai visto in faccia? Misteri di una casta, dove tutti sognano di poter essere liberi di sparlare del mondo, ma nessuno osa raccontare quello che succede all'interno della casta. Soprattutto, all'interno di redazioni barocche come quella del Corriere o dei vari tg.
Qualcuno può pensare che De Bortoli sia impazzito quando ha scritto quella lettera? Forse non aveva abbondanza di elementi fondanti e fondati? Alla luce di quello che ho scritto sopra, qualcuno ha idea di cosa possa aver spinto De Bortoli addirittura a dichiarare "Cari colleghi, forse è il caso che alcuni di voi comincino a lavorare"?
Tutto sommato, personalmente avrei soltanto da guadagnarci se ilCdr del Corriere continuasse a
reiterare le posizioni nazi-staliniste tipiche del peggior intellettualismo italiano. Se i giornalisti del più importante quotidiano italiano non volessero realmente imparare a confezionare il proprio articolo in duplice versione (carta e web), potrei considerare ulteriormente infiniti i miei margini di sviluppo professionale.
Purtroppo, il problema è molto più meschino. Si tratta di una schifosa trattativa a sfondo economico: nulla di male a chiedere più soldi se il lavoro deve aumentare. Peccato che De bortoli l'abbia messa giù corretta: qui non si tratta di lavorare di più, ma semplicemente di lavorare, senza che nessuno vi richieda i soldi per tutto quello che non avete lavorato negli ultimi trent'anni.
Il Cdr non sapeva più cosa rispondere. Ha scritto un comunicato insulso ed ha decretato uno sciopero. Perché i giornalisti del corriere, una volta all'anno sanno anche scrivere contro mafia e camorra. Ma scrivere contro i diktat del Crd non se ne parla nemmeno!
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{gufonoioso}
Ospite





MessaggioInviato: 05 Ott 2010 09:11    Oggetto: difficile che quella dei giornalisti non sia una c Rispondi citando

Per fare i giornalisti bisogna avere requisiti fondamentali oltre che doti personali. Credo che decine di migliaia di persone avrebbero i requisiti... Ma i posti a disposizione ( quelli remunerati ) sono pochi e questo lascia libero gioco ai negrieri che esistono ovunque... I laureati anche in settori scientifici poco amati dagli italiani, in Italia sono troppi. Lo dico al di fuori della retorica ufficiale. Se fossero pochi, appena laureati, sarebbero contesi, subito assunti e ben pagati. Invece no e dunque non mi raccontino storie... sono troppi. Ma un ing. nucleare non puo' mettersi in proprio e far vedere quanto e' piu' bravo di altre pur bravissime persone suoi compagni di studio mentre un giovane, addirittura dal liceo, puo' accumulare prove della sua vocazione al giornalismo. Si metta a scrivere articoli sul suo sito internet, li conservi e al momento buono li usi come attestasto delle sue capacità... Poi il posto verrà dato ai raccomandati, ai figli della casta... ma almeno lui si sara' divertito e la sua attivita' di netturbino ( se sara' stato adeguatamente raccomandato per diventarlo ) sarà meno noiosa...
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mda
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Messaggi: 6648
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MessaggioInviato: 05 Ott 2010 19:58    Oggetto: la vera casta è quella dei direttori Rispondi

Non sono un giornalista, ma lavorai al fianco di giornalisti per vari motivi e tutti motivi informatici.

Non esiste una casta dei giornalisti (esiste in USA, Francia, ecc.. ma non in Italia), semmai una casta dei direttori (ed affini) dei giornali. Il povero giornalista è schiavizzato da questi e deve sopportare la loro ignoranza è la loro "linea editoriale" e altro, spesso peggio di quanto pensiate.

Questo è un esempio classico! Nessuno s'aspetta che uno che guida la bicicletta possa guidare un auto, dunque perchè pretendere che quei giornalisti sappiano, "di punto in bianco", come muoversi con i nuovi mezzi informatici??? E' un mondo COMPLETAMENTE DIVERSO!!!

C'è chi teme di fare una brutta figura, chi proprio è digiuno dei mezzi computerizzati, ecc.. ecc.. Da parte della direzione, come vedete, non c'è il minimo dialogo ma solo ordini e intolleranza!!!

Esempio. Cosa accadrebbe se esce la moda di dare le notizie scrivendole sui muri? Il direttore dice prendete lo spray e andate. Incurante di tutto e tutti e ritorna ad sorseggiare il caffè rispondendo alle telefonate della amante/politico/moglie/ecc..

E' ovvio e palese che questo direttore non sappia neanche l'ABC di questo e approfitti della sua posizione di comando.

Ciao
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