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Zeus News Ospite
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Inviato: 23 Lug 2003 00:00 Oggetto: E con i cinesi di 3 come la mettiamo? |
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Commenti all'articolo E con i cinesi di 3 come la mettiamo?
Fioccano le polemiche sull'aggressività commerciale cinese. Si dimentica che il più grande investimento straniero in Italia è cinese. |
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Meltemis Ospite
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Inviato: 23 Lug 2003 14:37 Oggetto: lavori chinesi |
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concordo pienamente ed integralmente.
per la mia esperienza, peraltro, ho avuto occasione di constatare che molti stabilimenti cinesi hanno condizioni di lavoro che non hanno niente da invidiare alle tanto decantate "aziendine" Italiane.(a parte il salario, ma tutto va parametrato alla realtà socio-economica)
I cinesi sono dei gran lavoratori e imparano in fretta.Lunico modo per mantenere la nostra posizione di nazione industriale avanzata è investire in inoovazione. Un mercato protezionistico non aiuterebbe le aziende Italiane che ancora esportano in China (leggi contromisure protezionistiche: basti pensare che la traduzione della parola China dal cinese è Regno di mezzo, ergo I chinesi sono molto nazionalisti). |
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Alberto Ospite
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Inviato: 25 Lug 2003 14:43 Oggetto: Differenziamo |
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Secondo me bisogna distinguere tra l'importazione di prodotti "made in Cina" che tolgono occupazione in Italia in quanto i nostri equivalenti non possono reggere la differenza di costo, e l'importazione di capitali che invece ci permettono di produrre e finanziano l'occupazione nel nostro Paese.
Se poi avranno il loro ritorno sull'investimento se lo saranno meritato in quanto sono gli unici che hanno avuto il coraggio d'investire, cosa che nessuno fa in questo periodo a partire da Tim, Wind,ecc. |
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Miky Ospite
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Inviato: 27 Lug 2003 01:33 Oggetto: Si, differenziamo,che è meglio. |
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Nel senso che ho visto che è meglio che i cinesi stiano a casa loro,che di danni ne fanno lo stesso,senza venire a Italia,città aperta.Ho visto con i miei occhi una ditta italiana di elettropompe andare fallita"25 dipendenti" perchè le loro pompe venivano clonate(male).E questo è solo la punta dell'iceberg,state a vedere e poi ne riparleremo(forse)e perfavore non datemi del razzista,che qui non centra proprio niente.E a proposito della 3 ne riparleremo,anche di quella.ciao a tutti. |
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Fabrizio Ospite
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Inviato: 07 Ago 2003 15:06 Oggetto: Qualità o prezzo? |
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Io francamente, dopo aver provato alcuni prodotti ho smesso di comprare cinese, ma non è cosa da farci affidamento per troppo tempo. La contrazione delle disponibilità economiche degli italiani (perchè gira e rigira di questo si tratta nell'attuale crisi economica italiana) favorisce l'acquisto di materiali inferiori di qualità ma con prezzi invitanti rispetto alla scelta della miglior qualità. A Miky non posso che ricordare che i giapponesi 20 anni fa hanno fatto lo stesso (andavano in giro per il mondo, fotografavano tutto e poi tentavano di riprodurlo, spesso con risultati migliori). E' nella logica del mercato mondiale...e politiche protezionistiche le fanno le ... anzi ... la superpotenza economica militare mondiale, perchè non potremmo farla noi? Tanto, quando i cinesi avranno una tale disponibilità economica da acquistare i nostri prodotti avranno probabilmente anche affinato i loro mezzi di produzione e compreranno comunque cinese, perchè nel resto del mondo il nazionalismo si applica anche (o soprattutto) all'economia. |
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Riccardo Ospite
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Inviato: 06 Ott 2003 14:37 Oggetto: CINA, TELEFONINI, DOGANE... |
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Il fatto che i cinesi abbiano investito in Italia alcune migliaia di miliardi di vecchie lire per licenze UMTS, non ha nulla a che vedere con la concorrenza sleale che gli stessi stanno facendo nei confronti dei nostri prodotti. Con la contraffazione dei marchi (compreso il marchio CE) e la totale mancanza di regolamentazione del lavoro che permette pure lo sfruttamento dei minori, diventa facile mettere fuori causa qualunque competitore che voglia operare in paesi in cui il mercato del lavoro ha le sue leggi da cui non puo' (e non deve) prescindere.
Non ci vuole molto a capire che un investimento fatto in Italia non puo' essere "barattato" con il nostro stato sociale o con il nostro tessuto produttivo. Purtroppo lo scarso contenuto tecnologico che caratterizza la produzione industriale italiana ci espone maggiormente al confronto con i paesi emergenti. Nemmeno possiamo sperare che una (improbabile) repentina inversione di tendenza in fatto di investimenti in ricerca ed innovazione possa risolverci il problema in tempi brevi. Il fatto e' che ci siamo ubriacati tutti riempiendoci la bocca ed il cervello con il termine "globalizzazione", accecati dall'utopia che fosse un sinonimo di democrazia, che fosse lo strumento per portare ricchezza, lavoro e benessere alle popolazioni del terzo mondo. Invece serve soltanto alla massimizzazione dei profitti delle multinazionali, che cosi' possono drenare forza lavoro da una parte e risorse economiche dall'altra. Per i poveri non cambiera' nulla, saranno solo aumentati di numero.
Quindi siamo di fronte ad una scelta: o ci mettiamo a lavorare alle stesse condizioni di chi ci fa quel tipo di concorrenza, oppure, mettendo da parte i luoghi comuni, i pregiudizi su persone (Bossi, Tremonti) o su antichi strumenti (dazi, dogane, balzelli od altro), decidiamo di imporre delle regole sulle merci che vogliono entrare nel nostro mercato. Con buona pace delle false ideologie. |
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